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Sinodo: è la periferia che è venuta al centro

Nelle testimonianze dei padri sinodali, e di chi ha seguito i lavori dell’assemblea, la consapevolezza di un’esperienza ecclesiale di incontro e dialogo interculturale senza precedenti

Fabio Colagrande -  Città del Vaticano

In conclusione del Sinodo speciale dedicato alla regione panamazzonica, ai nuovi possibili cammini ecclesiali e all’ecologia integrale, Radio Vaticana Italia ha ospitato le testimonianze di due padri sinodali e di un giornalista. Voci diverse che confermano l’impressione di un evento di Chiesa “in uscita” che realizzando un incontro con le periferie del mondo ha riflettuto su temi che riguardano tutta la Chiesa e l’umanità intera.

Carrasco: arricchimento e purificazione reciproca

“È la periferia che è venuta al centro. Roma, che rappresenta il centro della Chiesa, è diventato uno spazio che si è aperto a questa realtà”. Padre Roberto Carrasco, missionario peruviano degli Oblati di Maria Immacolata, sintetizza così le tre settimane del Sinodo amazzonico cui ha partecipato. “Oggi abbiamo veramente una grande speranza e ci sentiamo spinti a lavorare su una serie di proposte che adesso si trovano nelle mani di Papa Francesco”. Secondo il religioso, che ha una lunga esperienza come missionario in Amazzonia, questo Sinodo è stato diverso dagli altri. “È un segno dello Spirito, un segno della sinodalità che il Papa ha voluto dare a queste assemblee, perché tutti noi possiamo discernere insieme. La Chiesa in Occidente deve capire che un principio trinitario è la diversità: per raggiungere l’unità dobbiamo essere diversi, come lo sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Padre Carrasco sottolinea il valore del dialogo interculturale all’interno della Chiesa. “Oggi l’Europa si arricchisce incontrando i popoli dell’Amazzonia così come noi amazzonici siamo stati, in qualche modo, arricchiti dai missionari occidentali che hanno visitato le nostre terre annunciando il Vangelo. Non si tratta di imporre una cultura, ma di incontro, di dialogo. Si tratta di purificazione reciproca. Non è che solo gli indigeni che vengono qui a Roma debbono purificarsi, anche chi vive qui in Occidente deve purificarsi dalla convinzione di essere superiore all’altro”.

L'intervista a padre Roberto Carrasco

Giovenale: dal Sinodo proposte non solo per l’Amazzonia

“Sono venuto qui a Roma con dei sogni. Volevo confrontarmi con gli altri, ricevere spinte nuove per la mia missione, nuova grinta, e credo di esserci riuscito”. A dirlo è monsignor Flavio Giovenale, vescovo di Cruzeiro do Sul, nell’Amazzonia brasiliana, diocesi di quasi 130mila chilometri quadrati. “Ora – ci spiega – sto cercando di capire quali sono i punti delle conclusioni di questo Sinodo che possono aiutarmi di più nello sviluppo delle attività pastorali in diocesi”. Mons. Giovenale sottolinea come qualcuno sia rimasto un po’ deluso perché nel Documento finale non ci sarebbero formule specifiche, ma lui è di parere diverso. “Le formule spetta a noi vescovi trovarle, anche perché l’Amazzonia brasiliana è di per sé molto variegata, immaginiamo quanto sia diversa da quella degli altri otto paesi in cui si trova questo territorio”.  “Il Sinodo – spiega il presule di origini piemontesi – non può dare delle ricette puntuali che servono per una diocesi ma non per un’altra”. Secondo Giovenale questo Sinodo ha aiutato però indubbiamente a creare una consapevolezza più grande dei diritti di tutti. “Gesù ci dice che è venuto affinché tutti abbiano vita e vita in abbondanza e non solo alcuni, perciò – spiega il vescovo di Cruzeiro do Sul –  dobbiamo guardare a tutte le persone, a tutti i popoli e alla natura, come soggetti di diritti. Tutto ciò nel dialogo, non sempre facile, tra le varie culture, i vari popoli e le varie dimensioni della società”. Per quanto riguarda le novità sui temi di pastorale ed ecclesiologia monsignor Giovenale ci tiene a ricordare che il Sinodo non è deliberativo. “Noi ci limitiamo a fare delle proposte al Papa e il Papa poi valuterà se c’è la possibilità di accettarle o se c’è la necessità di ampliare il discorso a tutta la Chiesa universale. Certi problemi, infatti, non sono solo della Chiesa che è in Amazzonia, ma sono attualmente anche di altre regioni del mondo e in prospettiva, tra quindici vent’anni, lo saranno anche di altre”.

L'intervista a monsignor Flavio Giovenale

Castagnaro: vescovi amazzonici consapevoli della responsabilità

Mauro Castagnaro, giornalista italiano esperto di America Latina, ha seguito il Sinodo svolgendo un lavoro di consulenza per alcuni partecipanti all’assemblea sull’Amazzonia, assieme a un gruppo di teologi. “Credo che questo Sinodo sia stata una possibilità rara oggi, non soltanto a livello ecclesiale, ma anche sociale, per poter davvero ascoltare e guardare in volto le persone che vivono nella periferia del mondo”, racconta ai nostri microfoni. “Una periferia particolare come la regione amazzonica in cui sono un po’ concentrate, come in un laboratorio, le principali contraddizioni che a livello economico, sociale, culturale, e direi anche ecclesiale, riguardano il mondo intero”. Castagnaro è rimasto colpito in particolare dalla voce della maggioranza dei vescovi amazzonici, giunti a Roma – ci spiega – “con una grande consapevolezza del loro ruolo di rappresentanti di comunità locali che prima del Sinodo avevano vissuto un processo di partecipazione e ascolto davvero inedito. Circa centomila persone erano state direttamente consultate nella fase preparatoria, per cui i vescovi amazzonici sono arrivati qui con un’autorevolezza, una forza, una responsabilità verso le loro comunità che non è consueta in spazi a volte un po’ autoreferenziali”. Secondo Castagnaro i vescovi amazzonici sono stati anche molto in sintonia fra di loro, pur arrivando da territori diversi. “In questo – spiega – credo abbia giocato un ruolo importante il Papa che è stato presente, è intervenuto come fosse un padre sinodale come gli altri, ascoltando e stimolando, e ha garantito fin dall’inizio una libertà di discussione che ha permesso di affrontare questioni anche delicate”. Secondo il giornalista al Sinodo sono state anche questioni sociali, ambientali, economiche e politiche, ma è una scelta oggi necessaria per la Chiesa. “Se la Fede oggi vuole essere rilevante, significativa per l’umanità, non può ignorare le grandi questioni che attengono alla vita dell’uomo: la pace, la guerra, le ingiustizie e le disuguaglianze, le questioni dell’ambiente e cioè quello che il Papa chiama ‘ecologia integrale’".

L'intervista a Mauro Castagnaro

 

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27 ottobre 2019, 08:30