Forum Oratori Italiani, a Molfetta tre giorni di formazione
Luisa Urbani â Città del Vaticano
Interrogarsi insieme su come declinare in futuro gli oratori, in modo che siano per i giovani âluoghi appropriati che li accolgano e dove possano recarsi spontaneamente e con fiducia per incontrare altri giovani sia nei momenti di sofferenza o di noia, sia quando desiderano festeggiare le loro gioie.â (Christus Vivit 218).
È questo lâobiettivo della terza edizione dellâHappening degli Oratori, lâiniziativa che rientra tra le attività del Forum degli Oratori (FOI) legato al Servizio nazionale di Pastorale Giovanile della Cei. Dopo qualche anno di sosta per la Gmg di Cracovia e per il Sinodo dei Giovani, gli animatori provenienti da tutta Italia si sono dati appuntamento a Molfetta, dal 4 al 6 settembre, per vivere un momento di vita comunitaria e di formazione che porterà frutti non solo per le singole comunità ma per lâintero mondo della pastorale oratoriana.
Lâoratorio come la fontana del villaggio
Sul manifesto dellâevento si legge la scritta H3O. âSi tratta di una sigla â spiega in unâintervista a Vatican News don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale di Pastorale Giovanile della Cei â che vuole ricordare la formula dellâacqua, H2O, per dire che lâoratorio è come la fontana del villaggio: qualcosa di gratuito, disponibile a tutti. Al posto del 2 però è stato inserito il numero 3, ad indicare la terza edizioneâ.
Andare oltre le mura per dialogare con la comunità
Anche la scelta del tema non è casuale. Quello adottato per questa occasione di cammino condiviso delle tante realtà che utilizzano lo strumento dellâoratorio per la crescita e lâevangelizzazione delle nuove generazioni è âFacciamo fuori lâoratorio. Oratori in uscitaâ. âIl termine âfare fuoriâ - prosegue don Falabretti - non ha lâaccezione negativa che viene solitamente data. Si tratta di un gioco di parole per evidenziare che bisogna avere il coraggio di aprirsi verso ciò che ci aspetta al di là della porta del nostro oratorio, che a volte corre il rischio di essere un circolo ricreativoâ spiega il sacerdote ricordando come âquesta è sempre stata la vocazione dellâoratorio: dialogare con tutta la comunitàâ.
Ascoltare, uscire, incontrare e osare
Il programma si articola su quattro parole: ascoltare, uscire, incontrare e osare. Termini chiave che guideranno il cammino degli oratori a cominciare dallâascoltare il frutto del lavoro del recente Sinodo, proseguendo con lâuscire per avvicinare nuove pratiche utili allâevangelizzazione, sperimentando lâincontrare dei momenti di fraternità fino allâosare in una proposta condivisa che guardi al futuro dellâoratorio nella Chiesa italiana. âLa dimensione dellâascolto - evidenzia don Falabretti - oggi è fondamentale e per questo lâoratorio deve imparare ancor di più ad ascoltare i giovani che spesso fanno fatica a trovare ascolto presso gli adultiâ.
Il Sinodo dei giovani
âIl Sinodo ha riconosciuto lâoratorio come una delle esperienze più significative della pastorale giovanile. Questo credito, che arriva da un luogo così significativo come il Sinodo dei vescovi della Chiesa universale, va ora riletto, ripreso e rilanciatoâ afferma don Falabretti sottolineando come il Sinodo abbia âfatto emergere alcune istanze molto serie sullâoratorioâ.
La prima riguarda gli educatori. âAbbiamo bisogno di migliorare le competenze: non possiamo più riprodurre gli schemi del passato per lâorganizzazione dei nostri oratoriâ spiega il sacerdote riconoscendo come âqualche volta nella Chiesa le azioni educative sono state un poâ improvvisateâ. âOggi - prosegue - lâannuncio del Vangelo lo fa praticamente solo la Chiesa e questo ci deve spingere a riflettere e a pensare a nuovi schemiâ. La seconda, la più forte, è riferita ai giovani che âoggi mostrano cambiamenti antropologici molto seri e profondi che devono spingerci ad una riflessioneâ. La terza istanza, invece, âè un appello rivolto a tutte le realtà comunitarie presenti nella Chiesa che devono proporre il messaggio evangelico con maggiore forza e luciditàâ dichiara il responsabile evidenziando come âquesto non è forte se è spiegato bene, ma se innanzitutto è mostrato bene con la propria vitaâ.
Lâoratorio come punto di riferimento
Lâoratorio è dunque un punto di riferimento fondamentale nella vita della chiesa e a dimostrarlo è la sua lunga esistenza. âLâoratorio - conclude don Falabretti - ha molti anni di vita. La Chiesa a un certo punto ha intuito, seppure attraverso lâesperienza di San Filippo Neri, che accogliere ragazzi, fare esperienze di vita comune ed educarli, si può fare anche attraverso il canto e il gioco. Questa intuizione, se ancora è utilizzata dopo tanti anni, significa che è giustaâ.
Lâorigine dell'oratorio e la figura di San Filippo Neri
Sono passati più di 500 anni infatti da quando San Filippo Neri, nella sua piccola camera nella sede della Confraternita della Carità a Roma, organizza una serie di incontri di preghiera accompagnati da canti e musica. Ben presto quella cameretta non basterà al numero crescente di amici spirituali e Filippo otterrà un locale della Chiesa di Santa Maria della Vallicella per ospitare altre persone. Unâesperienza che porterà il Santo della gioia ad essere ricordato come il papà dellâoratorio. Negli anni successivi infatti la sua attività verrà approvata da Papa Gregorio XIII che, nel 1575, erige con la Bolla âCopiosus in misericordia Deusâ la âCongregatio presbyterorm saecularium de Oratorio nuncupandaâ.
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