"Costruirò la casa della pace", un percorso espositivo interattivo su Pio XI
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
"'La pace di Dio sorpassa ogni intelligenza', ed appunto per questo domina le cieche cupidigie ed evita le divisioni, le lotte e le discordie alle quali l’ingordigia dei beni materiali necessariamente dà origine", scriveva Papa Pio XI nella sua enciclica , del 23 dicembre 1922. Al pensiero di pace e al magistero di questo Pontefice il cui papato, dal 1922 al 1939, ha affrontato la gravità dell'era dei totalitarismi, è dedicata la mostra Costruirò la casa della pace negli spazi della maestosa villa Cusani Traversi Tittoni di Desio. L'esposizione è stata inaugurata, nel giorno natale di Papa Ratti, da un intervento di monsignor Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia accademia delle scienze e della Pontificia accademia delle scienze sociali e presidente di Fondazione Mac- Memorie Audiovisive del Cattolicesimo. Sono intervenuti anche Agostino Gavazzi e Franco Cajani, rispettivamente presidente e segretario generale del Centro internazionale di studi e documentazione - Cisd Pio XI, Claudio Lazzarotto, presidente di Amici della casa natale Pio XI, e Alfonso Terribile commissario prefettizio del comune di Desio.
Un viaggio storico interattivo
Il percorso ideato da Francesco Tagliabue si articola in diciotto aree, definite da grandi tele con riproduzioni di immagini e testi. Il visitatore, semplicemente appoggiando la mano su schermi interattivi, può compiere il suo itinerario, con approfondimenti sulla vita e sulle opere di Pio XI. Uno degli spazi della mostra è una stanza immersiva e il bagno nella storia è una caratteristica di tutto il tragitto, che si snoda tra schermi di grande formato su cui sono proiettati vecchi cinegiornali Luce, un libro interattivo che narra il "Rinascimento" del Vaticano voluto da Papa Ratti, reperti del museo della Fondazione casa natale Pio XI, suggestive immagini digitali riprodotte nella cappella settecentesca. L'iniziativa apre al pubblico dal 3 giugno e vede coinvolte diverse realtà insieme al Cisd Pio XI e alla Città di Desio; aderisce inoltre al progetto speciale Giubileo dei Pontefici, che permette di mettere in relazione e far conoscere i luoghi natali dei Papi lombardi e veneti del Novecento, san Pio X, Papa Ratti, san Giovanni XXIII, san Paolo VI, Papa Luciani.
Pio XI e i Giubilei
Nel corso della cerimonia inaugurale, monsignor Dario Edoardo Viganò ha ripercorso con dovizia di particolari la posizione di Pio XI rispetto ai nuovi mezzi della comunicazione, soprattutto in riferimento al Giubileo ordinario del 1925 e a quello straordinario del 1933, a diciannove secoli dalla morte e resurrezione di Gesù. Tra i due, il relatore ha accennato anche a quello del 1929, che il Pontefice indisse per celebrare il 50simo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che cadde, tra l'altro, nell'anno dei Patti Lateranensi e della crisi finanziaria di Wall Street. Osserva Viganò: "Con queste iniziative Pio XI intendeva mostrare, non solo simbolicamente, che era alla sede di Pietro e al vicario di Cristo che si doveva guardare per trovare una risposta alla frantumazione di identità e di valori innescata dalla crisi postbellica [...] non per caso l'11 dicembre 1925, al termine dell'Anno Santo, Pio XI pubblicò l'enciclica con la quale, introducendo nel calendario liturgico la festa di Cristo Re, sanciva il riconoscimento pubblico della regalità di Cristo".
Papa Achille Ratti e il cinema
Nel contributo di monsignor Viganò emergono alcuni elementi significativi del rapporto di Pio XI con i nuovi mezzi di comunicazione, in particolare emerge che Papa Achille Ratti è fino ad oggi l'unico Pontefice ad aver dedicato in via esclusiva un'enciclica al tema cinematografico. Promulga infatti, nota il presidente di Fondazione MAC, "nel 1936 , indirizzata all’episcopato degli Stati Uniti, rendendo chiaro come lo strumento fosse ritenuto degno di attenzione per il suo potenziale nel globalizzare il messaggio del cattolicesimo".
Pio XI ebbe grande attenzione nella gestione della divulgazione delle riprese filmate delle celebrazioni dei Giubilei, ed è da questo aspetto "che si ha forse - appunta monsignor Viganò - la percezione più chiara dell'evoluzione del pensiero del Pontefice rispetto al cinema e ai nuovi media". Negli Anni Santi del 1925 e del 1929 dispose il divieto assoluto di riprendere la persona del Papa durante le cerimonie ufficiali della liturgia cattolica. C'è una plausibile spiegazione dietro questo divieto: "Certamente ebbe un peso notevole un confronto con quanto era accaduto per il Giubleo di venticinque anni prima, in cui la Biograph utilizzò le vedute di Leone XIII [...] per cavalcare commercialmente lo scoop cinematografico che si era assicurata qualche tempo prima".
"Jubilaeum" e l'Anno Santo 1933
La svolta arrivò con l'ultimo Giubileo indetto da Papa Achille Ratti, nel 1933: "Quel Giubileo - precisa Viganò - segnò infatti il momento in cui Pio XI volle che il cinema entrasse in modo peculiare nei meccanismi dell'oliata macchina organizzativa delle grandi cerimonie della Roma cattolica, attraverso l'istituzione di un Centro di studi e di produzioni cinematrografiche, sorto nell'ambito del Comitato centrale dell'Anno Santo gestito dall'Azione Cattolica Italiana". La prima inziativa del centro fu la produzione del film ufficiale dell'anno Santo, Jubilaeum, al momento disperso e all'epoca fallimentare quanto a distribuzione e ricezione, soprattutto negli Stati Uniti, ma di grande rilevanza. "Se nel 1925 e nel 1929 - conclude monsignor Viganò - le disposizioni così rigide e categoriche di Pio XI, che tolsero dal campo il 'trofeo' più ambito da mostrare (l’immagine del Pontefice), hanno lasciato alla storia la paradossale documentazione di una capitale giubilante stretta intorno al soglio petrino, ma priva della testimonianza visiva del capo della cristianità, nell’appuntamento giubilare del 1933, a causa di una visione del cinema ancora associata alla speculazione che mischiava il sacro con il profano e divulgava contenuti lontani dall’etica cristiana, la Santa Sede non si fece trovare impreparata e decise di produrre autonomamente il film Jubilaeum che, pur nell’insuccesso che lo contraddistinse, segnò una assoluta novità nella storia del papato e una pietra miliare nel rapporto tra Chiesa e cinema".
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