Gaza, nuovi raid israeliani e spari sulla folla in coda per il cibo
Roberto Paglialonga - Città del Vaticano
Secondo l’agenzia di stampa Wafa e l’emittente Al Jazeera, almeno 20 civili sarebbero stati uccisi e altri feriti nei raid israeliani che dall'alba di oggi hanno colpito tutto il territorio palestinese. I caccia dell’Idf avrebbero bombardato una casa nel campo profughi di Nuseirat, nel centro, uccidendo quattro persone, tra cui tre bambini; altri attacchi avrebbero causato vittime invece nei quartieri di Al Sabra e Zeitoun a Gaza City, e Al Amat e Al Mawasi vicino Khan Yunis. In questa stessa città, situata al sud e considerata un avamposto degli islamisti, altre 20 persone sarebbero morte questa mattina nella calca presso un sito di distribuzione di aiuti. Ad annunciarlo, riferisce «The Times of Israel», è la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), la discussa ong gestita da Stati Uiti e Israele, che ha addossato su Hamas la responsabilità della strage, di fatto provocata da «agitatori» infiltratisi tra la folla.
Onu: 875 le vittime presso i centri di distribuzione
Ma la questione degli aiuti continua a rimanere, accanto al conflitto armato, uno dei problemi più drammatici nella Striscia: i medicinali salvavita, il cibo e il carburante per far funzionare il sistema energetico e i macchinari nei pochi ospedali attivi arrivano con il contagocce, e il loro reperimento da parte dei civili diventa una vera guerra di sopravvivenza. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani afferma di aver registrato almeno 875 uccisioni nelle ultime sei settimane presso i punti di soccorso a Gaza gestiti dalla Ghf. Nella sola giornata di ieri il bilancio delle vittime dovute ai raid, invece, era stato di circa 93, facendo salire il conteggio generale a oltre 58.000, secondo i dati delle autorità di Gaza, controllate da Hamas, che — dopo un attacco israeliano sul campo profughi di al-Shati, nord di Rafah — ha accusato Israele parlando di «escalation della guerra di sterminio».
Tregua, Trump incontra il primo ministro del Qatar
Quanto alla tregua, ancora lontana, i mediatori qatarioti, egiziani e statunitensi, riuniti a Doha, stanno lavorando «24 ore su 24 per colmare le lacune su molte delle questioni controverse e delicate in discussione», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed bin Mohammed Al Ansari, che ha anche provato a smorzare le polemiche circa uno stallo dei colloqui, ripresi il 6 luglio scorso. Questi «sono ancora nella prima fase, che consiste specificamente nel raggiungere un accordo di principio prima dei negoziati» veri e propri, «che inizieranno nella fase successiva», ha spiegato nella conferenza stampa settimanale con i giornalisti. Intanto, il presidente degli Usa, Donald Trump, ospiterà questa sera il primo ministro del Qatar, Mohammad bin Abdulrahman al-Thani, alla Casa Bianca. Al centro del vertice, anticipa Axios, il cessate-il-fuoco nella Striscia e il rilascio degli ostaggi.
Alta tensione anche in Libano, Mar Rosso e Cisgiordania
La situazione resta calda anche su altri fronti del Medio Oriente. Almeno 12 persone, di cui sette siriani, sono stati uccisi nella valle della Bekaa, Libano orientale, da ripetuti raid aerei israeliani che hanno preso di mira operai impegnati nello scavo di un pozzo artesiano. Lo riferisce l’agenzia statale Nna. Nel Mar Rosso, il gruppo islamista degli houthi ha rivendicato una doppia operazione militare al porto israeliano di Eilat e a un obiettivo militare nel deserto del Negev, condotta con droni. Infine, l’uccisione in Cisgiordania, vicino a Ramallah, del cittadino palestinese-statunitense Saif Musalat rischia di produrre più di qualche frizione tra Israele e Usa. L’ambasciatore di Washington, Mike Huckabee, ha sollecitato Tel Aviv a «indagare con forza sull'omicidio», accertando «le responsabilità di questo atto criminale e terroristico».
Le minacce Usa di nuove sanzioni all’Iran
Cresce nuovamente la tensione anche con l’Iran. Gli Usa - d’intesa con Regno Unito, Francia e Germania - hanno stabilito entro la fine di agosto la scadenza per il raggiungimento di un accordo sul nucleare. Se entro quella data non ci sarà un’intesa, è la minaccia, saranno adottate dure sanzioni contro Teheran.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui