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Un'immagine della Basilica di San Pietro durante la Notte bianca del Giubileo degli artisti Un'immagine della Basilica di San Pietro durante la Notte bianca del Giubileo degli artisti 

Spadaro: arte e poesia per dare un volto alla speranza

Una riflessione del sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione sul Giubileo degli artisti

di Antonio Spadaro, S.I.*

L’arte e la poesia sono in grado di dare una forma e un volto, spirituale e politico, alla speranza. Senza immaginazione non siamo capaci di cambiare le cose: sono gli artisti ad avere «la capacità di sognare nuove versioni del mondo», «la capacità d’introdurre novità nella storia», ha detto Francesco. Una delle peculiarità del suo pontificato è quella di dare al logos poetico una valenza magisteriale. Francesco non ha citato poesia e letteratura qua e là, ma l’ha pienamente integrata in esortazioni apostoliche (pensiamo a Querida Amazonia, ad esempio) come parte integrante del suo discorso.

Ma non solo: se da sempre la Chiesa è stata committente di arte, stabilendo con essa un rapporto forte (e non sempre sereno) per esprimere la propria visione nel tempo, oggi il Pontefice sembra richiamare gli artisti a una responsabilità ancora più alta; e ardua. Si rivolge all’arte per comprendere meglio la propria identità e la propria missione, con parole e immagini nuove, a volte necessariamente rivoluzionarie. E nel corso del tempo, l’arte ha sempre rappresentato una forma di resistenza e di rinascita anche nei momenti di crisi.

Papa Francesco è consapevole che il Giubileo della Speranza cade in un momento in cui il mondo vive una «crisi complessa, che è economica e sociale e, prima di tutto, è crisi dell’anima, crisi di significato». Allora «ci poniamo la questione del tempo e quella della rotta. Siamo pellegrini o erranti? Camminiamo con una meta o siamo dispersi nel vagare? L’artista è colui o colei che ha il compito di aiutare l’umanità a non perdere la direzione, a non smarrire l’orizzonte della speranza». Sono queste le parole fondamentali della sua omelia per la messa del Giubileo degli artisti e del mondo della cultura. Francesco conferisce all’arte una responsabilità sulla nostra storia, sulle vicende del mondo. E, d’altra parte, a chi si impegna nel mondo per una società più giusta è riconosciuta una creatività che li rende poeti, «poeti sociali».

A questa responsabilità fa pendant la convinzione che la speranza non è un’utopia e «si intreccia con il dramma dell’esistenza umana», nella quale risuona un’«eco di piombo» e un’«eco d’oro». Lo aveva detto il poeta gesuita Gerard Manley Hopkins, che il Papa gesuita cita direttamente. L’artista è sensibile a questi echi e compie un discernimento: sono canti di sirene che seducono oppure richiami della nostra umanità più vera?

Dunque: la cultura è un laboratorio vivo di idee e valori, capace di rigenerare il tessuto umano del nostro tempo. Il cristianesimo ha bisogno della speranza per diventare generativo, e tale speranza trova nell’arte e nella cultura il suo contesto privilegiato di espressione e trasformazione. Ma così Francesco dice anche qualcosa di impegnativo per gli artisti: la speranza è una forza che genera nuovi linguaggi, narrazioni e visioni. L’arte è una finestra sul futuro, e la poesia è un seme di futuro nascosto nel presente. Per questo gli artisti sono potenziali collaboratori nel trasmettere il messaggio cristiano attraverso la bellezza, e la loro creatività arricchisce il dialogo tra fede e cultura, illuminando percorsi nuovi di incontro e coesione. Il Giubileo degli artisti e del mondo della cultura ha dunque significato una tappa rilevante del cammino giubilare.

Si è aperto con una conferenza internazionale presso i Musei Vaticani, dove i direttori di alcuni tra i più prestigiosi musei e di istituzioni culturali del mondo si sono riuniti per esplorare nuovi linguaggi e strategie per la valorizzazione e la trasmissione del patrimonio religioso. Questo dialogo è culminato nella elaborazione di un Manifesto educativo e culturale, che ha riaffermato l’importanza del codice culturale cristiano come veicolo di speranza e dialogo intergenerazionale così caro al Pontefice. Non si tratta solo di preservare il passato, ma di renderlo rilevante per il loro futuro, sapendo che — come scrive Francesco — «nessun algoritmo potrà sostituire la poesia, l’ironia e l’amore».

Nello stesso giorno, a pochi passi dalla basilica di San Pietro, è stato inaugurato uno spazio espositivo d’avanguardia denominato Conciliazione 5. Questa window gallery rappresenta una finestra simbolica aperta sulla città e sul mondo, accogliendo il progetto dell’artista cinese Yan Pei-Ming che ha raffigurato ad acquarello volti di persone che vivono la struttura carceraria di Regina Coeli.

I ritratti della comunità carceraria esposti saranno proiettati anche sulla facciata della prigione per i successivi giorni giubilari. Il luogo della detenzione e della pena è il luogo della creatività e dei volti. L’anonimato è vinto, la reclusione e lo scarto si trasformano in annuncio di nuove possibilità, e dunque di speranza.

La spiritualità è stata al centro dei momenti celebrativi, con la messa presieduta dal cardinale José Tolentino de Mendonça che ha letto l’omelia preparata dal Santo Padre. E la giornata è culminata con una Notte Bianca in basilica, dove artisti e fedeli si sono uniti in un gesto simbolico e universale: il passaggio della Porta Santa, accompagnato da un percorso spirituale e culturale che ha invitato alla riflessione e alla contemplazione. È stato un modo alternativo e inusuale di varcare la soglia di San Pietro.

Non è mancato un momento di incontro e condivisione tra i rappresentanti di centri culturali cattolici e organismi internazionali impegnati nella promozione della cultura.

Un’attenzione speciale è stata assicurata a forme d’arte contemporanee come la «poesia visiva», protagonista dell’esposizione curata da Raffaella Perna dal titolo Global Visual Poetry, ospitata negli uffici del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Espressione di avanguardia, questa poesia che si esprime visualmente, ha ben significato quel che il Pontefice ha scritto nella sua omelia: «La vostra arte sia annuncio di un mondo nuovo. La vostra poesia ce lo faccia vedere! Non smettete mai di cercare, di interrogare, di rischiare». Utilizzando elementi visivi inaspettati e innovativi, la visual poetry, infatti trasforma la poesia in un’esperienza immersiva che rompe con le convenzioni, aprendo la porta a nuove modalità di interpretazione e comunicazione.

Il Giubileo degli artisti e del mondo della cultura 2025 si è posto come un richiamo universale a riscoprire la potenza creativa dell’arte e della cultura per costruire un futuro più umano e solidale.

Attraverso la celebrazione della bellezza e della creatività, il Giubileo ha voluto ispirare una nuova generazione di artisti, poeti e pensatori che sappiano trasformare il mondo con la forza della speranza. A questo punto qualcuno potrebbe dire: «Ma a che serve l’arte in un mondo ferito? Non ci sono forse cose più urgenti, più concrete, più necessarie?». La risposta è arrivata chiara e netta con le parole di Francesco: «L’arte non è un lusso, ma una necessità dello spirito. Non è fuga, ma responsabilità, invito all’azione, richiamo, grido».

*Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione

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21 febbraio 2025, 15:41