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La campagna "Trasformare il debito in speranza" di Caritas Internationalis La campagna "Trasformare il debito in speranza" di Caritas Internationalis

Debito e clima, la sfida globale, una tavola rotonda nel solco di Papa Francesco

Economisti, rappresentanti della società civile e funzionari vaticani si sono riuniti online per l’evento “Pellegrini di speranza: un’ispirazione giubilare per agire su debito, clima e sviluppo”, promosso da Caritas Internationalis e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Spengler: superare le crisi, condonando le obbligazioni. Suor Smerilli: troppe disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo. Caccia: promuovere sistemi economici che proteggano la dignità di ogni persona

Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano

Passare "dalle parola all'azione", perché "la speranza è il sogno di chi è sveglio". Ridurre le disuguaglianze tra Sud e Nord del mondo, condonando i debiti dei Paesi più poveri e promuovendo sistemi economici "al servizio della persona", come auspicato da Papa Francesco e rilanciato da Leone XIV. Questo è l’orizzonte emerso dalla tavola rotonda che ha riunito — collegati online da diverse parti del mondo — economisti, rappresentanti della società civile ed ecclesiastici per proporre soluzioni su come porre fine alla crisi del debito, che ancora oggi costringe miliardi di persone alla povertà.

L’evento, svoltosi questo pomeriggio, 28 maggio, dal titolo “Pellegrini di speranza: un’ispirazione giubilare per agire su debito, clima e sviluppo”, è stato organizzato da Caritas Internationalis e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. L'iniziativa si inserisce nel solco dell’appello di Papa Francesco, lanciato in occasione della , per la cancellazione delle obbligazioni nei Paesi più fortemente indebitati del mondo — non come atto di generosità, ma come gesto di giustizia.

La tavola rotonda, introdotta da Alfonso Apicella, advocacy senior officer di Caritas Internationalis, ha visto gli interventi del cardinale Jaime Spengler, Ofm, arcivescovo di Porto Alegre in Brasile e Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam); suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; l'arcivescovo Gabriele Giordano Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite; Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis; Martin Guzmán già ministro dell’Economia dell’Argentina e professore presso la Columbia University di New York; Lucy Esipila, segretaria esecutiva di Caritas Africa

Dalle parole all'azione

“La speranza è il sogno di chi è sveglio”: con questa citazione di Aristotele, il cardinale Spengler ha aperto il suo intervento. Una “speranza” che la Chiesa, oggi, deve promuovere sostenendo “la vita che vince sulla morte”. Sono tempi in cui, tuttavia, le ingiustizie si annidano “all’ombra dell'indifferenza”, ha detto il porporato, indicando nel debito dei Paesi più poveri “uno dei problemi strutturali”. L’esempio del Celam e delle sue 22 conferenze rappresenta quello di “problemi comuni”, tra cui “corruzione, traffico di droga e attacchi alla Casa Comune”.


Ci sono poi sfide concrete, come quella di Haiti, dove la tradizione cattolica e cristiana è quella di dare speranza, soprattutto nell’ottica del Giubileo in corso. A questo auspicio deve accompagnarsi una fede animata dalla continuità, come esemplificato da Papa Leone XIV, che ha insistito sul “riconoscimento del debito”. Esso, ha notato Spengler, divide soprattutto Nord e Sud del mondo. Occorre quindi passare dalle parole ai fatti, siglando patti tra Paesi che superino le crisi tramite il “condono del debito”. In questo senso, la prossima Cop30, in programma a novembre a Belém, in Brasile, rappresenta un’“opportunità”, ma anche un’“obbligazione” ad agire.

Le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo

Anche suor Smerilli ha menzionato la Cop30, un evento che il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale sta “accompagnando” e in cui, per la prima volta, la Chiesa – in particolare quella brasiliana – è “coinvolta in modo profondo”. A guidare l’approccio del Dicastero alle sfide mondiali è l’orizzonte di una vita “piena e dignitosa” per ogni individuo. Non si tratta solo di soddisfare i “bisogni primari”, ma anche di garantire “opportunità, giustizia e ambienti sani”. Per molti Paesi, però, la “trappola del debito insostenibile” rende questi obiettivi difficili da raggiungere. Quando la maggior parte delle risorse nazionali è destinata al rimborso del debito, resta poco per i servizi essenziali alla popolazione, ha detto la religiosa.

Ribadendo la duplice natura della crisi, suor Smerilli ha poi posto l’attenzione sul debito ecologico, che non si limita alle “emissioni di carbonio”, ma comprende anche “pratiche estrattive" e un generale "sfruttamento dei Paesi poveri”, privandoli di “elementi essenziali per il loro sviluppo”. “Il debito finanziario ed ecologico ha origine dallo stesso, ingiusto sistema globale”, ha sottolineato il segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, “un sistema che estrae risorse dal Sud per concentrarle nel Nord”. “Riconoscere questa realtà”, ha concluso, “può aprire nuove prospettive per una chiamata urgente e concreta alla responsabilità e al cambiamento”.

