Kenya nuove tensioni, attaccata la sede della Commissione diritti umani a Nairobi
Sara Costantini – Città del Vaticano
Il 7 luglio è una data simbolica per i kenioti che commemorano le manifestazioni del 1990 per la democrazia e la giustizia. Oggi, 35 anni dopo, le nuove generazioni scendono in piazza per chiedere condizioni di vita migliori, trasparenza istituzionale e rispetto dei diritti fondamentali.
Le tensioni dal 25 giugno
La rabbia e la mobilitazione popolare si sono inasprite dopo la repressione delle manifestazioni del 25 giugno, quando migliaia di manifestanti sono scesi in strada per contestare il controverso progetto di legge finanziaria, che prevedeva nuovi aumenti delle tasse e tagli a servizi essenziali. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono state represse con una violenza senza precedenti. Secondo Amnesty International almeno 16 persone sono state uccise in diverse città, mentre i feriti sono stati oltre 400, tra cui secondo la Commissione nazionale per i diritti umani, giornalisti, personale sanitario e civili.
La morte di Ojwang
Ad alimentare l’indignazione popolare è stato anche il recente caso di Albert Ojwang, un giovane insegnante e blogger arrestato e poi deceduto in una stazione di polizia, con segni evidenti di tortura e maltrattamenti. Ojwang era stato arbitrariamente prelevato dalla sua abitazione e trasferito a centinaia di chilometri di distanza. La notizia della sua morte ha scatenato una forte reazione in tutto il Paese, in seguito alle quali le autorità hanno annunciato l’arresto di sei persone, tra cui tre agenti di polizia, con l’accusa di omicidio. Ma per l’opinione pubblica, scossa e sempre più diffidente verso le istituzioni, questo non basta. La figura di Ojwang è diventata il simbolo di una generazione stanca di soprusi, che chiede rispetto, verità e riforme profonde. “Albert è uno di noi”, si leggeva su molti cartelli durante le manifestazioni, accompagnati da slogan che invocano giustizia e la fine della repressione.
Le reazioni internazionali
L’aggressione ai membri del Khrc è stata stigmatizzata dai governi di Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea che hanno espresso profonda preoccupazione per la situazione in Kenya, chiedendo alle autorità di garantire il diritto di manifestare pacificamente e di aprire indagini trasparenti sulle violenze. In questo momento delicato, il Paese si trova a un bivio. Il rischio di un’escalation è concreto, ma allo stesso tempo emerge con forza la richiesta di dialogo, ascolto e riconciliazione.
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