Cambiamenti climatici: tassare le multinazionali per ripagare i danni
Vatican News
Una parte sempre più consistente della popolazione mondiale è favorevole a tassare di più le multinazionali dei combustibili fossili per ripagare i danni causati dalla crisi climatica. Allo stesso tempo è convinta che i governi non stiano facendo abbastanza per svincolarsi dal condizionamento che le grandi imprese inquinanti e una ristretta élite di super-ricchi esercitano sulla politica. Sono questi gli elementi salienti del sondaggio commissionato da Oxfam International e Greenpeace International e realizzato dalla società di ricerche di mercato Dynata in 13 Paesi, Italia inclusa.
Servono 1.330 miliardi all’anno
Le discussioni tra i Paesi partecipanti alla conferenza, in corso a Bonn in Germania fino al 26 gennaio, sono focalizzate sulle priorità delle politiche climatiche. Tra queste, le modalità con cui reperire almeno 1.300 miliardi di dollari l’anno per la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico nel Sud Globale entro il 2035. Di qui la proposta avanzata da Oxfam di applicare un’imposta a 590 multinazionali del comparto fossile, che garantirebbe nel solo primo anno, introiti erariali fino a 400 miliardi di dollari.
L’analisi di Oxfam
A livello globale - spiega Misha Maslennikof, consulente in materia di giustizia economica per Oxfam Italia - 585 tra le più grandi e inquinanti imprese del settore dei combustibili fossili nel 2024 hanno realizzato profitti per 583 miliardi di dollari. Nel solo 2023 le emissioni di 340 delle imprese esaminate hanno rappresentato oltre la metà delle emissioni globali di gas serra prodotte dalle attività umane. L’imposta sui grandi inquinatori, ipotizzata da Oxfam, incentiverebbe le imprese a investire maggiormente in fonti di energia rinnovabile e contribuirebbe a ridurre la mortalità causata dal cambiamento climatico.
La responsabilità dei governi
Tale imposta dovrebbe essere accompagnata da una tassazione più marcata sui super-ricchi, in linea con il principio ‘chi più inquina più paga’. I governi dovrebbero introdurre simili forme di prelievo a livello nazionale e impegnarsi attivamente per rafforzare la cooperazione fiscale internazionale e favorire un equo accordo fiscale globale sotto l’egida delle Nazioni Unite. E qui entra in gioco il peso politico dei dati dello studio commissionato a Dynata. Secondo quanto rilevato dall’indagine: l'81% degli intervistati è favorevole all’introduzione di nuove imposte a carico delle imprese del settore del petrolio, gas e carbone per ripagare i danni causati dai disastri climatici – come tempeste, inondazioni, siccità ed incendi - provocati dall’uso dei combustibili fossili; mentre il 68% degli intervistati ritiene che le aziende fossili e i super-ricchi influenzino negativamente le politiche pubbliche del proprio Paese.
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