Ep. 348 - Papale papale - "Fantasia"
Francesco,
Il nostro mondo, come osservava quarant’anni fa San Giovanni Paolo II, «sembra non lasci spazio alla misericordia» (Enc. Dives in misericordia, 2). Ciascuno di noi è chiamato a invertire la rotta. E questo è possibile se ci lasciamo toccare in prima persona dalla potenza della misericordia di Dio. Luogo privilegiato per fare questa esperienza è il sacramento della Riconciliazione. Nel presentare al Signore le nostre miserie, siamo avvolti dalla misericordia del Padre. Ed è questa misericordia che siamo chiamati a vivere e a donare. Sempre viene da Dio, per noi e per gli altri. Dopo aver visto le piaghe della città in cui viviamo, la misericordia ci invita ad avere “fantasia” nelle mani. È quanto avete fatto in questo tempo di pandemia, e tanto! Accettata la sfida di rispondere a una situazione concreta, avete saputo adeguare il vostro servizio alle nuove necessità imposte dal virus. Mi piace ricordare anche un piccolo-grande gesto che il gruppo giovani del Circolo ha compiuto verso i soci più anziani: un giro di telefonate per vedere se tutto andava bene e per fare loro un po’ di compagnia. Questa è la fantasia della misericordia.
Giovanni Paolo II,
Cristo è il Dio della speranza, della novità, del futuro. La più insidiosa tentazione dei nostri giorni, la più sottile, è proprio quella della rinuncia alla speranza, alla definitiva rinascita dell’umanità. Cristo, che ha vinto la morte, vi dà fede, fantasia, forza sufficiente per caricare di speranza la vostra Sicilia!
(...) Sconfiggete il grigio disfattismo, l’individualismo egoista. Siate annunciatori di un progetto globale di salvezza, della liberazione di tutti gli uomini e di tutto l’uomo dalla schiavitù del peccato e non solo dalle strutture ingiuste... Ed infine, vivete e costruite questa speranza con la Chiesa!
Paolo VI,
Prima di ripetere la nostra benedizione fuori della Basilica, sulla Piazza, cioè anche su lo spazio profano in cui si svolge la nostra vita comune e sociale, vi faremo la confidenza d'una fantasia, che ci ha invaso il cervello durante la sacra funzione. Noi sognavamo, forse pensando che oggi, nel pomeriggio, dopo aver reso omaggio alla statua della Madonna su la colonna a Piazza di Spagna, come ogni anno a questa data benedetta, saliremo a S. Maria Maggiore per pregare un momento in consonanza spirituale con le comunità religiose di clausura; e sarà come un coro di voci angeliche che salirà nel cielo di tutto il mondo; e ricordando che quella Madonna, onorata col titolo di «Salute del Popolo Romano», si chiama anche, per una storia che ora non diciamo, «Madonna della neve», noi sognavamo ad occhi aperti: come sarebbe bello che l'Immacolata stendesse su Roma e anche su tutta la terra un candido, stupendo manto purissimo, della sua neve, cioè della sua purezza, della sua innocenza, della sua bellezza; e noi tutti avessimo, uscendo da S. Pietro, una trasfigurata visione del mondo, come fosse tutto coperto di bianchissima, soffice, angelica neve spirituale!
Benedetto XVI,
Visitando un vivaio botanico, si rimane stupefatti dinanzi alla varietà di piante e di fiori, e viene spontaneo pensare alla fantasia del Creatore che ha reso la terra un meraviglioso giardino. Analogo sentimento ci coglie quando consideriamo lo spettacolo della santità: il mondo ci appare come un "giardino", dove lo Spirito di Dio ha suscitato con mirabile fantasia una moltitudine di santi e sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua, popolo e cultura. Ognuno è diverso dall’altro, con la singolarità della propria personalità umana e del proprio carisma spirituale. Tutti però recano impresso il "sigillo" di Gesù (cfr Ap 7,3), cioè l’impronta del suo amore, testimoniato attraverso la Croce.