Francia in crisi politica, le opposizioni pronte alla sfiducia
Francesco De Remigis - Città del Vaticano
"Ad oggi non siamo minacciati né dal Fondo Monetario Internazionale, né dalla Banca centrale europea", ha scritto il ministro dell'Economia, Éric Lombard, su X, ridimensionando i timori per un ipotetico intervento delle istituzioni internazionali sulla Francia, espressi da lui stesso, e dovuti all'incertezza politica che circonda di nuovo il Paese dopo la crisi politica dell'estate scorsa. Il ministro in un primo momento aveva detto di non poter escludere un intervento del Fmi in Francia a fronte della nuova crisi politica, innescata stavolta dalle ipotesi di una nuova legge di bilancio che, tra le altre cose, prevedrebbe un cosiddetto "anno bianco" per il 2026, in cui le pensioni non saranno adeguate all’inflazione. Lo stesso vale per le prestazioni sociali, che "rimarranno al livello del 2025", ha specificato Bayrou. E due giorni di lavoro in più durante l'anno, oggi festivi sul calendario, introdotti assieme ad altre misure per ripianare un debito pubblico fuori controllo.
Macron ai partiti: trovate un compromesso
Il presidente francese Macron ha chiesto ai partiti di trovare un compromesso in nome della stabilità; che lui stesso ha messo alla prova, sciogliendo l’estate scorsa l’Assemblea nazionale,con il risultato di avere un Parlamento frammentato e una maggioranza soltanto relativa in sostegno di un governo in carica da otto mesi. Macron "deve andarsene", se il premier Bayrou non otterrà la fiducia l'8 settembre, ha dichiarato il leader dell’estrema sinistra, Jean-Luc Mélenchon. Stesso spartito dalla destra lepenista ed anche dai socialisti, che da prospettive opposte avrebbero, assieme ad altri gruppi, i numeri per far cadere l'esecutivo a trazione centrista.
Tre scenari all'orizzonte
Se il premier Bayrou venisse sfiduciato, si aprirebbero tre scenari: un nuovo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte del presidente Macron e dunque un ritorno al voto parlamentare. Oppure un rimasto di governo con la nomina di un nuovo premier, a cui mancherebbe però quasi certamente la maggioranza parlamentare, vista la frammentazione emersa dopo le elezioni della scorsa estate. Oppure la soluzione più estrema, quella di dimissioni del presidente della Repubblica, smentite però a più riprese da Macron, il quale ha dichiarato che eserciterà la presidenza "fino all'ultimo quarto d'ora del mandato", che scade nel 2027. Cionostante, più di sette francesi su dieci (il 72%, secondo un sondaggio Elabe) sperano che il governo non ottenga la maggioranza dei voti all'Assemblea.
La legge di bilancio contestata
Oggi è attesa la riunione del consiglio dei ministri, avvolta nell’incertezza. Questa sera il premier si presenterà in tv rivolgendosi direttamente ai francesi, alle 20 su TF1, per spiegare le ragioni delle sue scelte, contestate dalle opposizioni. Dopo i dibattiti parlamentari sulla legge di bilancio 2025, che lo scorso anno hanno portato alla cosiddetta "censura" del governo di Michel Barnier, durato appena tre mesi, e poi ad una legge speciale varata a inizio anno dal suo successore François Bayrou per compensare l'assenza di una "finanziaria", i dibattiti sono tornati in pieno svolgimento in Assemblea nazionale. A metà luglio, il primo ministro Bayrou ha presentato diverse misure nel bilancio 2026 volte a risparmiare 43,8 miliardi di euro. Questo disegno di legge finanziaria, ancora lontano dall'approvazione del Parlamento, mira a contribuire a ridurre il deficit delle finanze pubbliche francesi. Ma ha nuovamente indirizzato le opposizioni ad unirsi, pur da versanti opposti, per far cadere di nuovo l'esecutivo. Proprio come accaduto nel dicembre scorso.
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