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Le conseguenze delle violenze in Mozambico (foto di archivio) Le conseguenze delle violenze in Mozambico (foto di archivio)

L'appello del Papa per il popolo di Cabo Delgado: i responsabili del Paese riportino sicurezza

Dopo l’Angelus domenicale, la vicinanza del Pontefice per la regione del Mozambico dove da anni imperversano le violenze. La supplica a non dimenticare “questi nostri fratelli e sorelle” nella speranza torni la pace in quel territorio. Leone si unisce inoltre all’iniziativa spirituale Preghiera Mondiale per l’Ucraina, per chiedere che il Signore doni la pace a questo "martoriato Paese"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Nella penultima domenica di agosto, dopo la preghiera mariana, Leone XIV ha lanciato un appello per la situazione drammatica della regione di Cabo Delgado, in Mozambico, auspicando che si riporti pace e sicurezza nel Paese africano. 

I responsabili in Mozambico riportino pace a Cabo Delgado

È dal 2017 che sono in corso attacchi di matrice jihadista a Cabo Delgado, dove si registrano più di 5mila morti. L’intera provincia è devastata, più di un milione i profughi, bisognosi di assistenza umanitaria. Nelle ultime settimane si sono verificati attacchi molto significativi specialmente nel distretto di Chiure, ai confini con la provincia di Nampula, più a sud rispetto a Cabo Delgado, e a Metuge. Una cronaca di sangue per lo più dimenticata a livello internazionale e sulla quale il Pontefice accende i riflettori:

Esprimo la mia vicinanza alla popolazione di Cabo Delgado, in Mozambico, vittima di una situazione di insicurezza e violenza che continua a provocare morti e sfollati. Mentre faccio appello a non dimenticare questi nostri fratelli e sorelle, vi invito a pregare per loro ed esprimo la speranza che gli sforzi dei responsabili del Paese riescano a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio.

L'appello viene diffuso a pochi giorni dalla denuncia, da parte del passionista Fonseca Kwiriwi, della diocesi di Pemba, sulle pagine di Nigrizia, degli orrori nella regione con bambini rapiti dai terroristi di Al-Shaabab per essere indottrinati e diventare bambini-soldato.


Uniti nella Preghiera mondiale per l'Ucraina

L'apprensione di Leone XIV è costante per tutti coloro che vivono senza pace. Nel ricordo della giornata vissuta venerdì scorso, 22 agosto, in cui, afferma il Pontefice, "abbiamo accompagnato con la nostra preghiera e con il digiuno i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre", il pensiero del Papa va anche all'Ucraina, che celebra la festa nazionale. Per oggi è stata indetta una catena di preghiera globale per il Paese, sostenuta dal presidente Zelenskyy, dal Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose. Circa 700 sono i luoghi di culto di varie confessioni andati distrutti o danneggiati a seguito delle azioni militari. Più di 70 pastori e sacerdoti ucraini sono stati uccisi dalle truppe russe, si sottolinea nella pagina dedicata (), in cui, nell'anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina, si invita a pregare coralmente "per la protezione, la guarigione e la vittoria della luce".

Oggi ci uniamo ai nostri fratelli ucraini i quali, con l’iniziativa spirituale “Preghiera Mondiale per l’Ucraina”, chiedono che il Signore doni la pace al loro martoriato Paese.


Il saluto del Papa è infine per una piazza san Pietro gremita di fedeli di Roma e pellegrini di vari Paesi. Ricorda quelli che in particolare giungono da Karaganda, in Kazakistan, da Budapest e la comunità del Pontificio Collegio Nord Americano. Tra i gruppi presenti, anche la Banda Musicale di Gozzano e i gruppi parrocchiali di Bellagio, Vidigulfo, Carbonia, Corlo e Val Cavallina. C'è pure chi è arrivato in bicicletta da Rovato e da Manerbio, anche a loro il saluto del Papa, e il gruppo della Via Lucis itinerante.

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24 agosto 2025, 12:40