Ep. 5 - Educare alla pace
La relazione con Cristo ci chiama a sviluppare un’attenzione pastorale sul tema della pace. Il Signore, infatti, ci invia al mondo a portare il suo stesso dono: “La pace sia con voi!”, e a diventarne artigiani nei luoghi della vita quotidiana. Penso alle parrocchie, ai quartieri, alle aree interne del Paese, alle periferie urbane ed esistenziali. Lì dove le relazioni umane e sociali si fanno difficili e il conflitto prende forma, magari in modo sottile, deve farsi visibile una Chiesa capace di riconciliazione. L’apostolo Paolo ci esorta così: «Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18); è un invito che affida a ciascuno una porzione concreta di responsabilità. Auspico, allora, che ogni Diocesi possa promuovere percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro.
Colpisce che nel suo primo discorso ai vescovi italiani, Papa Leone abbia chiesto ad ogni diocesi di promuovere percorsi di educazione alla non violenza e all’accoglienza. E colpisce che questa richiesta sia venuta subito dopo che il Papa aveva invitato la Chiesa italiana a “uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede”, sulla strada indicata da Evangelii gaudium. Innanzitutto perché ciò significa che l’esortazione apostolica di Papa Francesco non è ancora stata pienamente assimilata e vissuta. E poi perché l’impegno per la pace, così urgente in questo nostro tempo, risulta così essere conseguenza dell’annuncio evangelico.
Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà, poiché nella guerra odierna «si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati» (Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 79). Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra».
Le parole dell’appello che Leone XIV ha rivolto alla fine dell’udienza di mercoledì 18 giugno sono profetiche e al tempo stesso drammatiche. A colpire in questo caso è il realismo: la guerra moderna lungi dall’essere “chirurgica” e “scientifica”, provoca barbarie. Le bombe intelligenti non sono mai così intelligenti da risparmiare i civili, i bambini, le donne… Per questo con profezia e lungimiranza, Papa Leone ha concluso il suo appello ripetendo le parole pronunciate da Pio XII la sera del 24 agosto 1939, nel radiomessaggio con il quale cercò di scongiurare l’inizio della Seconda Guerra mondiale dopo che era stato siglato il patto tra Germania e Unione Sovietica. Una settimana dopo le truppe di Hitler invadevano la Polonia e aveva inizio l’immane tragedia costata la vita a 50 milioni di persone. Preghiamo che la voce del Vescovo di Roma non sia messa a tacere, e perché l’educazione alla pace, come frutto del Vangelo, trovi sempre più spazio nella Chiesa.
Andrea Tornielli