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2025.05.27 copertina podcast Leone dixit

Ep. 10 - Quella roccia che sostiene i nostri passi

Quando scegliamo, in senso forte, decidiamo chi vogliamo diventare. La scelta per eccellenza, infatti, è la decisione per la nostra vita: quale uomo vuoi essere? Quale donna vuoi essere? Carissimi giovani, a scegliere si impara attraverso le prove della vita, e prima di tutto ricordando che noi siamo stati scelti. Tale memoria va esplorata ed educata. Abbiamo ricevuto la vita gratis, senza sceglierla! All’origine di noi stessi non c’è stata una nostra decisione, ma un amore che ci ha voluti. Nel corso dell’esistenza, si dimostra davvero amico chi ci aiuta a riconoscere e rinnovare questa grazia nelle scelte che siamo chiamati a prendere. Cari giovani, avete detto bene: “scegliere significa anche rinunciare ad altro, e questo a volte ci blocca”. Per essere liberi, occorre partire dal fondamento stabile, dalla roccia che sostiene i nostri passi. Questa roccia è un amore che ci precede, ci sorprende e ci supera infinitamente: è l’amore di Dio. 

Al calar della sera, di fronte a un milione di giovani pellegrini radunati a Tor Vergata, il Papa ha risposto così alla domanda di una di loro. Leone XIV ha richiamato alla memoria dei partecipanti al Giubileo dei Giovani che non abbiamo deciso noi di nascere e di vivere. Ma che siamo il frutto di un amore che ci ha voluti. È un dato di esperienza, che richiama allo stupore di fronte alla realtà, al fatto di esistere, al fatto di essere tenuti in vita istante dopo istante. Papa Leone ha quindi spiegato che per essere liberi bisogna partire proprio dalla “roccia” che ci sostiene, da quell’amore che ci precede, ci supera, ci attende e continua a donarci la vita istante dopo istante.

Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un'esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito. 

Nell’omelia della Messa celebrata a Tor Vergata, Leone ha ricordato al milione di giovani presenti per il Giubileo che ognuno porta dentro di sé una scintilla di infinito. È un desiderio che tutti provano o hanno provato, e che rende inappagati di fronte a qualsiasi risposta umana, a qualsiasi “surrogato”. È un desiderio che con gli anni impariamo a nascondere e a sopire, ma che è pronto a riaccendersi, come accadeva a coloro che si imbattevano in Gesù sulle strade della Galilea e della Giudea. Come accade oggi quando ci imbattiamo nei tanti suoi testimoni che nel mondo annunciano il Vangelo con la loro vita. Per essere liberi, bisogna partire da qui: da quell’amore infinito che ci dona gratis la vita e ci vuole felici. A noi è chiesto soltanto di dire di “sì” e di permettere alla sua Grazia di abbracciarci.
 

05 agosto 2025