Ep. 7 - Unità nella diversità
Carissimi, la storia di Pietro e Paolo ci insegna che la comunione a cui il Signore ci chiama è un’armonia di voci e di volti e non cancella la libertà di ognuno. I nostri Patroni hanno percorso sentieri diversi, hanno avuto idee differenti, a volte si sono confrontati e scontrati con franchezza evangelica. Eppure ciò non ha impedito loro di vivere la concordia apostolorum, cioè una viva comunione nello Spirito, una feconda sintonia nella diversità. Come afferma Sant’Agostino, «un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch’essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola». Tutto questo ci interroga sul cammino della comunione ecclesiale. Essa nasce dall’impulso dello Spirito, unisce le diversità e crea ponti di unità nella varietà dei carismi, dei doni e dei ministeri. È importante imparare a vivere così la comunione, come unità nella diversità, perché la varietà dei doni, raccordata nella confessione dell’unica fede, contribuisca all’annuncio del Vangelo. Su questa strada siamo chiamati a camminare, proprio guardando a Pietro e Paolo, perché di tale fraternità abbiamo tutti bisogno.
Nell’omelia della Messa per la festa dei santi patroni di Roma Pietro e Paolo, Papa Leone ha parlato delle differenze e dei contrasti tra l’apostolo che Gesù aveva indicato come “roccia” e l’apostolo delle genti convertitosi sulla via di Damasco. La comunione è unità nella diversità, non omologazione. Ed è autentica comunione se è vissuta nella fraternità: allora le diversità, i contrasti, le discussioni anche accese, non arrivano mai a delegittimare, a schernire, a ferire il fratello nella fede che non la pensa come noi. Non arrivano mai a usare linguaggi di odio e di disprezzo, a ridicolizzare, ad attaccare le persone… Quanti cristiani ancora non si rendono conto della contro-testimonianza evangelica rappresentata da certi atteggiamenti, purtroppo amplificati negli ultimi anni dai social media. “Di fraternità abbiamo tutti bisogno”, ripete Leone. Anche perché senza fraternità vissuta, non si testimonia il Vangelo: quando ci odiamo tra di noi testimoniamo l’esatto contrario.
I santi Pietro e Paolo ci interpellano anche sulla vitalità della nostra fede. Nell’esperienza del discepolato, infatti, c’è sempre il rischio di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono senza rinnovarsi e senza cogliere le sfide del presente. Nella storia dei due Apostoli, invece, ci ispira la loro volontà di aprirsi ai cambiamenti, di lasciarsi interrogare dagli avvenimenti, dagli incontri e dalle situazioni concrete delle comunità, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede.
Nella stessa omelia, Papa Leone ci ha invitato tutti a non cadere nell’abitudine, nel ritualismo, negli schemi che si ripetono. Papa Francesco avrebbe detto: nel “si è sempre fatto così!”. La testimonianza personale di Pietro e Paolo, invece, ci parla di una fede che si apre ai cambiamenti, si lascia sfidare, si mette in discussione, si fa interrogare dalle circostanze della realtà. Quante energie che a volte dedichiamo nell’attaccarci a vicenda, in modo autoreferenziale, potrebbero invece essere dedicate a cercare di rispondere, attraverso la testimonianza, alle inquietudini del nostro tempo.
Andrea Tornielli