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2025.07.18 Volontari Giubileo

I volontari del Giubileo: anche per noi un tempo per riscoprire la spiritualità

Parlano i giovani che assistono i pellegrini nel loro percorso verso la Porta Santa. Tutti testimoniano di un'esperienza che li arricchisce: l'incontro con le persone, essere a disposizione degli altri, collaborare insieme in un progetto comune

Jacopo Mancini - Città del Vaticano

Le pettorine verdi riflettono la luce delle prime ore del mattino in Piazza Pia, mentre i pellegrini, compatti, si avvicinano per chiedere informazioni. Poco dopo, la consegna della croce lignea a chi guida il cammino lungo Via della Conciliazione. Un sorriso, un cenno, un canto annunciano il via e i fedeli si dirigono verso la Porta Santa, mentre un altro gruppo di pellegrini si avvicina pregando al varco di accesso al percorso giubilare. È l’operosa quotidianità dei volontari dell’Anno Santo, un “esercito” silenzioso di 22 mila anime attente e discrete, provenienti da oltre 50 Paesi e da tutti i continenti: giovani e adulti, uniti dal desiderio di donarsi agli altri, mossi da una fede che si tramuta in gesto concreto. C’è chi è spinto da una spiritualità ritrovata, chi è mosso da una crisi personale trasformata in opportunità, chi dal desiderio di riscoprire il divino nei gesti quotidiani. 

Un'esperienza spartiacque

Sono le storie - diverse, ma tutte intime e potenti - di quanti hanno scelto di fare un’esperienza di volontariato a Roma durante l’Anno Santo. "Per me è stato davvero un passaggio di vita", racconta Faustina, 24 enne italiana di Caorle, in provincia di Venezia. "Quando ho visto un servizio in tv sui volontari del Giubileo, ho sentito qualcosa dentro. Ero reduce da un periodo difficile, una depressione che mi ha portato ad allontanarmi dagli altri e a non uscire più di casa". L’apatia provata negli ultimi anni, fino all’interruzione degli studi universitari in Lettere, ha gradualmente lasciato spazio a un entusiasmo ritrovato e alla ferma convinzione, sottolinea la giovane, della "bellezza della fede e delle persone". Il contatto con don Giuseppe, parroco della chiesa di Santo Stefano Protomartire, ha dato a Faustina la motivazione necessaria per voltare pagina nel libro della sua vita, lasciandosi alle spalle momenti difficili in cerca di un nuovo senso. "Ho iniziato un percorso di guarigione, e pian piano ho ritrovato entusiasmo e fiducia nelle persone - aggiunge -. Ho capito che la fede può essere qualcosa di meraviglioso. E poi lo scorso 8 maggio la fumata bianca, annunciata da un boato che mi ha raggiunta  all’interno della Basilica Vaticana, per me è stata cruciale: mai nella vita mi sarei aspettata di vivere un momento così importante proprio a Roma, da sempre la mia città del cuore". 

Giubileo della Speranza: le testimonianze dei volontari

Un servizio che alimenta la speranza

Con altri novanta volontari, Faustina alloggia alla Domus Spei, dove il senso di comunione pervade la quotidianità, come evidenzia anche Agustín, volontario argentino originario di San Isidro, nella provincia argentina di Buenos Aires. Occhiali da vista, barba leggermente incolta e tanti braccialetti ai polsi, il 28 enne rievoca con entusiasmo il suo impegno nel Movimento Giovanile salesiano come docente di letteratura, rimarcando una certa familiarità con le attività di volontariato. "La decisione di partecipare al Giubileo - afferma - non è stata impulsiva, ma frutto di un’ispirazione maturata nel corso degli anni. Temevo potesse diventare un’occasione turistica più che un momento di ricongiungimento con la fede. Invece ho percepito come ognuno venga toccato profondamente e personalmente da questa esperienza". L’interazione con i pellegrini e gli altri volontari diviene ”benzina” per Agustín, "una carica che alimenta la speranza", mentre precisa che "l’incontro con Dio viene vissuto al meglio nei piccoli momenti". Non sa ancora, il giovane argentino, cosa la vita avrà in serbo per lui al rientro a casa, previsto per i primi di agosto, dopo il Giubileo dei giovani, ma è certo che porterà sempre con sé "la consapevolezza che, di fronte a ogni difficoltà, la migliore risposta è collettiva: non dobbiamo dimenticare l’importanza di affrontare le sfide in maniera comunitaria". 

Da Taiwan a Roma per imparare ad essere comunità

Anche Allegra, volontaria proveniente da Taiwan, mette in luce il potere trasformativo di questa “avventura”. Nell’Urbe da maggio, la 30 enne appartenente a Comunione e Liberazione si è convertita da adulta e custodisce la fede come un dono fragile e prezioso, coltivato nella semplicità dei sorrisi, nelle parole offerte a chi cerca conforto. Le sue conoscenze linguistiche - cinese, inglese e italiano - le hanno permesso di essere un aiuto fondamentale per centinaia di fedeli, ma anche di vivere l’Anno giubilare come "un tempo per riscoprire la dimensione spirituale e il senso di comunità, valori che  - promette -, porterò con me a Taiwan". Allegra si dichiara pronta, una volta tornata nella sua terra natia, a farsi "messaggera dello spirito vissuto tra le strade e le Basiliche romane, essenziale per costruire ponti: la fede è relazione, incontro. E persino il più fugace sguardo può divenire una chiamata a servire".

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18 luglio 2025, 16:02