Vescovi Catalogna: rispettare la sentenza ma avviare dialogo
Lisa Zengarini - Città del Vaticano
La decisione presa “dalla magistratura di uno stato di diritto deve essere rispettata, così come ogni possibile decisione che potrebbe arrivare dalle corti europeeâ€. In uno Stato democratico, le leggi fondamentali che regolano il sistema politico e che sono state votate e approvate dai cittadini, costituiscono un referente di base dell’ordine socialeâ€. Lo affermano i vescovi della Catalogna (tra cui figurano gli arcivescovi di Barcellona, il cardinale Joan Josep Omella, e di Terragona, monsignor Joan Planellas Barnosell) in una lunga nota pubblicata immediatamente dopo la sentenza emessa oggi dalla Corte suprema spagnola.
Vescovi: situazione complessa
In seguito ai fatti del 2017 e alla detenzione preventiva di due anni, la Corte ha comminato pene dai 9 ai 13 anni di carcere ai 12 leader indipendentisti catalani, fra cui l’ex vicepremier Oriol Junqueras, riconosciuti colpevoli di ‘sedizione’ e ‘appropriazione indebita’. Mentre a Barcellona sono già cominciate le manifestazioni di protesta davanti alla Basilica della Sagrada Familia, i vescovi nella nota parlano di una situazione “diventata piuttosto complessa†dove è “difficile individuare le soluzioni†tra posizioni divergenti e sempre più radicali e “sentimenti differenziati e spesso misti tra le identità spagnola e catalanaâ€. “Ciò ostacola uno sguardo sereno sulla realtàâ€.
Un serio percorso di dialogo è la soluzione
Nella nota, ripresa dall’agenzia Sir, i vescovi affermano che per lo sviluppo armonioso di tutta la società, occorre “innescare qualcosa di più dell’applicazione della legge†e chiedono pertanto a tutte le forze in campo di intraprendere “la via della misericordia per disattivare la tensione accumulata negli ultimi anniâ€. L’unica soluzione possibile per una pacificazione nel territorio, è l’avvio di “un serio percorso di dialogo tra i governi spagnolo e catalano che consenta di trovare una soluzione politica adeguata, sapendo che dialogare significa rinunciare a parte di ciò che uno vorrebbe, per avvicinarsi all’altro e immaginare una soluzione soddisfacente tra tuttiâ€.
Alta la posta in gioco
Si tratta infatti, scrivono i vescovi, di “restituire alla gente il senso del futuro, di dare alle persone un orizzonte che dissipa la sensazione che non ci siano strade da percorrereâ€. Infine, occorre “costruire una società equa e solidale, rispettosa dell’uguaglianza delle persone, vicina a coloro che sono in difficoltàâ€. “La società catalana - si legge nella nota - deve far emergere le grandi energie che possiede di creatività e innovazione, di vicinanza a chi viene da lontano, di promozione dell’educazione e del tessuto culturale e associativo che la caratterizzaâ€.
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