Frassati, la postulatrice: testimonial di vita cristiana in un mondo complesso
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Sia Giovanni Paolo II che Francesco si erano lasciati affascinare da Pier Giorgio Frassati, Un anno prima di beatificarlo, nel 1989, Papa Wojtyla aveva confessato di essere rimasto colpito dalla sua testimonianza cristiana; Papa Bergoglio lo avevo sentito nominare dal suo papà che era membro dell’Azione Cattolica ed era rimasto impressionato dalla sua gioia cristiana. Pier Giorgio Frassati insieme a Carlo Acutis sono i primi santi che Papa Leone canonizzerà e a loro si è riferito nel Giubileo dei giovani a Tor Vergata come modelli di ragazzi capaci di aspirare a cose grandi. Frassati sarà santo per il riconoscimento di un miracolo: la guarigione miracolosa del tendine di Achille spezzato di Juan Manuel Gutierrez, di origine messicana, oggi sacerdote dell’arcidiocesi di Los Angeles, nel 2017 era un giovane seminarista.
Una vita fatta di impegno
Un giovane che prega un altro giovane e che ottiene la grazia dice molto sull’attualità della santità di Pier Giorgio. I ragazzi infatti guardano a lui come “un’incarnazione vera e viva del modello di cristiano che vive affidandosi”. Così la postulatrice della causa di canonizzazione Silvia Correale, tratteggia la figura del prossimo santo. L’incontro con lui cambia, “più di ogni teoria”, offre la certezza che “vivere dai giovani cristiani in un mondo complesso è davvero possibile”. Una complessità che in Pier Giorgio si fa impegno sociale e politico. “Non era per lui concepibile – spiega la Correale - dare attenzione al povero senza contemporaneamente mantenere una attenzione costante alle dinamiche sociali e agli avvenimenti storici, al dibattito di idee e alla progettazione politica in corso nel Paese e nel mondo”.
Il fascio di luce
“La fede, continuamente alimentata dalla preghiera, dalla vita sacramentale, dal rapporto con la parola di Dio, era per lui – afferma la postulatrice - un potente fascio di luce da orientare su ciò che lo circondava per individuare quelli che chiamiamo oggi i segni dei tempi, cioè il discernimento laicale in azione”. E’ questa la benzina per la vitalità di Frassati e che rende il suo messaggio contemporaneo perché, vivendo nel mondo, “il cristiano trova il suo posto, non solo in famiglia, sul lavoro, nei rapporti affettivi, ma anche dentro la cultura e la storia del suo tempo”. Proprio “la laicità, il discernimento cristiano, innestato su un percorso di spiritualità, potrebbe forse essere una delle dorsali di un'efficace pastorale giovanile di oggi e trovare in Frassati un testimonial eloquente”. Stare nel mondo però non vuol dire ambire a dei posti di potere, “Pier Giorgio non fu mai capo né presidente di nulla”, significa invece – prosegue la Correale – l’essere attenti, vigili, partecipi con un stile di forza e di pacatezza insieme che potrebbe costituire ispirazione per un pensiero e un'azione politica in un tempo burrascoso come quello che stiamo vivendo”.
La fedeltà a Cristo
La montagna era il grande amore di Frassati, lì aveva sperimentato la fatica per giungere alla vetta ma trovava in questo percorso un grande insegnamento: ci vuole sacrificio per arrivare a scalare la cima più alta ma è quella più vicina a Dio. I suoi ultimi anni di vita furono all’insegna di molte rinunce ma anche nel segno di una spiritualità intensa: nel 1922 divenne terziario domenicano con il nome di Fra Girolamo, un omaggio a Savonarola di cui ammirava la purezza della fede contro ogni compromesso. “E’ un giovane uomo che attraversando le prove piccole e grandi della sua vita – nota la postulatrice - tiene insieme la sua persona e porta in ogni situazione, in ogni problema, in ogni dimensione dell'esistenza la ricerca intatta della fedeltà a Gesù Cristo. C'è il dolore, ma non c'è mai il tentennamento, c'è la tentazione, ma non c'è mai il cedimento, il buttare via qualcosa di sé. E tutto ciò senza sacrificare nulla del proprio essere giovane, ma godendo della vita fino in fondo”.
La fraternità universale
Questo è in fondo il messaggio di Pier Giorgio Frassati: l’affidamento allo Spirito e la possibilità di fare cose meravigliose, il mondo così cambia e si può intravedere il Regno di Dio. “Frassati – conclude la Correale - aveva in sé un profondo senso cristiano della fraternità universale, sentiva come cosa propria tutto ciò che accadeva lontano, in altri Paesi, in altre culture. I confini geografici non costituivano una barriera per la sua spiritualità”. “Con la violenza – scriveva Frassati negli appunti sulla carità – si semina l’odio e si raccolgono frutti nefasti di tale seminagione, con la carità si semina negli uomini la pace, ma non la pace del mondo, la Vera Pace che solo la Fede di Gesù Cristo ci può dare affratellandoci gli uni cogli altri”. Parole di cui oggi si sente più che mai il bisogno.
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