Pizzaballa: il dramma Gaza, governo israeliano non giustificabile
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Solidarietà al di là di ogni steccato, nella convinzione che "a Gaza non ci saranno riviere". Nell'intervista ai media vaticani, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini cardinale Pierbattista Pizzaballa riferisce della visita di sostegno di tre giorni alla comunità di Gaza City, suggellata dalla celebrazione nella parrocchia della Sacra Famiglia, colpita giovedì scorso da un bombardamento israeliano che ha causato la morte di tre persone e una quindicina di feriti. "Non sarete dimenticati", rassicurava dall'altare il porporato mentre il rimbombo dei proiettili interferiva con la traduzione dall'inglese all'arabo. "Non siete dimenticati. Siete nei cuori di tutte le Chiese e di tutti i cristiani del mondo. Quando tornerò a Gerusalemme - ancora le sue parole nell'omelia -, posso assicurarvi che faremo tutto il possibile per fermare questa guerra insensata. Ci lavoreremo e alla fine ce la faremo".
Cardinale Pizzaballa, come ha vissuto la visita a Gaza?
Le immagini che mi restano, rispetto alle volte precedenti, sono quelle delle enormi distese di tende che prima non c'erano. Quando sono andato, erano tutti al sud, c'era il corridoio Netzarim che chiudeva. Sono tornati su, adesso c'è più di un milione di persone che non ha dove vivere. Soprattutto lungo il mare, ci sono lunghe distese di tende, dove la gente vive in condizioni di estrema precarietà sia dal punto di vista igienico che sotto qualsiasi altro profilo. E poi, l'altra immagine è l'ospedale: i bambini mutilati, accecati per le conseguenze dei bombardamenti.
Nell'omelia della Messa celebrata ieri nella parrocchia di Gaza ha parlato della vita che ha visto nei volti di queste persone…
Sì. Resto sempre stupito, devo dire. Queste poche centinaia di persone, è vero, sono molto protette, però non sono esenti dagli stessi problemi di tutti gli altri: mancanza di cibo, da mesi non vedono verdura, non vedono carne, come tutti gli altri, insomma. Però vedo, anche nei bambini, sicuramente la stanchezza, ma anche la vitalità, il desiderio. Finché c'è una persona che ha un desiderio di fare qualcosa, di cambiare, vuol dire che c'è ancora vita in loro, e questo l'ho notato.
Come è stato celebrare con il rumore dei bombardamenti?
Il primo giorno fa un po' impressione, poi ci si abitua. Ho visto che nessuno ci fa più caso. È successo anche noi… insomma, vedo che l'uomo poi è capace di abituarsi a tutto. Qualche volta i colpi più vicini, in seguito ai quali tutto l'edificio trema, fanno un po' impressione, però poi ci si abitua anche a questo. Fa impressione anche, cosa che le immagini non possono rendere, l'odore, il fumo, l'odore delle esplosioni, l'odore che lasciano.
Israele sta ordinando di evacuare Gaza. Che ne sarà della popolazione superstite, stremata?
Resterà lì. C'è chi partirà, senz'altro, ma la maggioranza resterà lì. Non sa dove andare, prima di tutto, ma non vuole neanche partire, perché ha le radici lì, ha la casa lì, o meglio, avevano la casa lì, e vogliono ricostruirla lì. Il Papa su questo è stato molto chiaro: niente trasferimenti di popoli, non ci saranno riviere a Gaza.
Lei è fiducioso su questo?
Ne sono certo.
Il Papa ieri ha detto che bisogna rispettare, tra le altre cose, il divieto di “una punizione collettiva”. Come sono risuonate queste parole?
Molto chiare, molto forti e molto attese.
Eminenza, c’è una popolazione affamata e colpita dai bombardamenti mentre si procura quel poco cibo che riesce a filtrare. Perché?
Ce lo chiediamo tutti. Non riusciamo a capire le ragioni di tutto questo e, come il Papa giustamente ha detto - e anche noi lo ripetiamo continuamente - tutto questo non è giustificabile. Vorrei chiarire una cosa: non abbiamo nulla contro il mondo ebraico e non vogliamo assolutamente apparire come coloro che vanno contro la società israeliana e contro l'ebraismo, ma abbiamo il dovere morale di esprimere con assoluta chiarezza e franchezza la nostra critica alla politica che questo governo sta adottando a Gaza.
La vostra preoccupazione non è solo per i cristiani…
Assolutamente no. L'altra cosa molto importante da dire è che non ci siamo mai dedicati solo ai cristiani. Era nostro dovere, come pastori, visitare la nostra comunità, ma fin dal principio siamo sempre stati molto chiari su tutto quello che sta accadendo a tutta Gaza e tutte le nostre attività, siano gli ospedali, la Caritas, gli aiuti, sono prevalentemente per tutta la comunità, a cominciare dai nostri vicini, sono per tutti. Il Patriarcato latino, la nostra diocesi, arriva - quando le frontiere ancora lo permettevano, ma riprenderemo presto - a oltre 40 mila persone, sono quasi tutti praticamente musulmani.
Oggi si insedierà il nuovo Custode di Terra Santa, una parola da parte sua?
Gli facciamo tanti auguri. È una sfida non semplice, siamo pronti a collaborare, siamo certi che potremo insieme fare tante belle cose.
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