Sistemi economici per la dignità della persona

L'arcivescovo Caccia ha definito la crisi del debito un “fallimento del nostro sistema economico globale”, fornendo un dato: oltre 50 nazioni stanno vivendo o sono ad alto rischio di “debt distress” – la crisi causata dal debito – . Non sono solo “statistiche”: tali numeri rappresentano la vita di milioni di persone. “Se i bambini sono mandati a casa perché i professori non sono pagati, perché le risorse sono dirottate verso creditori stranieri, non è solo un fallimento economico, ma morale”, ha affermato Caccia.


La crisi del debito è aggravata da nuove forme di ingiustizia, come il debito ecologico. Il Papa ne ha parlato nella sua enciclica, di cui ricorre il decimo anniversario dalla pubblicazione, , riconoscendo che le nazioni che meno hanno contribuito al cambiamento climatico ne sopportano il peso maggiore. Questo crea un "circolo vizioso" di ingiustizia a cui non si vede una fine immediata. “Quale sistema economico vogliamo?” ha chiesto monsignor Caccia. Uno che “protegge gli interessi di pochi” o un altro che promuove “la dignità di tutti?” Questa è la missione comune: trasformare la “visione del Giubileo” in “azioni tangibili”, per un mondo che protegga il valore di ogni persona.

Le proposte di Francesco, rilanciate da Leone XIV

Il segretario generale di Caritas Internationalis Dutton ha ricordato come l’organizzazione, “voce di chi non ha voce”, abbia constatato nei Paesi più poveri che la crisi del debito rappresenta “uno scandalo del nostro tempo”. I dati parlano chiaro: “oltre 3,3 miliardi di persone vivono in Paesi in cui i governi spendono più per rimborsare i creditori che per garantire servizi essenziali come sanità, istruzione e preparazione alle catastrofi climatiche”. La questione, sintetizzata nel titolo della campagna di Caritas Internationalis per il Giubileo di quest’anno, “Trasformare il debito in speranza”, è sempre stata cara a Papa Francesco, che auspicava sistemi economici “al servizio” della persona. Nelle attuali dinamiche, al contrario, le persone sono spesso considerate “elementi secondari”. Dutton ha rilanciato l'importanza della Laudato si’, un’enciclica di grande rilevanza "sociale ed economica". In essa Francesco "ha indicato come la crisi sociale e quella ambientale siano strettamente interconnesse". Preoccupazioni condivise anche da Leone XIV che, ha osservato Dutton, desidera “lavorare per far fronte alle ingiustizie causate dal debito”.

I numeri della crisi

Guzmán ha spiegato come le questioni relative a debito, sviluppo e crisi climatica nei Paesi in via di sviluppo stiano “peggiorando invece di migliorare”. La disinformazione, inoltre, rischia di rallentare “riforme urgenti” che possano fare fronte a tali sfide. L’ex ministro argentino ha fornito ulteriori dati: 54 nazioni spendono più del 10 per cento delle entrate fiscali in interessi sul debito; 2,1 miliardi di persone vivono in Paesi che destinano più risorse al debito che all’istruzione. Nel 2014, il 27% dei Paesi a basso reddito era a rischio di incorrere nella crisi del debito; oggi la percentuale è salita al 52%. Il numero totale di Paesi che hanno superato questa soglia, vivendo la crisi in prima persona, è passato da 4 a 11. Le attuali politiche sulle obbligazioni “servono il mercato, non le persone”, ha concluso Guzmán.

Le sfide dell’Africa

Esipila ha raccontato un recente viaggio in Zimbabwe, dove ad alcuni bambini è stato chiesto quale fosse il loro sogno: “Dottore, professore, avvocato”. Sogni che, considerato il contesto in cui vivono, risultano “molto difficili da realizzare”. La causa è nuovamente il debito, che rappresenta una “sfida” per cui è necessario sostenere la campagna di Caritas. “Così stiamo dando speranza ai più piccoli”. Lo sviluppo economico in Africa, secondo Esipila, non può essere affrontato solo a “livello domestico”: “liberate dal debito”, tali nazioni avranno più spazio e possibilità per crescere e svilupparsi, arrivando, ad esempio, a dipendere sempre meno dalle importazioni alimentari.

I gesti concreti da intraprendere

È stato poi proiettato un video sull’iniziativa di Caritas Internationali “Relay of Hope”, in cui gruppi di tutto il mondo si sono uniti “passandosi simbolicamente” la luce di una candela, riflettendo sul motivo per cui “è necessario trasformare il debito in speranza” . Rispondendo ad alcune domande degli spettatori collegati, Apicella ha infine sottolineato che un “gesto concreto” per affrontare la crisi del debito è firmare e condividere la petizione online lanciata da Caritas Internationalis.


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28 maggio 2025, 16:41