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Una veduta aerea di Komanda, nella Repubblica Democratica del Congo (Foto di GLODY MURHABAZI / AFP) Una veduta aerea di Komanda, nella Repubblica Democratica del Congo (Foto di GLODY MURHABAZI / AFP)   (AFP or licensors)

RD Congo, massacro in una chiesa cattolica a Komanda

Sarebbero una quarantina le vittime dell'attacco, oggi 27 luglio, effettuato da milizie delle Forze Democratiche Alleate (Adf), composte da ex ribelli ugandesi. A colpi di machete e armi da fuoco sono stati uccisi fedeli che si erano riuniti per pregare, secondo quanto riferito all'AFP da fonti locali. Le Adf si sono rese responsabili negli anni di diverse stragi verso civili uccidendo migliaia di persone

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Un attacco efferato in una chiesa nel Congo orientale compiuto dai ribelli sostenuti dallo Stato Islamico. Intorno all'una di notte membri delle ADF hanno fatto irruzione all'interno dei locali, a Komanda, uccidendo una quarantina di persone. 

A colpi di machete e armi da fuoco

Una stazione radio sostenuta dalle Nazioni Unite ha parlato di 43 vittime, citando fonti di sicurezza. Ha affermato che gli aggressori provenivano da una roccaforte a circa 12 chilometri dal centro di Komanda e sono fuggiti prima dell'arrivo delle forze di sicurezza. Diverse case e negozi sono stati anche bruciati. Mentre continua la ricerca di morti e feriti coinvolti nell'attentato, il Tenente Jules Ngongo, portavoce dell'Esercito della Repubblica Democratica del Congo a Ituri, riferisce all'agenzia AP di un'incursione di uomini armati con machete e armi da fuoco. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, in un post su X, condanna l'efferato episodio: "I luoghi di culto vanno sempre preservati e la libertà religiosa tutelata. L'Italia è vicina alle famiglie delle vittime e al popolo congolese".

L'ennesimo attacco omicida contro i civili

Le ADF operano nella zona di confine tra Uganda e Congo e hanno condotto regolarmente attacchi contro la popolazione civile rendendosi responsabili dell'assassinio di migliaia di persone. Due settimane fa avevano ucciso 66 persone nell’area di Irumu. Il leader Jamil Mukulu, cristiano convertito all’Islam, fuggì in Kenya; arrivò Yusuf Kabanda che si legò a un gruppo ribelle ugandese laico, l’Esercito Nazionale per la Liberazione dell’Uganda-Nalu. Il nemico comune è il presidente ugandese Yoweri Museveni. Dopo la perdita, nel 2000, dell'alleato Nalu, il gruppo si radicalizzò e divenne sempre più aggressivo contro le popolazioni locali. Si ricorda, tra gli altri, quello risalente all'inizio dell'anno scorso a Baeti, sempre nella parte orientale del Paese, dove almeno otto persone vennero uccise, di cui cinque mentre pregavano. Gli artefici furono, ancora una volta, i ribelli dell'ADF affiliati all’Isis.; in quella occasione oltre trenta persone furono prese in ostaggio dagli assalitori facendo irruzione in diversi villaggi circostanti.

 

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27 luglio 2025, 14:31