Il Papa agli agostiniani: ascoltate umilmente Dio e gli altri e lavorate per l’unità
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Ascolto, umiltà e unità: questo raccomanda Leone XIV ai religiosi dell’Ordine di Sant’Agostino nella Messa di apertura del loro 188.mo capitolo generale, presieduta questo pomeriggio, 1 settembre, a Roma, nella basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio. Oltre un centinaio i religiosi presenti alla celebrazione, gran parte dei quali fino al 18 settembre saranno riuniti al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum per i lavori capitolari, in rappresentanza dei 2.341 agostiniani sparsi nei cinque continenti in 395 case. Tra loro anche il vescovo prelato della prelatura territoriale di Chuquibambilla, monsignor Wilder Alberto Vásquez Saldaña, e monsignor Luis Marín de San Martín, sottosegretario del Sinodo dei vescovi. Diverse, inoltre, le religiose di varie congregazioni femminili che seguono la regola di Sant’Agostino e le monache agostiniane in preghiera con i frati, oltre a un gruppo di laici vicini all’ordine.
Il Pontefice arriva nella basilica alle 17.40, accompagnato dal priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, padre Alejandro Moral che lo ha accolto fuori. Un applauso esplode non appena varca l’ingresso, poi, attraversata la navata centrale, Leone, prima di recarsi in sacrestia per indossare i paramenti liturgici, si ferma a pregare nelle cappelle di Santa Monica e di San Nicola da Tolentino, rispettivamente alla sinistra e alla destra dell’altare maggiore.
Ascolto di Dio e degli altri
È palpabile l'emozione fra quanti partecipano alla Messa, soprattutto fra i religiosi agostiniani per la presenza del loro confratello Pontefice, in un momento così importante. E parla a braccio il Papa prima di pronunciare l’omelia preparata. "Desidero solo salutarvi tutti" dice in inglese, sollecitando a pregare "per ricevere il dono dello Spirito Santo" e "il dono di ascoltare, il dono di essere umili e il dono di promuovere l'unità, all'interno dell'Ordine e attraverso l'Ordine, in tutta la Chiesa e nel mondo". Riprendendo, poi, il testo scritto, ai confratelli che dovranno eleggere il nuovo priore generale e il consiglio, Leone chiede ancora di pregare lo Spirito Santo perché guidi “giorno per giorno” il loro “lavoro” e “abbia il sopravvento su ogni logica umana, in modo ‘abbondante e irresistibile’”, e auspica che “veramente la Terza Persona divina divenga la protagonista dei giorni a venire”. Il Pontefice rimarca, inoltre, che “lo Spirito Santo parla, oggi come nel passato”, nelle profondità del cuore, “attraverso i fratelli e le circostanze della vita”, e per questo esorta ad ascoltare.
È importante che il clima del Capitolo, in armonia con la tradizione secolare della Chiesa, sia un clima di ascolto, ascolto di Dio e ascolto degli altri.
Comunicare e comprendere con umiltà
Nella sua omelia, Leone ricorda le parole di Sant’Agostino in un sermone - il 269 - nel quale viene sottolineato che “l’insieme dei credenti parla in tutte le lingue. Perciò anche ora tutte le lingue sono nostre, poiché siamo membra del corpo che parla”. Pure gli agostiniani radunati per il capitolo generale sono “membra del Corpo di Cristo, che parla tutte le lingue - osserva il Pontefice -. Se non tutte quelle del mondo, certamente tutte quelle che Dio sa necessarie al compimento del bene che, nella sua provvidente sapienza, vi affida”. Per questo è primario l'impegno per il bene comune.
Vivete, perciò, questi giorni in uno sforzo sincero di comunicare e di comprendere, e fatelo come risposta generosa al dono grande e unico, di luce e di grazia, che il Padre dei Cieli vi fa convocandovi qui, proprio voi, per il bene di tutti. E veniamo a un secondo punto: fate tutto questo con umiltà.
