L’inviato Usa in Israele per rilanciare i colloqui per una tregua
Marco Guerra – Città del Vaticano
L’ennesima giornata di guerra si è aperta con un balletto di cifre riguardo i palestinesi uccisi mentre si accalcavano presso i centri di distribuzione degli aiuti umanitari. Almeno 75 le vittime nella giornata di ieri, mentre l'agenzia di stampa Wafa ha già riferito di altre 27 per i raid israeliani all'alba di oggi. Numeri che fanno salire il totale dei morti dall'inizio della guerra a 60.249 e quello dei feriti a 127.089, secondo il bilancio riferito dal ministero della Salute di Gaza.
Spari sulla folla
L'ospedale Shifa di Gaza City dichiara che molte vittime si trovavano tra la folla ammassata al valico di Zikim, il principale punto di accesso per gli aiuti umanitari al nord di Gaza. Non è stato immediatamente chiaro chi abbia aperto il fuoco e non ci sono stati commenti da parte dell'esercito israeliano, che controlla il valico. Più di 1.000 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano mentre cercavano aiuto da maggio. L'esercito israeliano afferma di aver sparato solo colpi di avvertimento alle persone che si avvicinavano alle sue forze, e la Gaza Humanitarian Foundation afferma che i suoi mercenari armati hanno usato solo spray al peperoncino.
Si aggrava la carestia
E altri sette palestinesi, tra cui un bambino, sono morti per cause legate alla malnutrizione, secondo il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas. L'Integrated Food Security Phase Classification, o IPC, la principale autorità mondiale sulle crisi alimentari, non è arrivata a dichiarare la carestia a Gaza, ma ha affermato martedì che la situazione è drammaticamente peggiorata e ha avvertito di "morti diffuse" senza un'azione immediata.
Altri Stati pronti a riconoscere la Palestina
Intanto sul fronte diplomatico crescono le pressioni sul governo israeliano. Dopo Francia e Regno Unito, i ministri degli Esteri di Canada, Australia, Finlandia e Portogallo annunciano che le loro nazioni stanno considerando il riconoscimento della Palestina "come un passo essenziale verso una soluzione a due Stati". La dichiarazione, riportata da Haaretz, è stata firmata anche dai ministri degli Esteri della Nuova Zelanda, di Andorra e San Marino e rilasciata nell'ambito della Conferenza per la promozione della soluzione dei due Stati, guidata da Francia e Arabia Saudita. Intanto, Lega Araba, Qatar, Egitto e Giordania hanno firmato il documento finale della conferenza promossa all’Onu da Francia e Arabia Saudita con il quale si condannano gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023 e si esorta «Hamas a porre fine al proprio controllo su Gaza e consegnare le armi all’Autorità palestinese» e nel quale si invita Israele a porre fine «alla guerra in corso da 21 mesi e accettare una Palestina sovrana e indipendente». Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha detto che è disumano ridurre alla fame un’intera popolazione. Di “situazione insostenibile” ha parlato la premier dell’Italia, Giorgia Meloni, in una telefonata a Netanyahu. E oggi arriva in Israele l’inviato speciale Usa, Steve Witkoff, con l’obiettivo di rilanciare i colloqui per un cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri, in stallo da settimane.
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