Loris Lai racconta “I bambini di Gaza”, un film per continuare a sperare
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"Questo film con le voci piene di speranza dei bambini palestinesi e israeliani sarà un grande contributo alla formazione della fraternità, dell'amicizia sociale e della pace". Papa Francesco aveva immediatamente compreso, nel 2024 il messaggio che il film “I bambini Gaza. Sulle Onde della Libertà” voleva esprimere, e che oggi, proprio alla luce di quello che ci racconta la cronaca “tragica e disumana”, vogliamo ribadire.
Il regista, l’italo-americano Loris Lai, ospite degli studi di Radio Vaticana - Vatican News, ad un anno dall’uscita del suo primo lungometraggio, produzione italo-belga, casting in Cisgiordania, riprese in Tunisia, liberamente ispirato al romanzo omonimo di Nicoletta Bortolotti (Mondadori), racconta la “possibile” amicizia tra il palestinese Mahmud (Marwan Hamdam) e Alon (Mikhael Fridel), due bambini uniti dalla passione per il surf, così vicini ma anche così lontani. Sullo sfondo, la Striscia di Gaza durante la seconda Intifada (2003).
Il coraggio dei bambini
Mahmud e Alon sono due bambini capaci di sfidare l’educazione e le convinzioni del mondo degli adulti intrappolati da una annosa e infinita lotta fratricida. Bambini che ce la fanno a proporre la “terza via” della convivenza pacifica. Bambini che rischiano pur di salvarsi la vita a vicenda e che lo fanno lottando con coraggio, perché “per fare la pace ci vuole coraggio molto di più che per fare la guerra", come ripeteva spesso Papa Francesco. Bambini che superano le difficoltà e poi si lasciano alle spalle il fumo della città, le bombe, le macerie, il lutto per farsi purificare dal mare in cui surfano, metafora di una libertà sognata, di una salvezza desiderata, di una sicurezza mai provata.
“Come la fa sentire l’idea che quella Gaza di cui lei parla, che quei bambini che ha coinvolto dopo un lungo casting nel West Bank, forse non ci sono più, e il territorio che lei ha visitato, è raso al suolo?”, è la domanda posta a Loris Lai mentre scorrono le immagini del film sullo schermo. “L’effetto che mi fa è terribile, è devastante”, confessa il regista. Il discorso è universale: “Ovunque ci sono guerre i bambini sono vittime, che colpa hanno? Forse di essere nati nel posto sbagliato? Dovremmo porci la domanda: loro non possono decidere nulla ma gli adulti dovrebbero proteggerli perché sono il nostro futuro, e invece non è così. Perché non si fanno scelte forti per arrestare quanto accade? “.
Gli appelli dei Papi
La voce di Papa Francesco, come quella di Leone XIV in questi quasi due mesi di pontificato, più e più volte si è levata per denunciare le bombe che cadono su ospedali e scuole, la distruzione al posto della costruzione. ”È desolante vedere – ha affermato Papa Leone solo qualche giorno fa parlando all’Assemblea della Roaco - che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni”.
I bambini “che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe”, rappresentano dunque nel film la speranza. Le riprese, terminate nel 2022 e lavorate nel corso del 2023, si sono incrociate – a lavoro già ultimato – con l’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Questi fatti imprevedibili – spiega il regista – hanno fatto sì che i temi trattati diventassero ancora più delicati, e la speranza di pace ancora più importante”. “Dal 2014 in poi sono stato molto spesso in quelle zone – racconta ancora - volevo capire con i miei occhi quello che accade a Gaza. Ho scoperto che ci sono bambini che conoscono solo quella realtà di chiusura, di odio e che vivono nella consapevolezza che la morte è dietro l’angolo. Quando vanno a dormire la sera sanno che possono anche non risvegliarsi. Sono come assuefatti a qualcosa che per noi è aberrante, ma che a loro non fa paura perché è l’unica realtà che conoscono. Eppure sono bambini: sognano, sono aperti, resilienti e anche coraggiosi. Hanno una purezza disarmante. Proprio attraverso i loro occhi, attraverso quello spazio di sogno che hanno nel cuore siamo riusciti ad avvicinare due mondi che nella realtà sembrano lontani. Le ragioni dei palestinesi e quelle degli israeliani".
Quale contributo allora dal film alla realtà? “Non salviamo vite, non siamo chirurghi di guerra – dice Loris Lai - noi comunichiamo, esprimiamo concetti attraverso le immagini, la musica, i dialoghi. Speriamo che il film venga visto e speriamo anche che chi lo vede possa cogliere e accogliere il messaggio di speranza in un futuro migliore che è intrinseco nella natura dei bambini.”
Un dono bellissimo
L'autore de I bambini di Gaza ricorda poi l'incontro con Papa Francesco. “È stato il regalo più bello, più importante di qualunque premio cinematografico. L’encomio del Papa – che appare al termine del film su uno sfondo nero - è stato una sorpresa, una cosa incredibile: sapere che Lui abbia letto nel film proprio il messaggio che noi abbiamo voluto esprimere, è stato bellissimo”.
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