Nosiglia, avviare “Agorà della Chiesa e della città sul servizio socialeâ€
Isabella Piro - Città del Vaticano
L’Agorà suggerita dall'Arcivescovo di Torino durante la Messa celebrata ieri pomeriggio nel Duomo della città, è una “chiamata a raccolta di tutte le componenti ecclesiali e cittadine, per verificare e discernere insieme la situazione attuale del servizio ai poveri, del lavoro, della sanità, dei migranti e per tracciare il cammino futuroâ€. “L’Agorà che propongo - ha spiegato monsignor Cesare Nosiglia - non è un convegno nel senso classico del termine, ma un convenire in stile sinodale in cui vengono coinvolti le istituzioni, le comunità, i gruppi associativi, le realtà che operano nel sociale, ogni battezzato e uomo di buona volontàâ€. Si tratta di “un esame di coscienza comunitario - ha aggiunto - che investe l’ambito civile e realizza quella comunione che si traduce servizioâ€. Se non si matura sin da ora “un clima di solidarietà – è stato infatti il monito del presule – il rischio è di trovarsi, già il prossimo anno, di fronte a emergenze economiche e sociali sempre più difficili da gestireâ€.
Un compito della comunità ecclesiale e civile
Ma l’Agorà riguarda anche la Chiesa – ha sottolineato l’Arcivescovo – perché essa è “chiamata a misurarsi sulle vie concrete del suo amore verso i poveri e chiunque è in difficoltàâ€. “Le nostre diocesi hanno le forze, le capacità e la spinta ideale per fare tutto ciò - ha detto il presule - ed alzare forte la voce nella nostra società, affinché queste persone non siano considerate come un’opzione di volontariato, ma un compito che riguarda tutta la comunità ecclesiale e civileâ€. Nella sua omelia, inoltre, Monsignor Nosiglia ha ricordato che la pandemia da Covid-19 “ci ha obbligati tutti a riconoscerci sulla stesa barca, più deboli, ma più unitiâ€. Ed ora che si avvicina il Natale, è giunto il momento di riscoprirne il valore autentico: non quello di “una festa consumistica e spendaccionaâ€, bensì quello che deriva “dalla nascita di un Bambino che ci è stato dato come Salvatore†e che “dona un senso alla nostra vita e alla storia del mondoâ€.
Condivisione come via per la gioia
Abituati a “pensare di essere autosufficienti†e a “credere di poter tenere lontane per sempre la malattia e la miseria dalle nostre viteâ€, ha aggiunto il presule, tutti abbiamo compreso che, invece, “è nella fraternità, nel condividere i doni, così come i bisogni, che si trova la via della gioiaâ€. La fraternità, quindi “è un dovere morale†verso i sofferenti, il che non significa vivere la solidarietà solo come beneficienza o assistenzialismoâ€, bensì come “amore disinteressato e sincero, condivisione e ascolto delle esigenze di cui ciascuno è portatoreâ€.
Ambito sociale, cristiani e cittadini
In quest’ottica, l’ambito sociale non riguarda solo chi vi opera attivamente, ma è il terreno dove ogni cristiano e cittadino è chiamato a misurarsi, poiché ciascuno di noi è custode di suo fratelloâ€. Ciò che occorre, in particolare, ha aggiunto il presule, è ripartire “dalla centralità della personaâ€, senza inseguire un mero efficientismo a discapito dell’andare realmente incontro alle necessità del prossimo. Per questo, Monsignor Nosiglia ha richiamato l’importanza del “volontariato quotidianoâ€, che sappia operare in modo capillare sul territorio, in un’ottica di “prossimitàâ€.
Alla celebrazione in Duomo ha partecipato un numero limitato di persone, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, ma tanti fedeli si sono uniti spiritualmente alla Messa grazie allo streaming su web. Quattro, in particolare, le realtà presenti - Caritas, Migrantes, Pastorale della Salute e Ufficio del Lavoro - le quali svolgono un compito di costante presenza e servizio a migliaia di poveri, senza fissa dimora, migranti, rom, lavoratori in difficoltà e operatori sanitari.
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