In-Visibles, un documentario per dare voce a tutte le donne del mondo
Marina Tomarro – Città del Vaticano
Storie di donne coraggiose e rinate nonostante le violenze e i soprusi subiti. Il documentario In-Visibles, le racconta in 30 intensi minuti. Storie dove il dolore diventa anche volontà di aiutare altre donne a uscire dall’inferno. Perché insieme si può. Girato tra il Togo e il Ghana con la regia di Lia Beltrami, e prodotto da Aurora Vision, il cortometraggio ha come obiettivo non solo quello di dare voce alle donne invisibili attraverso l’ascolto ma di renderle anche "Ambasciatrici InVisibles", per annunciare a chi vive in situazioni di disperazione che una vita migliore è possibile per tutte.
Rispettare i diritti delle donne
“Questo documentario – spiega Maria Lia Zervino direttore relazioni istituzionali dell'Osservatorio mondiale delle donne – nasce da due realtà perché da una parte l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (Umofc) è già un osservatorio sulle donne di tutti i continenti, ma perché successivamente abbiamo deciso di realizzare un osservatorio vero e proprio per dare visibilità alle donne che, come dice Papa Francesco, purtroppo spesso cadono nella globalizzazione dell’indifferenza. Infatti il Santo Padre ha spesso sottolineato come spesso non siano rispettati i diritti delle donne che sono molto più vulnerabili degli uomini, e da qui abbiamo deciso di aiutare queste donne a cambiare le loro vite e questa è stata l’origine della nostra ricerca in Africa e del documentario In-Visiblesâ€.
Tante storie di sofferenza e di rinascita
Il documentario è stato girato in Togo e molte delle donne che vi hanno partecipato provengono dal Ghana dove spesso sono state vittime di situazioni di violenza e di disagio. “E’ stata davvero un'esperienza bellissima e molto coinvolgente – racconta Maria Lia Zervino – abbiamo vissuto con queste donne per due settimane stando sempre insieme e conoscendoci reciprocamente. Abbiamo conosciuto tantissime storie, come quella di Agnes e Benedicta Sokpo, madre e figlia. Benedicta ha una grave disabilità e per questa ragione la madre era stata abbandonata da tutti, ma lei non si è mai arresa. Ha combattuto e alcune suore l’hanno aiutata e hanno fatto studiare la figlia che oggi è una psicologa. E poi c’è la storia di Dorcas Fleur Kpodo che ha fondato un orfanotrofio perché li sono tantissimi i bambini che hanno bisogno di aiuto, lei stessa è stata vittima di violenza ma ne è uscita e ha voluto donare una speranza ai piccoli. Queste donne africane hanno una forza immensa e ogni volta che le sentivo parlare mi commuovevo, e questo è anche l’effetto che abbiamo voluto dare al nostro documentario, dove si vede la bellezza ma anche la sofferenzaâ€.
Educare tutti al rispetto del prossimo
Queste donne sono accompagnate dalla presenza di alcune religiose che insieme al network dell’Osservatorio Mondiale delle donne cercano di individuare i casi in cui è necessario intervenire per non lasciare sola la persona coinvolta. “La prima cosa è conquistare la fiducia di queste donne – sottolinea Zervino – perché solo così loro cominciano ad aprirsi, poi quando iniziano a parlare, lo fanno per giorni e giorni come una sorta di liberazione psicologica da tutto il dolore che si portano dentro. Per questo è importante la diffusione del nostro documentario, perché deve dare il coraggio alle donne che soffrono di riprendere in mano la loro vita e di cambiare, e deve essere visto da tutti anche dagli uomini per educarli al rispetto della donna!â€
Ancora troppe le donne invisibili nel mondo
In-Visibles è distribuito gratuitamente e si può vedere su diverse piattaforme. “Il nostro documentario – spiega Maria Lia Zervino – ha partecipato a diversi Festival e ha vinto anche dei premi. Il prossimo Festival dove verrà presentato sarà in Nigeria. Purtroppo nel mondo ci sono ancora milioni e milioni di donne invisibili. Quello che sappiamo è soltanto una parte. Per esempio, per quello che riguarda la tratta il 70 % delle vittime sono donne, è una violenza che non si ferma anche per questioni economiche e a questo bisogna aggiungere la discriminazione sull’educazione che c’è in tantissimi Paesi dove l’accesso all’educazione è differente tra maschi e femmine. E poi c’è la violenza sul lavoro e la violenza domestica che è una piaga tremenda. Io sono argentina e nel mio Paese ogni trenta ore c’è un femminicidio, neanche il Messico raggiunge questi livelli, per non parlare dell’India e del Pakistan, per questo non ci dobbiamo fermare, ma continuare a lavorare per dare a tutte una voce e una possibilità di vita dignitosaâ€.
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