Musei Vaticani, nel 2026 manutenzione straordinaria del Giudizio Universale
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un intervento di manutenzione straordinaria sul Giudizio Universale di Michelangelo nel 2026 e, prima ancora il restauro della Loggia di Raffaello. È nel segno dei “grandi” della storia dell’arte che il nuovo capo del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani Paolo Violini si appresta “con emozione” al nuovo incarico. Subentrato dall’inizio del mese di agosto a Francesca Persegati, dal 2017 alla guida dell’istituzione fondata un secolo fa da Biagio Biagetti, Violini anticipa ai media vaticani le prime sfide che lo attendono.
Nel segno di Raffaello
Dal 1988 attivo nella ricerca e nella conservazione dei capolavori delle collezioni pontificie, ha esordito nel cantiere delle Stanze di Raffaello dove, come responsabile, ha completato i restauri della Stanza della Segnatura nel 2000, e della Stanza di Eliodoro nel 2012.
Compiere il ciclo con la Stanza dell’“Incendio di Borgo” è tra i suoi desideri: “Penso sempre a Raffaello perché ho lavorato per 17 anni nelle Stanze. Il restauro della Stanza dell’Incendio di Borgo – spiega - è stato solo avviato, ma non completato”. Affrontarlo significherebbe esplorare “un momento importante del passaggio tra Raffaello e la sua bottega”. Vorrebbe dire quindi “comprendere meglio gli affreschi della Sala di Costantino”, recentemente restituita al grande pubblico, eseguiti dagli allievi Giulio Romano e Giovanni Francesco Penni.
La manutenzione straordinaria del Giudizio Universale
Ma è sicuramente a partire da gennaio 2026 che l’attività del Laboratorio attirerà l’attenzione del grande pubblico. Con il nuovo anno infatti prenderà il via un’attività di manutenzione straordinaria sul Giudizio Universale di Michelangelo. Si tratta di un’opera che va ad affiancarsi a quella ordinaria, eseguita ogni anno tramite un elevatore o “ragno” meccanico. Si è resa necessaria per l’impatto che il gran numero di visitatori ha sulla conservazione degli affreschi più famosi al mondo. “Dovremmo concludere a marzo, in modo da liberare la parete prima dell’inizio della Settimana Santa”, anticipa Violini. Nei tre mesi di lavoro sarà montato “un ponteggio che coprirà l’intera parete. Sarà costituito da una dozzina di piani di lavoro con un elevatore che, per ridurre i tempi e non penalizzare la visione del pubblico, ci permetterà di poter lavorare anche in 10-12 persone contemporaneamente e avere un rapporto ravvicinato con l'opera”.
La Loggia di Raffaello, patrimonio dell’umanità
In avvio anche il progetto quinquennale di restauro della Loggia di Raffaello. “Quattordici campate di stucchi e affreschi raffinatissimi, opera di Giovanni da Udine e altri collaboratori”, definite da Paolo Violini “un patrimonio dell’umanità”: “hanno dato origine al genere decorativo della 'grottesca' ripresa dall’antichità romana e diffusissimo per tutto il Cinquecento”.
Passione e tradizione
Progetti impegnativi attendono dunque nei prossimi mesi i 26 restauratori vaticani del Laboratorio Dipinti, coadiuvati in alcuni casi da colleghi esterni, tutti coordinati da Violini. La forza della squadra risiede, oltre che nella passione per il proprio mestiere, in un patrimonio di sapere consolidatosi da una generazione all’altra. “Continuità” è forse infatti la parola che meglio può svelare il segreto della professionalità delle maestranze delle collezioni pontificie.
Un sapere ininterrotto
“Abbiamo una storia importante”, afferma Violini: “il Laboratorio nasce nel 1923, ma la storia della conservazione in Vaticano ha origini più lontane, quando le opere erano sotto la giurisdizione degli artisti dell'Accademia di San Luca nell'Ottocento”. C’è dunque “un filo di continuità” che non si è mai interrotto, passando per Biagio Biagetti, cento anni fa e arrivando a Francesca Persegati, prima donna assunta nell’istituzione nel 1990, che ha appena concluso il suo servizio.
Oltre la superficie
“Certi principi erano già presenti nel dibattito culturale ottocentesco e sono proseguiti nel tempo con tutte le variazioni, gli aggiornamenti tecnologici e scientifici della nostra professione”, prosegue il responsabile del Laboratorio rimarcando una peculiarità del restauro in Vaticano. “Più che in altre istituzioni qui è particolare l'attenzione al valore immateriale dell'opera d'arte”. Lo sguardo va cioè oltre la superficie pittorica. Al di là della mera conservazione materica di un dipinto, i restauratori del Papa sono anche custodi di un messaggio cristiano, di fede, che ogni opera sacra porta con sé. Un approccio olistico che avvicina il rapporto tra restauratore e dipinto a quello che intercorre tra un medico e un paziente.
La presenza di un Laboratorio interno ai Musei Vaticani favorisce una prospettiva conservativa privilegiata, garantendo alle future generazioni la salvaguardia di un patrimonio immenso: quello dei 7 chilometri del percorso espositivo, come quello presente nelle Basiliche romane o nei siti esterni di competenza vaticana.
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