La forma del tempo. Arnaldo Pomodoro, scultore dell’invisibile
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Una sfera di bronzo fulgido custodisce un meccanismo che può essere attivato e sta di fronte all’antica pigna che dà il nome al cortile dei Musei Vaticani, sembrando insieme dialogare sul trascorrere dei secoli e della profondità dell’animo umano. Una sfera simile, a Pesaro, sembra appena sfiorare la superficie d’acqua di una fontana e questa volta parla con l’orizzonte marino.
Sono solo due esempi delle tante opere di Arnoldo Pomodoro, che subito riconosciamo e che ci sono familiari, simboli del tempo che viviamo e delle sue profonde radici.
La Fondazione omonima ha comunicato la scomparsa dello scultore Arnaldo Pomodoro, avvenuta domenica 22 giugno a Milano, alla vigilia del suo 99mo compleanno. L’artista lascia un'eredità immensa nel mondo dell'arte, caratterizzata dalle sue opere monumentali che sono diventate parte armonica del panorama urbano di diverse città del mondo.
La direttrice generale della Fondazione, Carlotta Montebello, ricorda Pomodoro come "una delle voci più autorevoli, lucide e visionarie" del mondo dell'arte, sottolineando la sua capacità di guardare al futuro con instancabile energia creativa. La sua scultura è caratterizzata da una ricerca che trova nell'architettura e nella geometria un linguaggio universale, evocando spesso un senso di mistero e di riflessione. Forme geometriche solide e simboliche che invitano lo spettatore a interagire con l'opera non solo visivamente, ma anche emotivamente.
Una vita intensa
Arnaldo Pomodoro nasce il 23 giugno 1926 a Morciano di Romagna. Dopo gli studi da geometra, scopre la sua passione per il metallo e la scultura. Negli anni Cinquanta, inizia a realizzare le prime forme dopo il trasferimento a Milano, dove entra in contatto con il movimento dell'arte cinetica, anche se rimarrà sempre ancorato a un'ispirazione tradizionale. Nel 1959, l’artista si stabilisce definitivamente nel capoluogo lombardo, a Porta Ticinese.
Pomodoro ha esposto le sue opere in musei e gallerie di tutto il mondo, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il premio "Giorgio Morandi" nel 2012 e il "Cromatismi" nel 2016. Ha lavorato come professore di scultura in importanti istituzioni, contribuendo a formare le nuove generazioni di artisti.
Tecnica, materia, ispirazione
Pomodoro ha lavorato con diversi materiali, tra cui bronzo, piombo, stagno e cemento, e ha esplorato l'interazione tra scultura e ambiente, il contrasto tra superfici lisce e rugose, tra volumi chiusi e aperti. La staticità proverbiale della scultura si fonde con il movimento impresso ai meccanismi in una ricerca continua di dinamismo come trasformazione continua. Meccanismi futuristici affiorano da superfici che evocano archetipi geometrici e simbolici, un senso di sacralità e trascendenza. Segni e forme, ispirati dall’antica Mesopotamia o dall’arte primitiva, diventano segni del mistero e motivo di riflessione. La sua arte si fonda con il paesaggio circostante creando un dialogo sempre rispettoso con l’ambiente. Tra le sue opere più celebri: la serie delle “Sfera con sfera”, e tra queste quella del 1990 posta presso il Museo Nazionale di Arte Contemporanea a Roma, la "Grande porta del paradiso" (1968), per il Palazzo dei Congressi di Roma, il "Cubo di scarabeo" del 1973 nel giardino del Museo di Arte Moderna di New York, la "Colonna di Arnaldo Pomodoro" (1989) e "Il Grande Libro" nel 1991, una serie di pagine di bronzo presentate al Museo di Saint-Étienne in Francia, e ancora il “Cono di Luce” del 1998, realizzato per il Campus della Università di Bologna.
Il segno della Croce
Arnaldo Pomodoro ha lasciato anche diverse opere di arte sacra di grande intensità, come l’altare e la croce realizzati nel 1986 e custodite nella chiesa di Sant’Anna di Sciara, in provincia di Palermo, e nella chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo (1997-2000), una grande croce dorata interamente ricoperta da “elementi cuneiformi, come immagini di chiodi che feriscono il corpo, lasciando vuoti e trasparenze”, scrisse lo stesso artista. Un'immagine della croce è visibile .
Un’eredità che non muore
La Fondazione Arnaldo Pomodoro continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera, e impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative. La scomparsa del maestro lascia un vuoto nel mondo dell'arte, ma la sua eredità continuerà a vivere attraverso le sue opere, che rimangono attuali e universalmente riconosciute per la loro bellezza innovativa e complessità. Come scriveva Pomodoro stesso: "L’artista è parte di un tessuto, di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente” e aggiungeva "…il meglio deve ancora venire: questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile...”.
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