杏MAP导航

Dal Giappone a Roma: la straordinaria ambasceria che unì due mondi

Quattro ragazzi giapponesi, un pellegrinaggio di migliaia di chilometri, e un territorio cristiano pronto ad accoglierli con sfarzo e curiosità. A 440 anni dall’ambasceria Tenshō, un nuovo volume ne ricostruisce il cammino attraverso documenti e fonti inedite. Presentato a Roma, il libro è il frutto del progetto “Thesaurum Fidei” dell’arcidiocesi di Lucca e apre una rara finestra su uno dei più affascinanti episodi di dialogo tra Oriente e Occidente

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

A due anni dal suo avvio, il progetto Thesaurum Fidei dell’Arcidiocesi di Lucca prosegue e si espande. Il 29 maggio, presso l’Università Urbaniana, è stato presentato il volume TENSH? 天正. Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana (1585). Fonti manoscritte e a stampa, edito da Tau Editrice. La data scelta per l’evento non è casuale: il 29 maggio, solennità dell'Ascensione, coincide anche con la memoria di san Paolo VI e segna esattamente 440 anni dall’inizio del celebre pellegrinaggio dei quattro giovani giapponesi, noto come ambasceria Tenshō, come si legge da una lettera  del 29 maggio 1585, del cardinale Michele Bonelli. Nel contesto dell’Anno Giubilare della Speranza, l’anniversario è stato celebrato congiuntamente dalla Pontificia Università Urbaniana, dall’Arcidiocesi di Lucca, dall’Ambasciata del Giappone presso la Santa Sede, con il supporto del Dicastero per l’Evangelizzazione, della Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura e della Fondazione Italia Giappone.

Un momento della presentazione del libro alla Pontificia Università Urbaniana
Un momento della presentazione del libro alla Pontificia Università Urbaniana

Ponti di fraternità per il bene comune

Durante la presentazione nella sala Newman dell’Urbaniana, è intervenuto il cardinale Luis Antonio G. Tagle, proprefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, che ha sottolineato come l’iniziativa contribuisca “ad accendere la virtù della speranza nella Chiesa e nel nostro mondo contemporaneo. Attraverso la testimonianza del lucchese beato Angelo Orsucci (martire in Giappone nel XVII scolo n.d.r.), crediamo che il Vangelo possa ardere i cuori d’amore fino a offrire la propria vita. E attraverso la testimonianza dei quattro ambasciatori giapponesi, di Papa Gregorio XIII e Papa Sisto V, crediamo nella volontà dell’umanità di costruire ponti di fraternità per il bene comune”.

Monsignor Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, dal canto suo, ha sottolineato, come “La Chiesa di oggi abbia bisogno, per la sua missionarietà, della stessa passione, dello stesso coraggio e della stessa creatività" di quei giovani ambasciatori nipponici. "Non basta certamente, per suscitarle, raccontare il passato, ma questo può senz’altro provocare una salutare emulazione, come suggerisce sant’Agostino nelle Confessioni quando scrive Tu non poteris, quod isti, quod istae? e cioè «Non potrai fare tu ciò di cui furono capaci questi e queste?»". 

Accoglienza speciale


Il corposo volume, ben 530 pagine, con l’introduzione del cardinale Jean-Claude Hollerich S.I., è curato da monsignor Paolo Giulietti, dalla professoressa Olimpia Niglio, Università di Pavia e Arcidiocesi di Lucca e dal professore Carlo Pelliccia, Istituto di Linguistica Computazionale CNR, Università degli Studi Internazionali di Roma. L’opera ha coinvolto numerosi archivi di Stato e diocesani delle città toccate dall’ambasceria, da Livorno a Genova, e vanta la partecipazione di 37 autori tra archivisti, storici dell’arte, bibliotecari e docenti.

la copertina del volume edito dalla tau editrice
la copertina del volume edito dalla tau editrice

Le schede raccolte nel libro evidenziano la meticolosità dell’organizzazione del viaggio, come dimostra una nota trovata nell’Archivio diocesano di Lodi: la richiesta alla città di Milano di candelabri d’argento per adornare la cattedrale in occasione della visita. Simili documenti si ritrovano in altre città, testimoniando il clima di attesa e la volontà di accogliere con onore i giovani ambasciatori, che giunsero a Roma nel marzo 1585, poco prima del Conclave che elesse Papa Sisto V il 24 aprile. Quindi lettere, documenti, richieste di oggetti e anche l’ordine, giunto direttamente dal Papa, di riservare un’accoglienza speciale a chi viaggiando per mesi aveva attraversato il Continente asiatico per giungere a Roma con l’obiettivo di conoscere e apprendere al meglio la dottrina cattolica.

Pagine del volume TENSH? 天正. Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana (1585). Fonti manoscritte e a stampa, edito da Tau Editrice
Pagine del volume TENSH? 天正. Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana (1585). Fonti manoscritte e a stampa, edito da Tau Editrice

Iniziative che non si esauriscono

Dopo due anni di iniziative svolte tra Lucca, la Pontificia Università Gregoriana, quella Urbaniana e la Biblioteca apostolica vaticana, si è giunti alla pubblicazione dei documenti. Da Lucca al Giappone e adesso in Italia, gli studiosi si sono messi sulle tracce del viaggio dei ragazzi attraverso la penisola: quattro giapponesi ambasciatori in Italia inviati dal gesuita Alessandro Valignano. Il professor Carlo Pelliccia, uno dei curatori, spiega in che modo l’ambasceria si lega al progetto Thesaurum Fidei, e racconta alcuni aspetti emersi dalle ricerche.

Ascolta l'intervista al professor Carlo Pelliccia, Istituto di Linguistica Computazionale CNR, Università degli Studi Internazionali di Roma

Identità dei quattro ragazzi 

Educati nelle strutture gesuitiche fondate nella Compagnia, i giovani provenivano dal seminario di Arima, fondato proprio da Valignano nel 1580. Avevano dei rapporti di parentela con tre signori feudali del Kyushu, che si erano convertiti al cristianesimo e quindi arrivano in Giappone con il titolo di principi, di nobili, “probabilmente soltanto per sottolineare la loro provenienza, per provocare una eco particolarmente brillante e positiva in Italia, ma anche nella penisola Iberica, Spagna e Portogallo”, spiega Pelliccia. "Fondamentalmente erano quattro ragazzi, letteralmente prelevati da questa struttura gesuitica, che iniziavano un cammino formativo con la Compagnia di Gesù, anche da un punto di vista religioso, perché si convertiranno alla religione cattolica attraverso il sacramento del battesimo al loro rientro dall'Europa nel 1590. Nell'anno seguente, diventeranno gesuiti, o meglio, inizieranno il cammino di formazione con il noviziato nella Compagnia di Gesù e tre di loro diventeranno sacerdoti gesuiti nel 1608”.

Carta viva

I ragazzi seguivano una formazione standard promossa dalla Compagnia di Gesù. Le discipline seguite appartenevano all'offerta formativa dei collegi e dei seminari gesuitici con l'introduzione della lingua latina e della lingua portoghese, che tra l’altro studiarono con particolare fervore proprio durante il lungo viaggio. “Il portoghese perché lingua veicolare non solo in Asia orientale ma anche nell'intero continente asiatico; il latino perché lingua della Chiesa, quindi lingua ufficiale per un approccio alla natura pastorale della Chiesa, alla natura sacramentale. Probabilmente bisognava fare bella figura con i giovani giapponesi perché Valignano dice in un documento che arrivati in Giappone essi ‘saranno carta viva’, un'espressione spagnola per dire che saranno una testimonianza concreta, un segno tangibile”, spiega il professore che prosegue: “questi giapponesi racconteranno ai loro coetanei tutto ciò che hanno visto,  quindi la loro venuta in Europa probabilmente migliorerà, aumenterà in maniera positiva l'idea della grandeur, della bellezza e della magnificenza dell'Europa di espressione cattolica".

I professori Carlo Pelliccia e Olimpia Niglio
I professori Carlo Pelliccia e Olimpia Niglio

Sulle orme dei quattro ragazzi dell’ambasciata

Provenienti dall’altra parte del mondo, un viaggio durato tre anni. Un viaggio fantastico, avventuroso, quasi mitologico.  “Ci sono tracce del loro passaggio in Portogallo”, spiega Pelliccia. “Sono stati condotti degli studi in quelle zone che ricoprivano un ruolo centrale in questa ambasceria perché i gesuiti erano sotto il padronato portoghese, quindi governati dal Portogallo, anche se da lì a poco, nel 1580, sarebbe iniziato il periodo dell'Unione Iberica, quindi sotto la corona di Filippo II”, ma tracce ci sono anche in Spagna, dove visitarono lo stesso re, nel 1584. La maggior parte delle testimonianze si trovano comunque in Italia dove, come nota il professore, si registra un vero e proprio boom editoriale. Dal 1585 al 1593 vi è la pubblicazione di 78 opere dedicate all'ambasceria: atti del concistoro pubblico, relazioni coeve, ristampe, la littera annua che un gesuita scrive al preposito generale della Compagnia per anticipare l'arrivo dei quattro giapponesi in Europa. E molti di questi volumi vengono pubblicati a Roma, Bologna, Venezia e in altri centri italiani. La meta principale dell'itinerario è Roma, perché sede del Soglio Petrino, ma si estende all'intera penisola italica “proprio perché le comunità cittadine fanno a gara per accogliere i giapponesi e fare bella figura. Offrivano loro cibi succulenti, dei banchetti festosi, della musica, dei doni che simboleggeranno la grandezza socioculturale, la grandezza storico-politica e la grande tradizione religiosa che è presente in Europa e che si voleva consegnare e mostrare al Giappone”, racconta Marco Pelliccia.

L'itinerario dei ragazzi giapponesi in una illustrazione del libro
L'itinerario dei ragazzi giapponesi in una illustrazione del libro

Cibi offerti deliziosi

I documenti raccolti si rivelano anche interessanti a causa delle mille curiosità che si possono trovare, come la menzione di “due pezze di parmesano” donati ai ragazzi giapponesi, prova della fiorente produzione del parmigiano reggiano e della sua pregevolezza già in quel tempo. E sempre a proposito di cibo e banchetti sono enumerati con precisioni i menu che erano ricchissimi e raffinati e della preoccupazione degli accompagnatori dei giovani nipponici per il fatto che, a parte durante la Quaresima, mangiassero oltremisura, anche se “non bebber mai vino, ma sempre acqua, la mattina tiepida et la sera fredda”.

In Italia, prima tappa Livorno

“Sbarcano a Livorno, ripercorrono la via Francigena e arrivano a Roma il 22 marzo del 1585. Ripartono da Roma il 3 giugno del 1585 con una prima tappa alla Santa Casa di Loreto, poi Venezia, Milano fino poi all'imbarco a Genova l'8 agosto del 1585. Da Genova arriveranno a Barcellona, quindi in Spagna e infine in Portogallo da dove partiranno il 13 aprile del 1586 alla volta delle Indie orientali”, riassume Pelliccia. “Si dovranno necessariamente fermare un po' di tempo a Macao perché Toyotomi Hideyoshi emanerà nel luglio del 1587 il primo editto contro i cristiani, il primo editto di espulsione dei missionari gesuiti dal Paese e quindi, per evitare complicanze da un punto di vista diplomatico e storico-politico, sosterranno per diverso tempo nella comunità gesuitica di Macao e partiranno in Giappone arrivando a Nagasaki nel luglio del 1590”.

尝’补肠肠辞驳lienza del Papa

Durante la tappa romana, i quattro ragazzi vengono ricevuti dal Papa. Un incontro che crea nel Pontefice grandissima commozione. Il professor Pelliccia racconta anzi che “Gregorio XIII, dopo il concistoro pubblico, dove incontra questi giovani per la prima volta, piangendo avesse recitato le parole del Cantico di Simeone: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace…”. Questo atto viene recepito come la fine del suo pontificato, infatti morirà il 10 aprile. Settimane dopo l'elezione di Sisto V, francescano conventuale, anche il nuovo Papa accoglierà i giovani giapponesi con lo stesso affetto, con la stessa gioia e spirito di dedizione di Gregorio XIII. “Questo evidenzia come sia Roma la città protagonista, perché è questa la meta del loro pellegrinaggio”, spiega Pelliccia. Tutto questo è riassunto dal titolo dell’opera ufficiale dell’ambasceria "De Missione Legatorum Iaponensium ad Romanam Curiam", cioè Sulla missione degli ambasciatori giapponesi presso la curia romana. “Quindi la sede del Soglio Petrino, l'incontro con il vicarius Christi, è il nucleo, il centro del loro lungo e faticoso, ma anche pericoloso, itinerario verso l'Occidente”, conclude.

Pagine del volume TENSH? 天正. Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana (1585). Fonti manoscritte e a stampa, edito da Tau Editrice
Pagine del volume TENSH? 天正. Diario di un pellegrinaggio giapponese alla Curia romana (1585). Fonti manoscritte e a stampa, edito da Tau Editrice

I frutti del viaggio

Tornando in Giappone, i giovani sono accolti con molta curiosità, ma pian piano questo entusiasmo deve essere messo a tacere perché in seguito ci sarà la proclamazione dello shogunato Tokugawa, intorno al 1603, dopo la battaglia di Sekigahira del 1600. "L'interesse deve essere contenuto", spiega il curatore del volume, "perché lo shogunato Tokugawa mostrerà particolare avversione nei confronti dei missionari cattolici”. Nei confronti degli europei, infatti l'espulsione degli spagnoli avviene nel 1624, l'espulsione dei portoghesi nel 1639 che porterà ad una dimenticanza quasi voluta del cristianesimo in Giappone. “Forse utilizzare il termine dimenticanza non è corretto” riflette Pelliccia “perché in seguito nascerà un fenomeno che la storiografia chiamerà kakure kirishitan, cioè dei cristiani nascosti di cui si scopre esistenza nel 1865 grazie all'incontro avuto da un sacerdote francese, Petite Jeanne, membro della Société des Missions étrangères de Paris che incontrerà un gruppetto di donne che gli diranno: «Noi abbiamo il tuo stesso cuore». Alcuni studiosi sostengono che i cristiani nascosti avevano peccato di sincretismo religioso cercando di fondere in particolar modo il cristianesimo con le tradizioni autoctone del Giappone, ma altri lo vedono come prosecuzione di quello che era accaduto nel secolo cristiano 1549-1650”, conclude il professore del Cnr.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

02 giugno 2025, 13:21