Ep. 6 - Il Giubileo delle persone con disabilità
Nel sesto episodio di Specchi, il protagonista è Federico Azzaro, 35 anni, giornalista, poeta e scrittore affetto da tetraparesi spastica. L’occasione è il Giubileo delle persone con disabilità, celebrato a Roma nell’aprile 2025 in piena Sede Vacante. Azzaro, che ha svolto uno stage presso L’Osservatore Romano, diventa testimone vivo di speranza e dignità, contro ogni forma di “scarto”.“Dipende se tu guardi la persona o la carrozzina. La carrozzina può diventare un biglietto da visita che non rende giustizia alla persona”, ammonisce Federico. Il suo invito è rivolto soprattutto a chi lavora nel sociale: “Fate attenzione, può diventare una barriera architettonica mentale”.
Il racconto della sua vita inizia da un elicottero: nato a Subiaco con asfissia prenatale, fu trasportato d’urgenza a Roma dove i medici lo davano per spacciato. E invece, dice lui, “sono qui per dire a chi la vita non sorride che c’è sempre una finestra di speranza: dovete solo aprirla e far prendere aria alla vostra anima”. Federico si è laureato in Scienze religiose nel 2022 e ha scoperto nella scrittura una vocazione e una professione. Ha già pubblicato due libri: "Verso l’infinito e oltre il desiderio" (2020), raccolta di riflessioni scritte tra pandemia e studi teologici, e "I miei intimi soliloqui" (2024), poesie nate durante una dolorosa convalescenza post-operatoria. “La poesia mi accompagna da quando ho quindici anni: l’ho incontrata in un periodo difficile, quando mia madre si ammalò di depressione”.
Il suo amore per la vita nasce dalla fede: “Un cuore senza ragione è smidollato. Dio è il partner dei miei intimi soliloqui”, afferma citando Viktor Frankl. “Il nostro cuore può essere la stanza dove incontrare Dio. Ma ricordiamoci: nessuno si salva da solo. Come nel girotondo: o si casca tutti, o si sta in piedi insieme”. Nel podcast, Federico commenta tre sue poesie. In "Tempo pieno" invita a reagire all’angoscia: “L’attacco di panico è solo fame d’aria che fa l’amore con la voglia di vivere”. In "Ossimoro" affronta il pregiudizio: “Penso di avere tanto da dare, ma combatto contro l’ossimoro del mio biglietto da visita: la carrozzina. Non è un problema per me, ma per gli altri. Problema loro”. In "Terapia d’urto" rilancia: “Prendi il tuo limite, piegalo bene nella valigia e fanne il tuo punto di forza”.
Tutto il suo pensiero ruota attorno a un concetto: il tempo vissuto come kairòs, occasione favorevole. “Evitiamo l’ipertono dei cuori – conclude –. La mia tetraparesi causa irrigidimento muscolare. Ecco, oggi anche i cuori sono rigidi: dobbiamo imparare ad essere più fluidi, più umani. C’è urgenza di tornare ad accogliere”.