Farsi piccoli e accogliere ciò che Dio ispira
Per rafforzare tale incoraggiamento, il Papa cita ancora il vescovo di Ippona, che interpreta la “varietà dei modi in cui lo Spirito Santo, nei secoli, si è effuso sul mondo” come “invito per noi a farci piccoli di fronte alla libertà e all’imperscrutabilità dell’agire di Dio”.
Nessuno pensi di avere da sé tutte le risposte. Ciascuno condivida con apertura ciò che ha. Tutti accolgano con fede ciò che il Signore ispira.
Bisogna essere consapevoli che Dio è al di sopra di noi, e che, come dice il profeta Isaia “‘quanto il cielo sovrasta la terra’ tanto le sue vie sovrastano le nostre vie e i suoi pensieri i nostri pensieri”, aggiunge il Pontefice, precisando che “solo così lo Spirito potrà ‘insegnare’ e ‘ricordare’” quello che “Gesù ha detto incidendolo nei vostri cuori perché da essi se ne diffonda l’eco nell’unicità e irripetibilità di ogni battito”.
Il valore dell’unità
Infine Leone XIV richiama “il valore dell’unità” e menziona, a tal proposito, la Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, nella quale si legge che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune’” e che “come […] il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo”.
L’unità sia un oggetto irrinunciabile dei vostri sforzi, ma non solo: sia anche il criterio di verifica del vostro agire e lavorare insieme, perché ciò che unisce è da Lui, ma ciò che divide non può esserlo.
E ricorre nuovamente a Sant’Agostino il Papa per chiarire, infine, che lo Spirito Santo c’è quando si acconsente che il cuore “aderisca all’unità attraverso una carità sincera”.
Il saluto del priore generale
Al termine della liturgia, arricchita dai tradizionali canti dell'ordine agostiniano composti con testi tratti da alcuni scritti di Sant'Agostino, ha rivolto il suo saluto al Pontefice il priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino padre Moral, il quale ha definito la presenza del confratello “un dono prezioso, segno eloquente della comunione che ci unisce e della fraternità che ci sostiene” e ha rammentato il cammino condiviso negli anni in cui è stato a capo della famiglia agostiniana “testimoniando vicinanza e dedizione”. Il religioso ha evidenziato che Sant’Agostino indica la Chiesa come “vera madre che genera e nutre i suoi figli nella fede” e che “da quasi otto secoli” l’Ordine che da lui prende il nome, “nato per iniziativa della Sede Apostolica, si sforza di essere fedele e disponibile al servizio della Chiesa e del Papa”. “Davanti a Lei, Santo Padre, oggi riaffermiamo con convinzione questa fedeltà - ha proseguito Moral -, certi che solo in comunione con Pietro possiamo vivere pienamente la nostra vocazione evangelica”. Per concludere il religioso ha invocato la comunione e la pace. “Comunione, perché siamo chiamati a vivere come Agostino ci insegna: ‘un’anima sola e un cuore solo protesi verso Dio’” e a diventare “uno ‘in Colui che è unico uno’ (In Illo uno unum)”, “testimoniando fraternità e sinodalità, in un mondo ferito dalle divisioni”. Quanto alla pace, il priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino ha rinnovato l’incoraggiamento di Leone “a non cedere alla logica della violenza", "a custodire nei cuori la fiamma dell’amore che rende possibile la fraternità universale” e a non rassegnarsi alla guerra; incoraggiamento che aiuta “a diventare un seme di pace, di speranza e di cura del creato”.
Dopo avere salutato uno per uno quanti hanno preso parte alla Messa, il Papa ha visitato la Biblioteca Angelica, accanto, alla basilica di Sant'Agostino, e l'edificio dell'Avvocatura dello Stato italiano, che era proprietà dell'ordine agostiniano. Qui, nella Sala Vanvitelli, un tempo il refettorio dei religiosi, Leone XIV si è fermato a cena con i padri capitolari che gli hanno riservato un caloroso benvenuto, al quale il Pontefice ha risposto con un nuovo saluto a tutti.
Ultimo aggiornamento ore 21.18
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