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Cortei a Tel Aviv per chiedere al governo di accettare un accordo di tregua con Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani Cortei a Tel Aviv per chiedere al governo di accettare un accordo di tregua con Hamas per il rilascio degli ostaggi israeliani 

Gaza, cresce il numero delle vittime per fame. Israele revoca il visto al responsabile Onu per gli aiuti

E' sempre più critica la situazione alimentare nella Striscia. I decessi per fame e malnutrizione sarebbero arrivati a 86, mentre domenica decine di persone in cerca di cibo sono state uccise mentre attendevano i camion degli aiuti umanitari dell'Onu. Salito a 115 morti il bilancio degli ultimi raid israeliani

Francesco De Remigis - Città del Vaticano

Le notizie riferite dal portavoce della Protezione Civile di Gaza, Mahmoud Bassal, danno conto del crescente dramma della fame nella Striscia. Bassal ha indicato che alcune guardie affiliate alla Fondazione che gestisce i quattro centri di distribuzione di provviste ieri hanno aperto ancora una volta il fuoco sui vari gruppi di palestinesi che cercavano di raccogliere aiuti umanitari, causando 93 vittime. L'esercito israeliano ha smentito, parla di "colpi di avvertimento". Ma tanto l'Onu, quanto le Ong presenti, testimoiano la quotidianità drammatica di chi cerca cibo nei punti di raccolta della Gaza Humanitarian Foundation, dove i mercenari in servizio hanno sparato anche gas al peperoncino sugli sfollati. Ciò che resta dell’apparato “politico” di Hamas denuncia inoltre mercati non riforniti da una settimana. 

Più di mille famiglie fuggite da Deir al-Balah

In ore sempre più caotiche legate alla distribuzione degli aiuti è arrivato anche il nuovo ordine militare dell'esercito che ieri ha imposto ai residenti nella zona di Deir el-Balah, nel centro della Striscia, di spostarsi verso sud. "Si tratta di un altro colpo devastante agli sforzi umanitari", afferma l'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite Ocha, particolarmente critica sul sistema di aiuti imposto da Israele. Il governo israeliano, dopo le dihciarazioni dell'Ufficio onu, ha revocato il permesso di soggiorno al capo dell'ufficio Ocha nel Paese, Jonathan Whittall, che ha condannato il nuovo ordine di sfollamento di massa. Dall'alba di oggi almeno 17 persone sono state uccise nei raid in varie aree della Striscia, secondo fonti mediche citate da Al Jazeera. Tra le vittime, tre persone uccise dai bombardamenti israeliani proprio a Deir el-Balah e nel campo di Bureij. Più di mille famiglie sono fuggite in seguito agli ordini di evacuazione impartiti dall'esercito israeliano prima della sua prima operazione di terra nella città. L'Ocha stima che tra le 50 mila e le 80 mila persone si trovassero nella zona designata per l'evacuazione forzata, un'area di circa 5,6 chilometri quadrati, al momento dell'ordine israeliano.

Iniziata una nuova offensiva aerea e di terra

L'esercito israeliano ha lanciato assalti aerei e terrestri alla città di Deir al-Balah, riporta la Bbc. L'operazione è iniziata questa mattina poche ore dopo che l'Idf aveva emesso un avviso di evacuazione per i residenti di 6 isolati residenziali nella parte sud-occidentale della città. La zona è popolata da migliaia di sfollati provenienti da Rafah e Khan Younis. Sul piano diplomatico, cresce invece l’ottimismo espresso dall’inviato americano per gli ostaggi, Adam Boehler, per finallizzare un accordo di cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas che porti alla liberazione dei rapiti il 7 ottobre 2023. I colloqui indiretti sono in corso a Doha. Hamas non ha ancora dato una risposta sull'ultima proposta di tregua stavolta. Il movimento si sta dimostrando "ostinato", ha riferito Barak Ravid, giornalista dell'agenzia Axios, citando un funzionario americano secondo il quale "ci sono stati momenti in passato in cui non si è raggiunto un accordo a causa di Israele, ora non è più così, gli israeliani si stanno piegando e i leader di Hamas si stanno dimostrando ostinati, se questa volta non si raggiungerà un'intesa, sarà interamente colpa di Hamas".

Piano B israeliano in caso di mancato accordo con Hamas

Il capo di stato maggiore israeliano, Eyal Zamir avrebbe intanto messo a punto un piano per intensificare ulteriormente le operazioni contro Hamas, riporta il canale israeliano Channel 12, che cita fonti a conoscenza della proposta; un "piano per prendere il controllo di Gaza", che sarebbe un'alternativa alla controversa "città umanitaria" di Rafah promossa dal primo ministro Benjamin Netanyahu, a cui Zamir si oppone. Il piano verrebbe attuato se i colloqui per il rilascio degli ostaggi dovessero fallire o nel caso di una tregua, se non venisse raggiunto un accordo per porre fine alla guerra dopo il cessate il fuoco di 60 giorni. La proposta prevedrebbe che Israele prenda e mantenga nella Striscia di Gaza molto più territorio di quello che gestisce attualmente. Il quotidiano Israel Hayom riferisce che sarebbe stato il premier Netanyahu a impedire a Zamir di presentare la sua proposta al Gabinetto di sicurezza. La ministra israeliana per gli Insediamenti ed esponente dell'estrema destra, Orit Strock, ha chiesto a sua volta alle forze armate di estendere le proprie operazioni a Gaza fino a comprendere l'intera Striscia. "Non è giusto astenersi dallo sconfiggere Hamas lì", ha aggiunto. L'Hostages Families Forum ha condannato le affermazioni della ministra di estrema destra, accusandola di mettere in pericolo "il destino degli ostaggi e di normalizzare la loro prigionia". A Tel Aviv e in altre città israeliane proseguono da giorni i cortei per chiedere a Netanyahu la fine della guerra e di ottenere con un accordo il rilascio dei rapiti da Hamas.

Sfollati anche in Siria, oltre 128 mila secondo l'Onu

Anche la Siria resta al centro dell’attenzione dell’Onu, che parla di oltre 128mila sfollati a causa degli scontri settari dell'ultima settimana nella provincia drusa di Sweida, nel sud del Paese. Salito a 1.220 il bilancio delle vittime delle violenze dallo scoppio degli scontri il 13 luglio, riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, la Ong con base a Londra. Ieri una carovana di aiuti umanitari è entrata per la prima volta dopo giorni a Suwayda, dopo l’entrata in vigore della tregua con Israele. L'esercito del Paese era intervenuto nella settimana di scontri nella roccaforte drusa a protezione della minoranza, colpendo anche a Damasco i palazzi del ministero della Difesa e parte della struttura che ospita la presidenza.

 

 

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21 luglio 2025, 08:37