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Rifugiati afghani al valico di Islam Qala, al confine con l'Iran Rifugiati afghani al valico di Islam Qala, al confine con l'Iran

Afghanistan, il dramma dei rimpatri e dei diritti umani violati

Nel 2025 oltre 1,6 milioni di afghani sono stati rimpatriati, per la maggior parte dall’Iran che ha fissato a inizio settembre la scadenza per i rientri "volontari" nel Paese sotto l’autorità dai talebani prima dei rimpatri forzati. Le stime riferiscono di un totale di 3 milioni di afghani che potrebbero subire questo stesso destino entro fine anno, in un contesto di instabilità politica, violenze sistemiche e gravi carenze alimentari e sanitarie

Sara Costantini - Città del Vaticano

Il destino degli afghani costretti a tornare nel loro Paese sta assumendo i contorni di una delle più gravi crisi umanitarie e dei diritti umani degli ultimi anni. Un rapporto congiunto della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) e dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani documenta con chiarezza allarmante le "gravi violazioni” commesse dalle autorità talebane nei confronti dei cittadini afghani rientrati forzatamente, in particolare da Iran e Pakistan. I due Paesi nel corso degli ultimi anni hanno accolto milioni di rifugiati afghani, ma negli ultimi mesi hanno adottato delle politiche restrittive nei loro confronti.

Pressioni senza precedenti

Nel solo 2025, oltre 1,6 milioni di afghani sono stati rimpatriati, principalmente dall’Iran, con la prospettiva – stimata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) – che il numero possa salire fino a 3 milioni entro la fine dell’anno. La cifra si somma al milione già registrato nel 2023, frutto di politiche di espulsione adottate soprattutto da Teheran e Islamabad. Nella lista dei Paesi che hanno iniziato a rimandare indietro immigrati afghani, però, ci sono anche Germania e Stati Uniti. I cittadini afghani sono così costretti a tornare in un Paese devastato da instabilità politica, violenze sistemiche e grave insicurezza alimentare e sanitaria.

Abusi sui rimpatriati

Secondo le Nazioni Unite, gli abusi subiti dai rimpatriati comprendono torture, maltrattamenti, arresti arbitrari e detenzioni senza processo. Roza Otunbayeva, Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per l'Afghanistan, sottolinea la necessità fondamentale di assistenza al reinserimento: “La stabilità dell'Afghanistan dipende dalla responsabilità condivisa. Non possiamo permetterci l'indifferenza. Il costo dell'inazione si misurerà in vite umane e conflitti riaccesi”.

Complicità e rischi

Il ritorno forzato di migliaia di persone in un contesto così ostile solleva forti interrogativi sul rispetto del principio di non-refoulement, cardine del diritto internazionale, che vieta il respingimento di persone verso territori dove rischiano persecuzioni, torture o trattamenti disumani. Secondo le agenzie Onu, il trasferimento forzato degli afghani viola esplicitamente questo principio e impone una seria riflessione sulla responsabilità degli Stati coinvolti. Il Rapporto 2024-2025 di Amnesty International conferma e rafforza il quadro tracciato dalle Nazioni Unite: l’Afghanistan è oggi uno dei Paesi più pericolosi al mondo per donne e ragazze, private sistematicamente di diritti fondamentali, mentre la repressione contro la libertà di stampa, l’opposizione politica e la società civile continua in modo sistematico e brutale.

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24 luglio 2025, 15:36