杏MAP导航

Cerca

2025.07.28 Luigi Pirandello

Ep. 1 - Pirandello e l'umorismo

Ridere è importante ma rischia di risultare un atto superficiale se non viene accompagnato e nutrito da una matura riflessione. In tale sintesi si specchia l’essenza dell’umorismo. Questo pensiero è espresso da Luigi Pirandello nel saggio (1908) intitolato, appunto, “L’umorismo”. Domina, in questa illuminante meditazione, il concetto del “sentimento del contrario”, che si alimenta di una consapevolezza riflessiva, la quale conferisce al riso uno status capace di contribuire al processo di formazione dell’individuo.

“Nella concezione di ogni opera umoristica – scrive il premio Nobel per la letteratura – la riflessione si nasconde, non resta invisibile, non resta cioè quasi una forma di sentimento, quasi uno specchio in cui il sentimento si rimira; ma gli si pone innanzi, da giudice; lo analizza, spassionandosene; ne scompone l’immagine; da questa analisi, però, da questa scomposizione, un altro sentimento sorge o spira, quello che potrebbe chiamarsi, e che io infatti chiamo ‘il sentimento del contrario’”.

Impegnandosi ad indagare il meccanismo della creazione “umoristica”, Pirandello corrobora la sua tesi con una serie di significativi esempi. Spicca quello che fa riferimento ad una vecchia signora, “coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili”. Di fronte a tale “spettacolo”, afferma lo scrittore, certamente verrebbe da “ridere”. Il riso deriverebbe dalla constatazione che quella vecchia signora è il “contrario” di ciò che “una vecchia rispettabile signora” dovrebbe essere.

Se uno si limitasse a questo rilievo, si arresterebbe di fronte ad una “impressione comica”. “Il comico – dichiara Pirandello – è appunto un avvertimento del contrario”. Ma se nell’individuo interviene la riflessione ed essa gli suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a “pararsi come un pappagallo”, ma che ne soffre e lo fa solamente perché “pietosamente s’inganna che, così parata, nascondendo le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei”, ecco che l’individuo sente che di lei non può ridere come prima.

Infatti la riflessione ha lavorato in lui, lo ha fatto andare oltre il “primo avvertimento”. Insomma, grazie alla riflessione, l’individuo passa dall’”avvertimento del contrario” al “sentimento del contrario”. In questo cruciale passaggio, sentenzia Pirandello, consiste la differenza tra il comico e l’umoristico. E tale passaggio segna, in modo solenne, il superamento della poetica veristica, dominante per l’intero Ottocento. Attraverso la tesi dell’umorismo, lo scrittore tesse un’azione di logoramento e di svuotamento dei moduli veristici, trascendendo la piatta dimensione fenomenica per tentare di ghermire la realtà sondandola nei suoi recessi più remoti. Operazione, questa, che può determinare un radicale rovesciamento di prospettiva: dal riso iniziale alla pietà.

Il riferimento alla vecchia signora testimonia, inoltre, la tendenza – caratteristica pregnante in Pirandello – di “fare violenza alle sagome più consuete della realtà”, come ha scritto il critico letterario Giacomo Debenedetti. Questa deformazione della realtà procede spedita nella direzione del paradosso e del grottesco, e serve a denunciare, con icastica evidenza, le contraddizioni insite nelle polverose e trite convenzioni sociali.

Gabriele Nicolò

28 luglio 2025