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Uno scorcio della Creazione Uno scorcio della Creazione

"Credo in Dio, fonte di vita", Nicea e la teologia della Creazione

"Creatore di tutte le cose" si legge nel simbolo niceno, espresso nel 325 d.C. dal Concilio ecumenico che l'imperatore Costantino convocò il 20 maggio di quell'anno. Su questo aspetto della confessione cristiana si sofferma un libro di Simone Morandini, teologo e studioso di etica ambientale. La fede nell'atto creativo del Dio trino apre la via a una prospettiva ecologica fondamentale per il nostro tempo e per la cura della casa comune

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

Il Credo recitato la domenica a Messa affonda le sue radici nel Simbolo niceno, espresso 1700 anni fa, nel 325 d.C., dal primo Concilio ecumenico, a Nicea, e nel suo ampliamento legato al Concilio di Costantinopoli del 381, il cosiddetto Simbolo niceno-costantinopolitano. Già nel 325 troviamo almeno due riferimenti alla Creazione: leggiamo infatti di un solo Dio Padre, Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, e di un solo Signore, Gesù Cristo, figlio unigenito, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, attraverso il quale tutte le cose sono state create. Su questo elemento fondante si sofferma il libro di Simone Morandini, Credo in Dio, fonte di vita. Una fede ecologica (Bologna, EDB, 2025, pagine 172). L'autore, docente presso la Pontificia Università Antonianum e all'Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia, riflette sulla fede nell'atto creativo del Dio Trino, anche in una prospettiva ecologica, come recita il sottotitolo dell'agile volume. 

Ascolta l'intervista a Simone Morandini

Una fede ecologica

Precisa lo studioso: "Sarebbe anacronistico pensare che Nicea avesse in mente l'ecologia, nel momento in cui formulava la sua confessione, che aveva come oggetto, prima di tutto, la realtà dei rapporti tra il Padre e il Figlio. Certamente, però, la fede in Dio Creatore, che vi si esprime, è una potente fonte d'ispirazione per chi oggi cerca di riflettere sulla cura del Creato, nel contesto di una realtà del mondo minacciato da un grave degrado ecologico". Morandini, nelle sue pagine, compie un viaggio esatto e attento per arrivare alle fonti di questo aspetto del Credo cristiano in un tempo in cui il pianeta vive una profonda crisi, ma anche un rinnovato impegno.  

Il saggio di Simone Morandini
Il saggio di Simone Morandini

Il gemito della creazione

L'autore ha ritenuto importante inoltrarsi dentro i testi sacri perché, osserva, "una parte della teologia novecentesca ha sottovalutato la dimensione di creazione all'interno della testimonianza biblica". Come la rivalutazione dei testi sapienziali ha mostrato, spiega Morandini, "non può esserci una contrapposizione tra il Dio che redime e salva e il Signore che è all'origine del mondo". E sono molte le pagine su cui è opportuno soffermarsi e che il teologo analizza nel suo saggio: "Dalla Genesi alle testimonianze dei Salmi e dei Profeti, per giungere fino al Nuovo Testamento, dove, se da un lato incontriamo una narrazione di Cristo che condivide la fede del suo popolo in un Dio Creatore, origine e fonte di ogni caso, dall'altro, dopo la Resurrezione, si scopre che Lui Stesso ha a che fare con l'atto della creazione iniziale". Vi è poi l'aspetto del danno che l'essere umano può recare al Creato, e anche su questo punto sono molte le scritture a cui possiamo riferirci: tra queste la Lettera ai romani (8, 22), in cui san Paolo parla del gemito della Creazione. 

Lo sguardo di sant'Agostino

Alcune pagine del volume sono dedicate al pensiero, su questo tema, di Agostino di Ippona, una delle figure chiave della cultura cristiana affrontate dall'autore. "Il suo riferimento alla Creazione -dice Morandini - è forte già nelle Confessioni, dove cogliamo l'intreccio tra il percorso di ricerca personale e il tentativo di comprendere sempre meglio, dapprima in termini manichei, poi neoplatornici, e finalmente nella ricchezza della tradizione biblica, il mistero della Creazione. 'D'altra parte fuori - ricorda Morandini citando il santo di Ippona - di te non esisteva nulla, da cui potessi trarre le cose, o Dio, Trinità una e Unità trina' (Le Confessioni, 12,7)". Tra gli elementi forti sottolineati da sant'Agostino, l''idea, antimanichea, che la Creazione non può che essere buona, perché è prodotta da un Dio che non crea per bisogno ma per pienezza di bontà, come leggiamo ne La città di Dio.

Una grammatica per abitare il mondo

"La confessione di Dio in quanto Creatore è forse uno dei temi divenuti più problematici nel tempo della scienza", riflette Morandini. "È come se, ci dice in maniera un poco ingenua molta divulgazione scientifica, il fatto di comprendere i meccanismi tramite i quali si realizzano le dinamiche del mondo, ci consentisse di lasciare sullo sfondo l'origine fondante della realtà tutta, dei meccanismi stessi che la scienza studia". La teologia della Creazione ci permette di recuperare la possibilità di parlare del Creatore nel tempo della scienza, ed è una delle sfide portate avanti dal saggista nel suo libro. "Ritrovare questa dimensione della fede cristiana come possibile, confessabile, praticabile - conclude lo studioso - significa anche guadagnare uno sguardo penetrante sul mondo, capace di illuminarne il senso, come realtà buona, meritevole di cura, preziosa".

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20 maggio 2025, 09:00