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“Fotogrammi dell’invisibile”, Max Mandel in mostra a Milano

La mostra “Max Mandel. Sguardi di luce”, a cura di Giovanni Gazzaneo, raccoglie quarant’anni di fotografia attraverso centoventi scatti che parlano la lingua della meraviglia. A Milano, dal 2 al 21 luglio 2025, nello spazio IsolaSET di Palazzo Lombardia

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Fotogrammi che sgranano la trama del reale e la restituiscono come fossero trasfigurazione dell’infinito. Una realtà traslucida che l’occhio guarda come attraverso un vetro di luce. Colori mai violenti e geometrie che non feriscono. È da qui che si apre la mostra "Sguardi di luce. Fotografie 1985–2025", un viaggio visivo nel lavoro di Max Mandel, in programma dal 2 al 21 luglio 2025 presso lo spazio IsolaSET di Palazzo Lombardia a Milano. L’esposizione, a cura di Giovanni Gazzaneo, direttore di “Luoghi dell’Infinito”- supplemento di Avvenire - è promossa da Fondazione Crocevia e Fondazione La Rocca, con il sostegno della Regione Lombardia.

Cucina con bottiglia e vaso di vetro, Milano, 1998
Cucina con bottiglia e vaso di vetro, Milano, 1998


Un atlante della visione

La mostra si articola in sei sezioni – Sguardi di luce, Istanti, Incontri, Lo spazio dentro, Forme senza tempo, L’altra metà del lavoro – e propone centoventi fotografie che coprono un arco di quarant’anni. È una mappa affettiva e percettiva che attraversa città, corpi, architetture, oggetti e silenzi, rivelando una realtà mai definitiva, sempre attraversata dalla possibilità di uno stupore.

Invito alla mostra "Max Mandel. Sguardi di luce"
Invito alla mostra "Max Mandel. Sguardi di luce"

Ad accompagnare l’esposizione, un catalogo - edito da Crocevia e Corsiero - intenso e corale, che raccoglie riflessioni di protagonisti del mondo della cultura, dell’impresa, della spiritualità, del pensiero poetico e visivo. Un tessuto di voci che si intrecciano, offrendo chiavi di lettura diverse ma convergenti: perché l’opera di Mandel non chiede definizioni, ma ascolto.

Paniere con tovagliolo,  Wasserbourg, Francia, 2016 e Recinzione, Milano, 2016
Paniere con tovagliolo, Wasserbourg, Francia, 2016 e Recinzione, Milano, 2016


Un fotografo che attraversa i confini

Nato a Milano nel 1959, Max Mandel è fotografo e ricercatore iconografico. La sua attività si è sviluppata lungo molteplici direttrici: dalla documentazione di opere d’arte, paesaggi e architetture, alla fotografia d’autore. Ha viaggiato ampiamente in Europa, Asia e nelle Americhe, collaborando per oltre quindici anni con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, documentando le campagne archeologiche in Giordania. Dal 1989 collabora con il mensile Luoghi dell’Infinito. A fianco dell’attività professionale, porta avanti una ricerca personale che si è concretizzata in raccolte come Appunti di viaggio, Sguardi di luce, Il Tigri e l’Eufrate, Incontri e Cartoline da Street View. Le sue opere sono state esposte in Italia e all’estero, e pubblicate da importanti case editrici.

Bougainvillea nel mausoleo di Sa’adi, Shiraz, Iran, 1992
Bougainvillea nel mausoleo di Sa’adi, Shiraz, Iran, 1992


L’essenza oltre la superficie

“Lo sguardo di Max Mandel – scrive Giovanni Gazzaneo – è mosso dalla passione della bellezza del quotidiano”. Non si accontenta della superficie, per quanto luminosa: cerca l’essenza, la vibrazione interna, la poesia che spesso resta celata agli occhi distratti. Così ogni immagine diventa un luogo in cui accadere, non da attraversare in fretta, ma da abitare".

Finestra in un ristorante, Chablis, Francia, 2000
Finestra in un ristorante, Chablis, Francia, 2000


Una fotografia che non pretende


Henri Cartier-Bresson, che nel 1990 riconobbe in Mandel “un occhio che sa vedere”, sottolineava la sua capacità di cogliere la realtà nella sua autenticità, restituendola come opera d’arte e insieme come frammento vero della nostra vita. Anche Laura Leonelli lo conferma: “le sue fotografie non pretendono, non alzano la voce”, ma ci parlano con il garbo di chi accompagna, non di chi impone.

Bicchieri sul tavolo di un ristorante, Lisbona, 2003
Bicchieri sul tavolo di un ristorante, Lisbona, 2003


L’umanità nei volti, il lavoro nelle mani

Particolarmente toccante la sezione L’altra metà del lavoro, dedicata al lavoro femminile. Le donne ritratte da Mandel non sono muse né icone, ma presenze reali, vive, capaci di raccontarsi attraverso gesti, strumenti, oggetti. “La bellezza che Mandel persegue – osserva Santo Versace – è quella della verità”. Una verità che non è mai statica ma si rivela nel momento stesso in cui la si incontra.

Geometrie, Cinisello Balsamo 2017
Geometrie, Cinisello Balsamo 2017

Arte come ascolto

C’è in Mandel una poetica dell’essere presenti senza imporsi, dell’attendere senza forzare. Arnoldo Mosca Mondadori scrive che la sua arte “nasce dal mistero (…) perché Mandel non trattiene nulla. Le cose appaiono, ma lui sparisce un istante prima di scattare”. È un gesto di discrezione che restituisce alle cose la loro dignità: la fotografia come ascolto, non come conquista.

Castel del Monte, 1987  e Bukhara, Uzbekistan, 1988
Castel del Monte, 1987 e Bukhara, Uzbekistan, 1988

Viaggio, attenzione, gratitudine

Fotografo attento, viaggiatore sensibile, Mandel ha attraversato il mondo raccogliendo frammenti di bellezza senza tempo. Ma ciò che cerca non è l’esotico o l’eccezionale: è la verità minuta delle cose, ciò che resta nel tempo e nella memoria. “L’occhio di Max – scrive Marco Roncalli – accompagna a scoprire ciò che è o potrebbe essere altro da ciò che appare, rivelando, tramutando, trasfigurando con un click che è solo l’ultimo istante di una riflessione”.

Paola, bed and breakfast Luserna, Val Pellice, 2008
Paola, bed and breakfast Luserna, Val Pellice, 2008

Il microscopio del cuore

Le sue immagini, osserva Stefano Zuffi, “usano il microscopio del cuore”. Una luce discreta, mai gridata, attraversa i suoi scatti e li tiene insieme: che si tratti di ombre, linee architettoniche, frammenti naturali o volti umani, ogni fotografia è un gesto di gratitudine verso il mondo. Non per possederlo, ma per restituirlo.

Parete Teatro Verdi, Pordenone, 2016 e Riflesso Fuorisalone, Milano, 2017
Parete Teatro Verdi, Pordenone, 2016 e Riflesso Fuorisalone, Milano, 2017

 


 

 

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02 luglio 2025, 13:30