L'arcivescovo de L'Aquila: la Perdonanza, incontro con misericordia di Cristo
Vatican News
“Celebrare la Perdonanza, è incontrare il volto misericordioso di Cristo, quindi sentirsi abitati da un ‘nuovo’ che genera gioia e speranza, porta ad una vita trasformata dallo Spirito Santo”. Monsignor Antonio D’Angelo, arcivescovo de L’Aquila, riassume così l’importanza della Perdonanza Celestiniana nell’omelia pronunciata oggi, 29 agosto, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio durante la Messa conclusiva di questo tradizionale appuntamento istituito da Celestino V nel 1294. Questa liturgia nel capoluogo abruzzese ha visto la chiusura della Porta Santa della Basilica - aperta ieri dal cardinale segretario di stato, Pietro Parolin - portando così a termine la 731ª Perdonanza celestiniana, in cui i fedeli possono ottenere l’indulgenza plenaria. “Celebrare la Perdonanza è fare esperienza” della “presenza amorevole di Dio, che ci dice ancora ‘alzati e dì loro’ e quindi rialzàti dal perdono anche noi siamo abilitati a dire”, spiega monsignor D’Angelo. “Animati da questa grazia non possiamo rimanere in silenzio perché la forza dell’amore che ci ha toccato ci spinge a parlare e agire nella logica della verità misericordiosa”.
Oggi c’è bisogno di uomini e donne adulti nell’amore
Nella sua omelia l’arcivescovo cita , pronunciata all’udienza generale dello scorso 20 agosto, che sottolinea come “il vero perdono non aspetta il pentimento, ma si offre per primo, come dono gratuito, ancor prima di essere accolto” e “libera chi lo dona” perché “non cede al male, ma lo vince con il bene, impedendogli di spegnere ciò che in noi è più vero: la capacità di amare”. Per monsignor D’Angelo “dalle parole del Pontefice si coglie la rivoluzione che l’amore di Cristo genera” perché “ribalta le situazioni personali e comunitarie”. “L’amore di Dio è talmente grande e capace di amare anche chi gli è ostile che ci fa adulti nell’amore ed oggi c’è bisogno di uomini e donne adulti nell’amore”, continua.
Ricordando come Papa Francesco “ha definito L’Aquila capitale del perdono”, l’arcivescovo auspica che “questa sia la spiritualità che siamo chiamati a curare per essere una comunità illuminata e illuminante nel segno dell’amore e del perdono”. E infatti spiega come attraverso “un gesto molto semplice” come varcare la soglia della Porta Santa si viene riportati a Cristo e si può “vivere ora la vita nuova nella logica del Vangelo”. “Siamo chiamati ad essere profeti di misericordia!”, esorta monsignor D’Angelo. Specialmente durante questo Anno Santo, il presule evidenzia come si può diventare “pellegrini di speranza” soltanto dando “la disponibilità a Cristo di entrare nel nostro cuore” dato che lui “spalanca la porta del futuro all’uomo e all’intera umanità, vincendo la morte con la sua Risurrezione”.
“Io sono con te per salvarti”
Riflettendo sulle letture del giorno, che ricordano il martirio di san Giovanni Battista, festeggiato oggi, l’arcivescovo de L’Aquila ha incoraggiato i fedeli “a vivere del dono e delle presenza di Cristo, come lo è stato per san Giovanni Battista e per san Celestino V che si sono misurati nel corso della loro vita con Gesù, lo hanno riconosciuto e accolto come forza di vita”. Infatti san Giovanni Battista “si coinvolge nel progetto di Dio ed è per questo che è capace di affrontare anche il martirio, perché abitato dalla grazia che dona la fortezza”, spiega monsignor D’Angelo. Meditando invece la prima lettura, tratta dal profeta Geremia, che dice “io sono con te per salvarti”, il presule ribadisce che questa parola è per tutti i fedeli che hanno partecipato ai vari momenti e celebrazioni della Perdonanza Celestiniana. “Vivendo questi gesti con raccoglimento – ha affermato - le parole del profeta “io sono con te per salvarti” sono divenute realtà , cioè ‘ti dono, ti ridono la pace del cuore’”.
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