Il Papa: la pace è il sogno più caro, costruiamola mantenendo fertile il dialogo
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Il dialogo trova la sua più tangibile espressione nel "nostro sogno più caro": la pace. Costruirla è un cammino che si percorre insieme, come "una famiglia", ma anche con la dedizione dei "giardinieri" che curano il "campo della fraternità", nutrendo la condivisione ed estirpando "le erbacce del pregiudizio". È questo il cuore del messaggio che Papa Leone XIV rivolge ai partecipanti dell’incontro interreligioso Promoting a Culture of Harmony, in corso in Bangladesh dal 6 al 12 settembre e organizzato dalla Nunziatura Apostolica e dalla Conferenza Episcopale cattolica locale. A leggere il messaggio del Pontefice è stato il cardinale George Jacob Koovakad, prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, presente in Bangladesh per prendere parte al convegno.
"Una sola" comunità
“Desidero augurare a tutti voi la pace che può venire solo da Dio, una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante, e che cerca sempre la carità, stando vicina soprattutto a chi soffre", esordisce il Papa nel documento, elogiando gli organizzatori dell’incontro per aver scelto un tema che riflette “lo spirito di apertura fraterna che le persone di buona volontà cercano di coltivare con membri di altre tradizioni religiose”. Una scelta che affonda le proprie radici nella convinzione che l’umanità sia “una sola” comunità, unita nell’origine e nel destino sotto Dio, come ricordato dalla , la Dichiarazione del Concilio Vaticano II sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane.
Come un’unica famiglia, condividiamo l’opportunità e la responsabilità di continuare a nutrire una cultura di armonia e di pace
Coltivare il dialogo "come giardinieri"
Il concetto di cultura, scrive Leone XIV, va inteso in senso ampio: non solo come “patrimonio di arti, idee e istituzioni”, ma anche come “ambiente” che favorisce la crescita. Così come un ecosistema sano permette a piante diverse di prosperare fianco a fianco, una cultura sociale sana consente a comunità differenti di convivere in armonia. Coltivare questa cultura significa fornire “luce di verità, acqua di carità e terreno di libertà e giustizia”. Quando l’armonia viene trascurata, i sospetti attecchiscono, gli stereotipi si consolidano e gli estremisti sfruttano le paure per seminare divisione.
Insieme, come compagni nel dialogo interreligioso, siamo come giardinieri che curano questo campo di fraternità, aiutando a mantenere fertile il dialogo e a estirpare le erbacce del pregiudizio
Seminare fiducia, adoperarsi per la comprensione
Il Pontefice sottolinea che le differenze di credo o di origine non debbano mai dividere le persone. Al contrario, l’incontro tra amici e la pratica del dialogo sono strumenti concreti per opporsi alle forze di divisione, odio e violenza.
Dove altri hanno seminato sfiducia, scegliamo la fiducia; dove altri potrebbero alimentare la paura, ci adoperiamo per la comprensione; dove altri vedono le differenze come ostacoli, noi le riconosciamo come vie di arricchimento reciproco
Costruire la pace insieme
Costruire una cultura di armonia significa condividere esperienze concrete oltre alle idee. Come ricorda San Giacomo, “la religione pura e immacolata davanti a Dio… consiste nel visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni”. Il Bangladesh, nota il Pontefice, ha già visto esempi concreti di unità: persone di fedi diverse hanno collaborato e pregato insieme durante calamità e tragedie, costruendo ponti tra comunità, tra teoria e pratica, tra credi diversi. Questi gesti aiutano a superare la sfiducia e a rafforzare la resilienza contro le “voci di divisione”
Quando il nostro dialogo si traduce in azioni concrete, risuona un messaggio potente: la pace, non il conflitto, è il nostro sogno più caro, e costruirla è un compito che affrontiamo insieme
Mattoni della "civiltà dell'amore"
Il Papa conclude ribadendo l’impegno della Chiesa cattolica a percorrere questa via insieme alle comunità locali. Ogni gesto di dialogo — dalle discussioni di gruppo ai progetti di servizio comune, fino ai piccoli atti di cortesia verso un vicino di un’altra religione — sono “mattoni” di quella che san Giovanni Paolo II chiamava la "civiltà dell’amore". Leone XIV assicura infine il suo affetto fraterno e le preghiere, augurando a tutti pace, armonia e fraternità, non solo per il Bangladesh, ma per il mondo intero.
L'intervento del cardinale Koovakad
Nel suo intervento il cardinale Koovakad ha citato il firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb. Nel Krishibid Institution Bangladesh, il porporato ha evidenziato come questo Documento invita l’umanità a unire le forze per costruire una cultura del rispetto reciproco, denunciando la perdita di empatia e di compassione, la diffusione di corruzione e disonestà e il conseguente indebolimento della fiducia pubblica. Un terreno che spinge alla "disperazione" e all’adesione ad estremismi religiosi alimentati da "paura, insicurezza e cieco fanatismo". Essi spesso sfociano in una "spirale discendente verso il fondamentalismo, che può condurre tanto all’autodistruzione personale quanto a quella sociale", ha affermato. Contrastarli è possibile, attraverso la promozione di una "cultura della tolleranza", nella convinzione che le religioni "non devono mai essere fonte di guerra, odio, ostilità ed estremismo". Koovakad ha inoltre evidenziato come il dialogo non significhi "cambiare la religione di qualcuno", ma ascoltare, rispettare e imparare dagli altri, incoraggiando in particolare i giovani a bilanciare tradizione e modernità e a contrastare le tensioni intercomunitarie.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui