Fidenza, luogo di passaggio, memoria e futuro
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Sulla distesa di terra che è la Pianura Padana, tra le città in fila come perle di un rosario lungo il rettilineo della via Emilia, tra Parma e Piacenza, sorge Fidenza, città dalle antiche origini romane, che fin dalla sua nascita ha legato la propria esistenza alla viabilità, al viaggio, al passaggio. Durante la seconda guerra mondiale, dopo il bombardamento del 1944 che rase al suolo il borgo, rimase miracolosamente in piedi la cattedrale di San Donnino, scrigno di tesori d’arte e simbolo della vocazione profonda di questo luogo: accogliere, essere crocevia, custodire il sacro nel passaggio.
La cattedrale, tesoro del borgo
San Donnino muore martire nel 293 d.C., ma passeranno molti secoli prima che a Fidenza venga costruita una cattedrale a lui intitolata. All’inizio era venerato in una piccola cappella, come tanti santi locali. Solo nei primi decenni del XII secolo, in un’epoca in cui nasce la cultura delle università e si afferma un nuovo pensiero teologico e simbolico, si sente il bisogno di costruire una cattedrale. I committenti si affidano così a Benedetto Antelami, grande scultore e architetto, probabilmente lombardo, che lascerà a Fidenza non solo il grande corpo romanico della chiesa, ma anche alcune opere scultoree di rara bellezza e valore. Sulla facciata le sculture dell’artista si alternano a quelli dei suoi aiuti. Iconografie ancora discusse tra gli studiosi - se storie legate al ciclo carolingio o immagini di pellegrini - decorano la facciata con rilievi e statue a tutto tondo. E poi le storie del santo protettore dei ponti e dei dissesti geologici, resi con efficace colorismo. Nel museo diocesano, è custodita la magnifica Madonna con il Bambino in maestà, realizzata per essere posta sull'altare maggiore del duomo, dalle vesti mosse da pieghe di ispirazione classica e il profilo del volto dolce ma volitivo di donna lombarda.
La nascita della diocesi
Per secoli, la città è rimasta sospesa tra due poli forti: Parma e Piacenza. Una città di confine, contesa. È per questo che nel 1601 papa Clemente VIII decide di erigere a Diocesi Fidenza, per porre fine alle rivalità che si combattevano anche sul terreno ecclesiastico. Da allora la città diventa autonoma, e fioriscono numerose chiese. Tra queste, Santa Maria Annunziata. Ma al di là delle bellezze storico artistiche del borgo, sono naturalmente le persone a contare. E anima del luogo, manco a dirlo, sono, tra gli altri, un sacerdote e un amministratore - don Mario Fontanelli e Maria Pia Bariggi - proprio come don Camillo e Peppone, i personaggi dei romanzi di Giovanni Guareschi ambientati a Brescello, località non lontana da Fidenza. Rispetto ai protagonisti letterari, non litigano e meno che meno si fanno i dispetti, ma come loro sanno collaborare per il bene comune.
Santa Maria Annunziata e il senso vivo della carità
La chiesa di Santa Annunziata, un tempo legata a un ospedale e a una confraternita, è oggi un presidio vivo della città, aperto all’accoglienza. Don Mario Fontanelli, parroco della chiesa, delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, canonico del Capitolo della Cattedrale e inoltre direttore del periodico diocesano “Il Risveglio”, parla di storia locale con passione, legando l’antico al presente. La parrocchia dell’Annunziata ospita attualmente ragazzi provenienti dal Corno d’Africa – eritrei, etiopi, somali – proseguendo una tradizione di carità che affonda le radici nel Medioevo. Prima di essere intitolata a Santa Maria Annunziata, la chiesa esaltava la Madonna come Madre della Misericordia, quando i volontari della confraternita omonima agivano anonimi, col cappuccio bianco, perché l’aiuto venisse dato gratuitamente e senza vanità. “Come diceva il mio predecessore don Enrico Tincati – ricorda don Mario - la chiesa non è solo liturgia, ma cura del povero, del malato, del pellegrino. E questa dimensione, a Fidenza, è rimasta viva: anche oggi, in un tempo in cui le povertà sono mutate, la comunità cristiana continua a offrire ospitalità concreta, visibile, tangibile”.
“All’ombra del Sacro”: un progetto che nasce dal territorio
“È su questo terreno – spirituale, culturale, civile – che nasce il progetto “All’ombra del Sacro”, non come semplice festival, ma come percorso di comunità”, spiega la professoressa Maria Pia Bariggi, vicesindaco del comune di Fidenza e delegata, tra le altre, a cultura, turismo e Progetto speciale via Francigena. L’iniziativa, attiva a Fidenza da diversi anni, vuole coinvolgere la cittadinanza in un processo di riscoperta del patrimonio culturale, spirituale e artistico locale. Non si tratta di eventi isolati, ma di una trama continua, che unisce passato e presente, parola e silenzio, studio e preghiera, festa e ascolto, perché “tutto è sacro: in ogni azione, nella natura e nell'azione dell'uomo sulla natura, ci sono le due dimensioni, quella del finito e quella dell'infinito; il sacro è ciò che li riunisce”, spiega la vicesindaca. Il primo dei due festival annuali è il “Francigena Fidenza Festival”, legato al grande percorso di pellegrinaggio che attraversa l’Europa e passa da Fidenza. L’altro, dedicato alla letteratura, prende di anno in anno un titolo diverso. Nel 2025 il titolo è "Testo... pretesto. Ogni libro è un viaggio", ispirato da una lirica di Mariangela Gualtieri: Io non ho mai parole abbastanza. Una frase che esprime bene il cuore del progetto: cercare parole che siano strumenti di dialogo tra finito e infinito, tra umano e divino.
Dove tutto parla di infinito
Le attività si svolgono nel cuore vivo della città: tra la chiesa e il chiostro della parrocchia di Santa Maria Assunta, luoghi che portano impresso il segno del sacro. Incontri, letture, maratone poetiche, simposi e laboratori sono tutti segnati da una ricerca di senso che passa attraverso la bellezza e la condivisione. Nel 2025, il progetto è giunto alla sua settima edizione con diversi appuntamenti: la caccia al tesoro letteraria, le presentazioni di libri, i momenti di ascolto e confronto, fino al coinvolgimento diretto delle famiglie e delle scuole. Si è inteso inserire tutto questo nel percorso del Giubileo, un’occasione in cui Fidenza ha rinnovato la propria vocazione di città accogliente, spirituale e aperta.
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