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Pio XII in occasione di un radiomessaggio del 1939 Pio XII in occasione di un radiomessaggio del 1939

Un documentario su Pio XII, il Papa che cambiò la comunicazione

Presentata l’11 giugno, a Palazzo Borromeo, l'opera filmica esplora il rapporto di Papa Pacelli con il cinema, “un tema fino a ora trascurato dagli storici”, ha evidenziato don Dario Viganò

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Due fotogrammi colpiscono l’attenzione e l’immaginazione, ma anche l’emozione di chi li guarda. Nel primo, Papa Pio XII è seduto sulla sedia gestatoria. L’aspetto è solenne e benedice chi gli sta intorno e resta a un livello più basso rispetto alla sua figura. Il secondo è lo stesso Papa Pacelli, vestito di bianco, immerso in una folla grigia che preme per andargli vicino e dirgli delle paure e delle angosce piombate su Roma durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Sono due momenti diversi della stessa persona, capaci di raccontare con grande intensità uno snodo che segnerà il cambiamento, un diverso modo di comunicare. L’11 giugno 2025, a Palazzo Borromeo, nell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, è stato presentato il documentario Il cinema di Pio XII tra guerra e silenzi. Il film è il risultato di un progetto finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR) e condotto da tre atenei italiani: l'Università degli Studi di Milano, l'Università "Suor Orsola Benincasa" di Napoli e l'Università Telematica Internazionale Uninettuno.

Tempi che cambiano

Il documentario esplora il rapporto tra Pio XII e il cinema, “un tema fino a ora trascurato dagli storici”, ha evidenziato don Dario Viganò, direttore del Centro CAST (Catholicism and Audiovisual Studies) dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno. L’apertura degli archivi vaticani e la scoperta di nuovi documenti offre la possibilità di comprendere la poliedricità della figura di Pio XII. Uno di questi aspetti è proprio il suo rapporto con il cinema. "È interessantissimo ad esempio - nota Viganò - come il Pontefice viva un momento paradossale: da un lato il cinema è all'apice, è il grande medium di massa nel Novecento, dall'altro lato però, proprio nel momento in cui riesce a realizzare quello che viene chiamato il pontificato globale, attraverso ad esempio il documentario Pastor Angelicus, lo stesso cinema rende visibili, forse come mai in quel momento, i segni di un avvio verso la secolarizzazione della società". Conclude il direttore del Centro CAST: “Da un lato mostra una Chiesa trionfante con Pio XII, una Chiesa a cui si fa riferimento: basti ricordare il Giubileo del Cinquanta, del grande ritorno degli atei, degli agnostici. Ma se il cinema è utilizzato come strumento per raccontare la centralità dell'Universalità della Chiesa Cattolica, lo stesso strumento diventa al contempo quello che modificherà proprio quegli stili di vita e quei valori che la Chiesa Cattolica fa sempre più fatica a mostrare come normativi dell'esperienza umana”.

Ascolta l'intervista a don Dario Viganò, direttore del Centro CAST (Catholicism and Audiovisual Studies) dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno

Cinema potente strumento di comunicazione

Il pontificato di Pio XII attraversò un periodo storico cruciale, la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda. Il cinema, in quegli anni, era diventato un mezzo di comunicazione di massa potentissimo, e il Pontefice seppe sfruttarlo per diffondere il messaggio cattolico. Il documentario si snoda soprattutto attraverso due film chiave del pontificato: Pastor Angelicus e Guerra alla Guerra. Il primo tratteggia la figura del Papa e il suo ministero, raccontando una sua giornata tipo tra vita privata e doveri pubblici, mentre il secondo è un film programmatico per condannare l'uso della violenza e indicare nella fede cristiana l'unico antidoto ai conflitti. Tuttavia, ha notato uno dei relatori, il vaticanista del Tg1 Rai Ignazio Ingrao, "Guerra alla Guerra finisce per rivelarsi un flop, forse perché troppo evidente l'intento pedagogico". Pastor Angelicus, invece, ottenne un successo straordinario e contribuì ad alimentare la forza della figura di Pio XII.

Un momento della presentazione a Palazzo Borromeo
Un momento della presentazione a Palazzo Borromeo

"Pastor Angelicus"

“La gestualità di Pio XII sembra fatta apposta per il cinema: la benedizione dalla sedia gestatoria, le braccia allargate nel quartiere San Lorenzo dopo i bombardamenti, l’espressione concentrata nella preghiera” ha evidenziato Ingrao, che ha posto l’accento sulla differenza tra l'attenzione di Pio XII per il cinema e quella dei regimi totalitari del periodo storico, con riferimento a Hitler, Mussolini e Stalin. “Mentre questi ultimi utilizzavano il cinema come strumento di propaganda e manipolazione delle masse, Pio XII lo vedeva come un mezzo per diffondere i segni della fede cristiana, della liturgia e aprire al mistero”. Il documentario presentato a Palazzo Borromeo, che verrà messo a disposizione di tutti nella digital library di Fondazione MAC, esplora anche il rapporto tra il cinema di ispirazione cattolica del secondo dopoguerra e il neorealismo, che secondo il vaticanista del GR1, "mira a mostrare l'impegno della Chiesa per aiutare i poveri, risollevare la popolazione piegata dalle conseguenze del conflitto mondiale".

Ascolta l'intervista al professor Christian Uva – docente all’Università Roma Tre

L’importanza dei gesti

Il documentario riesce con grande efficacia a mettere in evidenza due aspetti del pontificato: il magistero e la figura storica di Papa Pio XII. Spiega il professor Christian Uva, docente al DAMS dell’Università Roma Tre: “Una figura di altissimo profilo, quindi legata ancora a una storia che ci fa pensare al potere, in un certo modo, a qualcosa di distaccato fisicamente dalla cosiddetta massa. Quelle masse nel Novecento diventano protagoniste della storia. Lo stesso documentario mostra molto chiaramente quanto in alcune occasioni il Papa letteralmente si immerga, venga quasi fagocitato da queste masse". Il professor Uva evidenzia, inoltre, che l'episodio dei due bombardamenti romani è uno snodo fondamentale di cui nel documentario si avvertono alcuni segnali: "Fino a quella data tendenzialmente dominava il tipo di rappresentazione ieratica: il Papa appare nelle occasioni formali sulla sedia gestatoria, affacciato al balcone, ma ci sono anche occasioni in cui è molto vicino alla folla, la tocca e ne viene toccato. Sono quelle immagini che poi diventeranno per noi più familiari a partire da Giovanni XXIII e che diamo per scontate ma che effettivamente non lo erano affatto, fino a quella data". Il passaggio di Pacelli a San Lorenzo e San Giovanni dell'estate del '43 consente, spiega il docente, di saldare in maniera ideale queste due dimensioni, che diventano le due facce di una stessa medaglia.

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12 giugno 2025, 14:07