Medio Oriente, l'Ue rivede l'accordo con Israele per la situazione a Gaza
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Una totale incomprensione della complessa realtà che Israele sta affrontando e che incoraggia Hamas a restare fedele alle sue posizioni”: questa la dura reazione di Israele alle critiche dell’Unione europea che sta per avviare una revisione del suo accordo di associazione con Israele, a causa della situazione a Gaza. L’accordo, firmato nel 2.000, vincola i rapporti bilaterali tra le parti al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, che secondo i 17 Paesi europei promotori della revisione, Israele avrebbe violato con il blocco degli aiuti alla Striscia durato 11 settimane. I cinque camion carichi di aiuti ai quali è stato concesso l’ingresso lunedì scorso vengono ritenuti una “misura assolutamente inadeguata”.
La posizione del Regno Unito
A suggerire la proposta all'Ue è stato il premier britannico Keith Starmer che, bollando la guerra a Gaza come “del tutto sproporzionata” e ribadendo che la comunità internazionale non può “permettere che la popolazione di Gaza muoia di fame”, ha congelato un accordo di libero scambio post Brexit con Israele annunciando sanzioni alle frange più radicali dei coloni della Cisgiordania. “Se il governo britannico è disposto a danneggiare la propria economia, è una sua decisione”, è stata la replica del Ministero degli Esteri israeliano.
La situazione sul terreno
Sul fronte opposto, la Cnn, citando fonti di intelligence, fa sapere che Israele starebbe preparando un attacco alle centrali nucleari dell’Iran: se fosse confermata, questa ipotesi creerebbe di fatto uno strappo con l’amministrazione Trump che sta da tempo cercando un accordo con Teheran. Intanto, sul terreno si contano almeno 19 morti, molti dei quali bambini, nei raid notturni sulla Striscia di Gaza, stando ai dati della Protezione civile locale controllata da Hamas, mentre i Caschi blu dell’Onu denunciano un attacco di Israele con droni in Libano nella città di Al Mansouri, nell’area di competenza della missione Unifil che ricorda a tutte le parti in causa come sia necessario “garantire la sicurezza del personale Onu e il rispetto del principio di inviolabilità delle aree controllate dai Caschi blu”.
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