Offensiva israeliana nel centro della Striscia, colpita residenza dell’Oms
Marco Guerra – Città del Vaticano
Sfollati palestinesi sono stati sorpresi nel sonno dai colpi dei carri armati israeliani contro le loro tende nel 'Beach Camp', a ovest di Gaza City. Lo riferiscono media locali che citano fonti sanitarie. Il sito ospitava cittadini di Gaza sfollati da altre aree della Striscia settentrionale e l’esercito israeliano per il momento non conferma questa operazione.
L’attacco alla residenza dell’Oms
Ieri l’offensiva israeliana si è concentrata invece nel centro della Striscia, a Deir al Balah, dove è stata presa di mira tre volte anche la residenza del personale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il direttore generale dell'agenzia sanitaria dell’Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, riferisce che "i militari israeliani sono entrati nella struttura, costringendo donne e bambini a evacuare a piedi verso Al-Mawasi nel mezzo di un conflitto attivo". "Il personale maschile e i suoi familiari sono stati ammanettati, spogliati, interrogati sul posto e sottoposti a controlli con armi da fuoco”, ha scritto ancora su X. Secondo Ghebreyesus, due membri dello staff dell'OMS e due familiari sono stati arrestati, tre dei quali sono stati poi rilasciati, mentre l'altro resta detenuto. "L'Oms chiede l'immediato rilascio del personale detenuto e la protezione di tutto il suo personale", ha aggiunto.
28 Paesi chiedono la fine della guerra
Intanto secondo la protezione civile di Gaza e alcune Ong si aggrava la malnutrizione dei neonati. La cronaca sul terreno sembra confermare le indiscrezioni di stampa che negli ultimi giorni parlavano di un piano delle forze israeliane teso a intensificare le operazioni a Gaza. Sul fronte diplomatico resta lo stallo nelle trattative indirette a Doha tra Hamas e Israele. La Casa Bianca conferma contatti frequenti tra Trump e Netanyahu e che il presidente Usa è rimasto colpito dall’attacco alla parrocchia della sacra famiglia a Gaza. Ventotto Paesi, in gran parte occidentali, tra cui Italia, Regno Unito, Francia e Canada, hanno firmato una dichiarazione congiunta che chiede l’immediata fine del conflitto.
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