“Sacerdoti felici”, testimonianze di vocazioni e ripartenze da tutto il mondo
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
La voce della "chiamata" ha mille accenti, mille timbri diversi, eppure parla a tutti. Così oggi pomeriggio, 26 giugno, all’Auditorium Conciliazione di Roma, la multietnicità dei volti e delle lingue si è fatta eco di un unico annuncio: la vocazione è universale. Un invito alla gioia, alla rinascita interiore oltre ogni "paura", come suggerisce il titolo stesso, "Sacerdoti felici – Vi ho chiamato amici", scelto per l’incontro promosso dal Dicastero per il Clero in occasione del Giubileo dei Seminaristi e dei Sacerdoti. Contentezza e serenità, quella di chi sente di aver imboccato la strada giusta, si sono riflesse nelle testimonianze che si sono alternate sul palco, illuminate da volti che uniscono il "sacrificio" al "divertimento" del cuore. Con una “interruzione” d’eccezione, quella di Papa Leone XIV, che ha offerto un momento di riflessione sul senso profondo della vocazione. "Con lei, Santo Padre", è stato l'appello del cardinale Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, "vogliamo continuare a servire il Popolo di Dio con cuore gioioso e generoso".
Sacrificio e divertimento
Il porporato ha aperto l’incontro con un momento di preghiera, sottolineando il valore delle testimonianze giunte da ogni parte del globo nel contesto del Giubileo della speranza. Al suo saluto ha fatto seguito una prima sessione dedicata a diverse esperienze significative di pastorale vocazionale. Dall’America Latina, in particolare dall’Argentina, la dottoressa María Lía Zervino ha illustrato storie di vocazioni giovanili missionarie e locali, in cui “sacrificio e divertimento” vanno di pari passo, formando giovani “personalmente e comunitariamente”. Nuove generazioni che, “santificandosi", contemporaneamente "santificano”, e si avviano verso cammini sacerdotali, di vita consacrata o di matrimonio cristiano.
Oltre i timori della chiamata
Se la chiamata vocazionale può talvolta generare un senso di “paura”, la missione della Holy Family Mission, con sede presso la Glencomeragh House nel villaggio di Kilsheelan, in Irlanda, si propone di accompagnare i giovani a dare un'impavida risposta. “Quando Dio mette un desiderio nel cuore, è impossibile non realizzarlo”, ha spiegato la dottoressa Maura Murphy, una delle fondatrici della Holy Family Mission, illustrando i successi di un progetto passato da 12 a 35 seminaristi in pochi anni. Un risultato raggiunto anche grazie al supporto psicologico offerto: “Quando le persone sono seguite, si sentono più propense ad ascoltare e a rispondere alle domande profonde”.
Felici e fecondi
Scendendo a sud, in Spagna, don Florentino Pérez Vaquer, direttore del Segretariato della sottocommissione episcopale per i seminari della Conferenza Episcopale Spagnola, ha portato l'esempio di luoghi di formazione focalizzati sulla generazione Alfa, quella dei nati dopo il 2010. Il Seminario Minore San Juan de Ávila si muove in questa direzione, presentando il sacerdozio come "un’amicizia con Cristo", che rende i pastori “felici” nel senso etimologico del termine: “Fecondi”. I futuri sacerdoti, provenienti da diverse Chiese particolari, vivono insieme l’esperienza comunitaria, mantenendo tuttavia il legame con la propria diocesi d’origine.
Canti e musica
Alcuni momenti di canto e musica, a cura del coro Musicanova diretto dal maestro Fabrizio Barchi, hanno anticipato l’arrivo del Papa. Lo stesso Barchi, ricordando i 500 anni dalla nascita del compositore Giovanni Pierluigi da Palestrina e in sintonia con le parole del Pontefice, ha esortato a promuovere e far vivere la polifonia, che era stata lodata da Leone XIV per la sua "unità dinamica nella diversità".
