Il vescovo ausiliare della Madre di Dio a Mosca: colpiti dalla spinta di pace del Papa
Federico Piana - Città del Vaticano
In Russia molti cuori non sono rimasti indifferenti alle parole sulla pace di Leone XIV pronunciate dalla Loggia centrale della Basilica di san Pietro la sera della sua elezione a Pontefice. “Ha colpito il suo appello alla pace disarmata e disarmante, un concetto semplice ma penetrante che ha anche ripetuto nei suoi successivi discorsi. Questo ha generato speranza”, rivela monsignor Nikolaj Gennad'evič Dubinin, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. A colpire parte dell’immaginario russo è stato anche un altro concetto: unità. “Il Papa – dice il vescovo in una conversazione con i media vaticani - ha ripetuto questa parola ben otto volte durante l’omelia della celebrazione eucaristica per l’inizio del suo ministero petrino. Un’esortazione importante non solo per la nostra Chiesa ma anche per tutta la società”.
Grande conforto
Dialogo, solidarietà e missionarietà sono gli altri concetti chiave di Leone XIV che hanno fatto breccia, fin da subito: “In fondo, tracciano una linea di continuità con il pontificato di Papa Francesco è questo ci dà grande conforto e un nuovo slancio”. Un balsamo che lenisce le ferite di una Chiesa locale drasticamente provata dal conflitto e che continua a pregare senza sosta per una completa cessazione di ogni ostilità. Il vescovo Dubinin mette in evidenza come la Chiesa russa sia super partes proprio perché nelle parrocchie “si ritrovano fedeli di diverse nazionalità, di diversa estrazione culturale e di pensiero. In questa situazione, la Chiesa condivide con la gente tutti i dolori, tutte le sofferenze. Ci pesa molto l’impotenza di non poter cambiare direttamente gli eventi ma confidiamo nell’azione di Leone XIV assistito dallo Spirito Santo”.
Uomo dal cuore aperto
Quando il nuovo Papa è stato eletto gran parte della società russa, anche quella lontana dalla Chiesa, ha espresso sorpresa e ammirazione per un uomo che ha fatto immediatamente una buona impressione: “È vero – conferma il vescovo ausiliare – sono stati tanti quelli che me lo hanno confidato. Sono rimasti positivamente sorpresi nel vedere un Pontefice giovanile, energico ed umanamente molto simpatico. Viene percepito come un uomo dal cuore aperto che sa anche aprire il cuore della gente. E questo è necessario per superare tutte le paure della nostra società”. Un segno tangibile di speranza è il pellegrinaggio che una copia dell’icona della Salus populi romani sta compiendo in tutte le parrocchie della Russia: “Il quadro della Madonna fu un dono che Papa Francesco volle farci dopo che i vescovi gli avevano chiesto un segno di consolazione per il fatto che molti fedeli non potranno venire a Roma come pellegrini per il Giubileo. Alla fine dell’Anno Santo l’icona sarà conservata nella cattedrale di Mosca”.
Dialogo essenziale
Sul fronte del dialogo interreligioso, dimensione essenziale anche per la costruzione della pace, c’è da registrare un avvenimento che monsignor Dubinin considera storico: la traduzione da parte di un gruppo di musulmani dell’enciclica dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale. “Mentre noi stavamo provvedendo alla traduzione in russo del documento, abbiamo appreso con gioia e sorpresa che i musulmani lo avevano fatto prima di noi. A questo punto lo hanno stampato e lo abbiamo proposto insieme. È la prima volta nella nostra storia che capita una cosa del genere: quel documento ha risvegliato il dialogo perché i musulmani hanno percepito che i contenuti dell’enciclica sono davvero rivolti a tutta l’umanità”.
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