Ep. 8 - Il grido disperato del Creato
“All’inizio della Messa abbiamo pregato per la conversione, la nostra conversione. Vorrei aggiungere che dobbiamo pregare per la conversione di tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune. Tanti disastri naturali che ancora vediamo nel mondo, quasi tutti i giorni in tanti luoghi, in tanti Paesi, sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita. Perciò dobbiamo chiederci se noi stessi stiamo vivendo o no quella conversione: quanto ce n’è bisogno!”.
Nell’omelia della Messa per il Creato, celebrata nel Borgo Laudato si’ di Castelgandolfo, Papa Leone ha aggiunto delle parole a braccio, parole che gli sono sgorgate dal cuore, e ha parlato della crisi climatica, chiedendo conversione – sia dentro che fuori la Chiesa – per chi ancora non riconosce l’urgenza di curare la Casa comune. In piena sintonia con il messaggio dell’enciclica Laudato si’, pubblicata da Papa Francesco 10 anni fa, il suo Successore ha mostrato la radice evangelica dell’ecologia integrale: il Creato è dono di Dio agli uomini perché lo curino e se ne servano per vivere. È un dono da custodire per le generazioni future, non qualcosa da depredare selvaggiamente. Non tutti i disastri naturali sono causati dall’uomo, ma alcuni sì ed è tempo di rendercene conto prima che sia troppo tardi.
Se nell’intimo della nostra vita scopriamo che Cristo, come buon samaritano, ci ama e si prende cura di noi, anche noi siamo sospinti ad amare allo stesso modo e diventeremo compassionevoli come Lui. Guariti e amati da Cristo, diventiamo anche noi segni del suo amore e della sua compassione nel mondo. Fratelli e sorelle, oggi c’è bisogno di questa rivoluzione dell’amore. Oggi, quella strada che da Gerusalemme discende verso Gerico, una città che si trova sotto il livello del mare, è la strada percorsa da tutti coloro che sprofondano nel male, nella sofferenza e nella povertà; è la strada di tante persone appesantite dalle difficoltà o ferite dalle circostanze della vita; è la strada di tutti coloro che “scendono in basso” fino a perdersi e toccare il fondo; ed è la strada di tanti popoli spogliati, derubati e saccheggiati, vittime di sistemi politici oppressivi, di un’economia che li costringe alla povertà, della guerra che uccide i loro sogni e le loro vite. E che cosa facciamo noi? Vediamo e passiamo oltre, oppure ci lasciamo trafiggere il cuore come il samaritano?
Commentando la parabola del Buon Samaritano domenica 13 luglio, nella parrocchia di san Tommaso di Villanova ad Albano, Papa Leone ha parlato della rivoluzione dell’amore e delle tante persone ferite, dei popoli spogliati e derubati e saccheggiati anche da un’economia che li costringe alla povertà. Ai cristiani, che sono stati soccorsi, avvolti di misericordia e rialzati da Gesù, è chiesto di guardare agli altri e al mondo con lo sguardo compassionevole del Buon Samaritano. Pensiamo a chi soffre e ci sta accanto, non dimentichiamo il grido disperato delle vittime delle guerre. E non dimentichiamo nemmeno il grido della casa comune, di quel Creato che ci è stato affidato non per essere saccheggiato indiscriminatamente ma per essere curato, custodito e affidato a quanti verranno dopo di noi.
Andrea Tornielli