Passione e tenerezza
Il cardinale You, salutando poi l'arrivo del Papa sul palco dell'Auditorium, ha richiamato il tema della felicità nel sacerdozio come “miglior annuncio” del Vangelo. “Un’amicizia”, quella con Gesù, che dona “senso e slancio” a tutto il ministero. La presenza di Leone XIV è stata definita “dono di comunione” e al contempo “segno profetico”: testimonianza che i sacerdoti non sono solo “funzionari del sacro”, ma pastori animati da “passione evangelica e tenerezza”. “Con Lei, Santo Padre – ha concluso il cardinale You – vogliamo guardare avanti con speranza. Vogliamo continuare a servire il Popolo di Dio con cuore gioioso e generoso. Vogliamo essere, in ogni angolo del mondo, pellegrini di speranza, al fianco dei Vescovi, dei nostri fratelli presbiteri, dei diaconi e dei fedeli laici, annunciando a tutti la bellezza del Vangelo”.
"Persone normali"
Dopo l’intervento del Pontefice, la seconda parte dell’incontro si è concentrata sulla formazione iniziale dei futuri sacerdoti. È ricominciato, quindi il giro del mondo, partendo proprio dagli Stati Uniti, patria di Papa Prevost, e dall’esperienza della diocesi di Wichita, in Kansas, dove sacerdoti impegnati nell’insegnamento della religione nelle scuole superiori locali hanno favorito l’ingresso di 12 giovani in seminario in soli quattro anni. Parola chiave: “Presbiterato sano”, testimoniato da persone “normali”, felici della propria scelta.
Percorsi sinodali
Padre Guy Bognon, segretario generale della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo, ha raccontato il lavoro del Dicastero per l’Evangelizzazione a favore della formazione dei sacerdoti in Africa, sostenendo concretamente 778 seminari che accolgono oltre 82 mila candidati. Il supporto avviene attraverso borse di studio e corsi di formazione, sia a Roma che nel continente africano. “I partecipanti ne escono felici e rinvigoriti”, ha affermato padre Bognon, citando l’esempio virtuoso del Bigard Memorial Seminary, nella diocesi di Enugu, in Nigeria, che conta oltre 700 seminaristi. Dalle Filippine, è arrivato il modello del Seminario Immacolata Concezione di Malolos, guidato da don Emmanuel Cruz. Un percorso formativo definito “sinodale”, perché capace di ascoltare le voci, i bisogni e le visioni delle “piccole comunità ecclesiali di base”.
Vivere in comunità
"Sinodalità" è anche la parola chiave delle attività del seminario conciliare San Carlo della diocesi di Socorro e San Gil. Ad introdurla è stato il rettore, monsignor Luis Augusto Campos Flórez. La formazione si articola attraverso cinque piccole comunità, presiedute da un sacerdote, che risiedono in casette costruite intorno ad una cappella che è centro di gravità della "presenza viva di Gesù". "Vivere in comunità", ha detto Campos Flórez, "prepara i futuri sacerdoti a corrispondere al loro ministero". Ogni casetta vive, nel corso dell'anno, momenti diversi animazione comunitaria, a cui partecipano anche le famiglie dei seminaristi.
Voci dei sacerdoti
A margine dell’evento, nell’atrio dell’Auditorium, i sacerdoti hanno scambiato chiacchere e impressioni, sull’evento e sull’intervento del Papa. “Non pensavo che sarei riuscito a vederlo da così vicino”, racconta padre Kendall, sacerdote statunitense che ha intrattenuto l’attesa per il Papa improvvisando una delle canzoni più famose e conosciute, Amazing Grace. “Sarebbe valsa la pena di smarrirlo”, fa eco padre Manoj, della diocesi di Calcutta, in India, sventolando festante il passaporto di un suo concittadino, anch'egli sacerdote. Smarrito, nella foga dell’arrivo di Leone XIV, è stato ritrovato da uno dei presenti. Consegnato alla reception, tramite una successiva comunicazione, il documento è stato riconsegnato al suo legittimo proprietario.
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