Africa meridionale, la Chiesa sta con i minatori
Federico Piana - Città del Vaticano
Due facce della stessa medaglia. Una meno selvaggia di quello che si potrebbe pensare. L’altra più problematica e preoccupante. Una legale, anche se fino ad un certo punto. L’altra totalmente illegale, decisamente controversa.
Croce e delizia
L’attività mineraria in Sud Africa è da sempre la delizia e la croce di una nazione che vanta la terza economia più vivace del continente africano e che continua a correre anche grazie a quel settore che conta il 6% del prodotto interno lordo. Una torta dal valore circa 10 miliardi di dollari le cui fette però non vengono spartite equamente tra i proprietari delle compagnie minerarie e le 500.000 persone che lavorano alle loro dipendenze.
Ci vorrebbe di più
Un popolo composto in maggioranza da sudafricani e da un numero crescente di immigrati provenienti soprattutto dall’ Eswatini e dal Mozambico. E qui siamo al confine della legalità: perché loro un contratto ce l’hanno, un salario minimo lo ricevono, ad un quadro giuridico e normativo possono fare riferimento, ai sindacati che li difendono possono iscriversi. Ma non hanno quello che veramente gli spetterebbe.
Ingiustizia storica
Padre Peter John Pearson la definisce un’ingiustizia storica sulla quale è stato fondato fin dall’inizio l’intero comparto economico: «Un’enorme disuguaglianza tra la ricchezza che rimane intrappolata nelle mani dei proprietari delle miniere e i pochi spiccioli che finiscono nelle tasche dei minatori». Il direttore dell’Ufficio delle relazioni parlamentari istituito in seno alla Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale racconta ai media vaticani che la Chiesa locale è impegnata da sempre nella battaglia per riparare i torti storici subiti dai minatori. E ci sono tanti modi per farlo, non solo affiancando i sindacati nella lotta per l’adeguamento salariale: «Ce ne sono diverse, di possibilità. Ad esempio, costruendo, nelle comunità minerarie, scuole e cliniche. Oppure sovvenzionando le famiglie che da generazioni lavorano nelle attività estrattive».
Salute a rischio
Poi c’è il problema della salute, sempre più a rischio. Le condizioni precarie del lavoro in miniera favoriscono la tubercolosi, la polvere respirata senza adeguate protezioni provoca la silicosi. Anche in questo caso la Chiesa locale non è stata a guardare. «Abbiamo intrapreso un’azione collettiva per far risarcire chi si era ammalato ma non aveva avuto alcun indennizzo. Alla fine abbiamo vinto noi» ricorda padre Pearson.
Sforzo ecumenico
La riparazione dei torti storici nel settore minerario è uno sforzo ecumenico che coinvolge anche la Chiesa anglicana e quella metodista e che è stato accolto con favore dagli stessi proprietari delle miniere, dai lavoratori e dai sindacati. In sostanza, è stato creato uno spazio informale dove, in maniera non ufficiale, si tenta di discutere le problematiche e ricomporre le controversie. «E poi — aggiunge il religioso — quest’azione ecumenica riguarda anche la difesa dell’ambiente: monitoriamo i danni che provoca l’industria mineraria mettendo in crisi la sostenibilità».
Siti illegali
La tragedia della miniera d’oro di Stilfontein, 150 chilometri a sud-ovest di Johannesburg, nella quale all’inizio di quest’anno sono morte decine di lavoratori rimasti incastrati sotto terra per mesi, rappresenta l’altra faccia della medaglia. Quella completamente illegale. Di siti estrattivi come questo, senza concessioni né autorizzazioni, il governo finora ne ha chiusi e smantellati una sessantina. Ma forse sono solo la punta dell’iceberg.
Senza documenti
E come sono illegali queste miniere fantasma lo sono anche i minatori: sudafricani in fuga dalla disoccupazione e molti immigrati clandestini senza documenti che pur di lasciarsi alle spalle le miserie del proprio Paese d’origine sono disposti ad accettare qualsiasi condizione.
Questione delicata
Ed è qui che la questione si fa delicata, che assume contorni chiaroscuri. Perché se è vero, come dicono governo ed industriali, che le miniere illegali stanno sottraendo all’economia regolare milioni di dollari è vero anche che la lotta a questo settore parallelo sta assumendo toni duri che mirano a criminalizzare gli immigrati che finiscono nelle trappole degli sfruttatori del sottosuolo.
Alta preoccupazione
La preoccupazione di tutta la Chiesa locale e di padre Pearson è ormai arrivata ad altissimi livelli: «L’esistenza delle miniere illegali viene raccontata come un caso di appropriazione da parte dei clandestini e si aggiunge ad un atteggiamento xenofobo che si concretizza con il rimandare molte persone indietro alle frontiere fino a giungere alla detenzione e alla deportazione forzata. Un atteggiamento oggi molto diffuso in tutto il Sud Africa».
In prima linea
I vescovi e le organizzazioni cattoliche non si tirano certo indietro e aiutano come possono tutti i migranti, anche quelli irregolari. Lo fanno sopratutto denunciando con forza il sistema di reclutamento della manodopera che in questo caso parte dal Mozambico e dallo Zimbabwe, nazioni messe in ginocchio da una povertà estrema.
Tratta in aumento
È una vera e propria tratta, rivela il direttore dell’Ufficio delle relazioni parlamentari, gestita da una sorta di «sindacato del male che promette alla gente la chimera di un lavoro buono ma che in realtà nasconde sfruttamento senza regole, malpagato e pericoloso. Questa forma di tratta sta prendendo il sopravvento su quelle che tradizionalmente gestiscono il lavoro domestico, lo sfruttamento sessuale e l’impiego massacrante nelle aziende agricole e nelle fattorie».
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