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2025.05.17 Béatification Camille Costa de Beauregard Chambéry

? beato don Camille Costa, esempio di fedeltà quotidiana al Vangelo

A Chambery la Messa presieduta dal nunzio apostolico Migliore. L'arcivescovo della cittadina francese, capoluogo della Savoia, ha parlato della fede e dell'umiltà del sacerdote salito agli onori degli altari: "La santità è accessibile a tutti, consiste nel lasciare che Dio operi in noi e attraverso di noi". Poi l'invito a prendersi cura, come fece il nuovo beato, dell'umanità "dall'inizio alla fine"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

"La santità è accessibile a tutti". Così si è espresso monsignor Thibault Verny, arcivescovo di Chambery, nella Messa di beatificazione - celebrata nella cittadina francese, capoluogo della Savoia, nel pomeriggio di oggi, 17 maggio - del venerabile servo di Dio Camillo Costa de Beauregard, sacerdote diocesano vissuto nella seconda metà del diciannovesimo secolo e agli inizi del Novecento. In rappresentanza di Papa Leone XIV, il nunzio Celestino Migliore, che ha presieduto il rito. 

In una società che valorizza la forza, riscoprire l'umile servizio

Nell'omelia del presule che ha commentato il Vangelo di Marco sull'annuncio del calvario di Gesù e della sua resurrezione, l'accento è stato posto sull'insegnamento ai discepoli in cui il figlio di Dio si identifica con un bambino "che all'epoca era considerato trascurabile". Ma le parole "ciò che si fa ai piccoli, si fa a lui", ha spiegato Verny, ribaltano la scala dei valori nel nostro mondo. "In una società che valorizza la forza e il successo, Gesù ci invita a scoprire la sua presenza nei più piccoli. La strada verso la vera grandezza passa attraverso l'umile servizio". È stato in questo passaggio che si è manifestata la chiamata di Camille Costa de Beauregard, attanagliato nel profondo dalla figura di Cristo. Di fronte ai bambini orfani a causa dell'epidemia di colera, Camille riconobbe in loro un volto di Gesù: "Non ha tenuto per sé il tesoro della sua fede, ma lo ha condiviso in modo disinteressato. La sua vita è diventata un Vangelo vivente, una manifestazione dell'amore di Gesù per gli ultimi", ha sottolineato il vescovo di Chambery.

La santità non è da extraterrestri, è fedeltà al Vangelo

"Eppure Camille non era un extraterrestre", ha osservato l'arcivescovo. Educatore paziente ma anche caparbio, si è lasciato toccare dalle piccole cose di ogni giorno, attento a quella vulnerabilità in cui si rivela l'onnipotenza divina. Una santità la sua, ha osservato ancora Verny, che non è stata il frutto di sforzi sovrumani, ma della fedeltà quotidiana al Vangelo. "Camille ci mostra che la santità è accessibile a tutti, che consiste nel lasciare che Dio operi in noi e attraverso di noi". Il presule ha ricordato inoltre che attraverso la guarigione miracolosa di un bambino che stava per perdere la vista, il nuovo beato ha mostrato "l'urgenza di dare ai giovani una visione del futuro e della speranza, a patto che ci si prenda cura di loro guardandoli con gli occhi di Gesù". Seguendo le orme di Camillo, l'invito che è stato suggerito è a non disprezzare la nostra umanità, ma, appunto, a prendercene "cura dall'inizio alla fine". È questa la via per un autentico discepolato. Il Vangelo non è una favola, è stato precisato più volte nell'omelia, ma è un testo da considerare "realtà che trasforma la nostra vita". 

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17 maggio 2025, 16:00