La Rete Teologica del Mediterraneo: ascoltiamo le vittime della guerra
Vatican News
Il simposio a Malta
La Rete Teologica del Mediterraneo (RTMed) ha recentemente concluso il suo simposio internazionale e transdisciplinare Sulle rotte del Mediterraneo. Linee di metodo per una teologia dal Mediterraneo, tenutosi dal 13 al 15 giugno presso il seminario diocesano di Rabat dell’Arcidiocesi di Malta. L’evento ha visto la partecipazione di docenti e ricercatori provenienti da varie zone del Mediterraneo: Malta, Beirut, Istanbul, Barcellona, Granada, Marsiglia, Abu Dhabi, Roma, Napoli, Bari, Venezia, Palermo, Lecce, Potenza, Genova, Romania e Marocco, Egitto e Algeria. L’obiettivo comune è stato quello di contribuire alla costruzione di un Mediterraneo di pace attraverso una teologia del dialogo e dell’accoglienza.
Mediterraneo, "mare di attraversamenti e contaminazioni"
Durante il simposio, i partecipanti hanno esplorato le radici storiche e culturali dell’isola di Malta, con visite guidate alle catacombe di sant’Agata e alla Grotta di san Paolo, e hanno partecipato a eventi culturali locali, come l’infiorata per la festa del Corpus Domini e la festa di Nostra Signora del Giglio a Mqabba. La riflessione teologica si è concentrata sul Mediterraneo come “mare di attraversamenti e di contaminazioni”, con gruppi di lavoro che hanno delineato un metodo teologico orientato alla valorizzazione delle diversità culturali e religiose.
La Trinità come modello di convivenza
La Rete ha ricevuto l’invito a partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Joseph Galea Curmi presso la concattedrale di San Giovanni nella Valletta, dove il vescovo ausiliare ha ricordato l’importanza della convivenza nella differenza, ispirata dal modello della Trinità. “In un Mediterraneo segnato da conflitti, divisioni e migrazioni, la Trinità ci offre un modello di convivenza nella differenza", ha affermato monsignor Galea Curmi in un passaggio dell’omelia. "Così come le tre Persone divine vivono nella perfetta unità senza annullare le diversità, allo stesso modo le nostre società mediterranee sono chiamate a valorizzare le culture, le lingue e le tradizioni senza paura dell’altro”.
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