MAP

Gaëlle Arquez nelle prove di Carmen al Teatro dell'Opera di Roma Gaëlle Arquez nelle prove di Carmen al Teatro dell'Opera di Roma

La "Carmen" all'Opera di Roma, messaggio di pace e libertà

Provocatoria, ribelle ma sempre amata: quest’anno il capolavoro di Georges Bizet compie 150 anni dalla sua prima rappresentazione nel 1875 all’Opéra-Comique di Parigi. Non poteva mancare un omaggio dell’Opera di Roma, in scena fino al 28 giugno

Giuseppe Russo - Città del Vaticano

Nella versione capitolina l’opera acquista due altri aggettivi: sgargiante ed incalzante. Questa la Carmen messa in scena sabato sera, 21 giugno, al Teatro dell’Opera di Roma.

Sgargianti erano infatti i colori della scenografia e dei costumi, delle più variopinte tonalità. Tutto basato sui disegni di Renato Guttuso, pittore siciliano, trapiantato a Roma e qui scomparso nel 1987. L’artista aveva in origine disegnato ben 350 costumi per la Carmen, di cui fortunatamente un’enorme parte sono stati ritrovati e catalogati. Incalzante è stata la musica che, sotto la direzione di Omer Meir Wellber, ha mostrato, fin dall’inizio, un carattere esplosivo, con un ritmo spinto. Per fronteggiare il capolavoro di Georges Bizet, che è un’opera corposa che dura solitamente, intervalli inclusi, più di tre ore, il direttore israeliano ha condotto con energia e con un tempo veloce.

Pace e libertà

Un messaggio di pace traspariva pienamente dalla rappresentazione di sabato sera. Le sigaraie, inaspettatamente, invece di fumare sigari o sigarette, fumavano - se così si può dire - dei fiori bianchi che poi mettevano nelle canne dei fucili dei soldati. Il candore dei bianchi fiori fungeva da testimone di pace, tanto più quando essi venivano posti nei fucili, tramutandoli così da strumenti di morte a portatori di vita.

Donna incantevole, Carmen si manifesta nel suo fascino travolgente fino alla fine quando, pur di non rinunciare alla propria libertà, preferisce andare incontro a una morte annunciata. Difatti il finale, a tratti intimo nella raffigurazione di sabato sera con Carmen e Don José soli sul palco, ha un clima introspettivo, al fine di conferire alla scena la tragicità dell’empio atto in essere.

Nell’opera rappresentata, i messaggi di pace e libertà generano un forte contrasto con il vorticoso susseguirsi delle vicende che culmina con la protagonista nel baratro. La storia di Carmen si conclude con un epilogo in solitudine, dove, nel finale con Don José, la gitana è circondata non da persone, ma da sedie vuote, incapaci di darle aiuto. Si ode in lontananza il canto vittorioso di Escamillo, troppo lontano per salvarla. Carmen risulta infine ferma nelle sue scelte, mai condizionate dagli altri, sempre ed unicamente ispirate dal desiderio di libertà.

La rappresentazione

La “prima” di Carmen è stata interpretata dal mezzosoprano Gaëlle Arquez, Don José dal tenore Joshua Guerrero, Escamillo dal baritono Erwin Schrott e Micaëla dal soprano Mariangela Sicilia. Insieme a orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma, con Ciro Visco come maestro del coro, vi è stata anche la presenza del Coro di Voci Bianche del Teatro, diretto da Alberto de Sanctis. La regia è stata curata da Fabio Ceresa. La Carmen verrà replicata fino a sabato 28 giugno. L’allestimento proposto, con scene e costumi di Guttuso, è quello ideato nel 1970 e ripreso nel 1973.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

25 giugno 2025, 07:20