Leone XIV: non rassegnarsi al prevalere della logica del conflitto e delle armi
Tiziana Campisi e Antonella Palermo - Città del Vaticano
Non dobbiamo rassegnarci
Dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, dove Leone XIV sta trascorrendo il suo secondo periodo di riposo, si leva all'Angelus l'affidamento a Maria dei cuori lacerati per le guerre:
[...] ci sentiamo impotenti di fronte al dilagare nel mondo di una violenza sempre più sorda e insensibile ad ogni moto di umanità. Eppure non dobbiamo smettere di sperare: Dio è più grande del peccato degli uomini. Non dobbiamo rassegnarci al prevalere della logica del conflitto e delle armi. Con Maria crediamo che il Signore continua a soccorrere i suoi figli, ricordandosi della sua misericordia. Solo in essa è possibile ritrovare la via della pace.
L'attualità delle parole di Pio XII
Leone XIV, alla presenza di tremila fedeli, ricorda la Costituzione apostolica di Pio XII sottolineandone l'amara attualità. Le parole del suo predecessore, "mentre ancora era bruciante la tragica esperienza della seconda guerra mondiale", tornano estremamente utili come monito universale per l'oggi, laddove, nel proclamare il dogma dell’Assunzione, scriveva: «Vi è da sperare che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana», e auspicava che mai più si facesse «scempio di vite umane, suscitando guerre».
Maria, come Madre, soffre per i suoi figli
La madre di Gesù "come Madre, soffre per i mali che affliggono i suoi figli, specialmente i piccoli e i deboli", insiste ancora il Papa in questa Solennità che porta a contemplarla nel suo splendore "come icona di speranza per i suoi figli pellegrini nella storia". Il Pontefice cita la che definisce la Vergine “l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura”, Colei che “sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore”.
La sorgente viva di speranza che orienta "nella selva oscura"
Leone inoltre, ricorre ai versi di Dante, nell’ultimo canto del Paradiso della Divina Commedia, per indicare Maria “tra noi mortali” come “‘speranza fontana vivace’, cioè sorgente viva, zampillante di speranza”. Una definizione che richiama il tema del Giubileo che la Chiesa sta vivendo: “Pellegrini di speranza”. E i pellegrini sono coloro che hanno “bisogno della meta che orienti” il loro “viaggio, spiega il Pontefice, una meta bella, attraente, che guidi” i loro passi, li “rianimi” quando sono stanchi, che “ravvivi sempre” nel loro cuore il desiderio e la speranza. Nel mistero di Maria, la donna da cui il Figlio di Dio ha preso carne, e della Chiesa, corpo mistico di Cristo, in questo unico mistero d’amore, e dunque di libertà, "Dio ci è venuto incontro". Da qui l'incoraggiamento del Successore di Pietro:
Mentre siamo in cammino, come singoli, come famiglia, in comunità, specialmente quando vengono le nubi e la strada si fa incerta e difficile, alziamo lo sguardo, guardiamo a lei, la nostra Madre, e ritroveremo la speranza che non delude.
Il pranzo condiviso con i salesiani di Castel Gandolfo
Al termine della preghiera mariana, e dopo aver pubblicamente rivolto un saluto alla comunità di evangelizzazione universitaria proveniente dall’Honduras, alle famiglie del Movimento dell’Amore Familiare, a chiusura dei loro Esercizi spirituali, al gruppo di sposi e fidanzati “Santa Rita”, il Papa si è intrattenuto con alcuni bambini e poi si è fermato - come riferisce la Sala Stampa della Santa Sede - a pranzo nel centro parrocchiale di Castel Gandolfo col vescovo di Albano e la comunità salesiana della parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova.
(ultimo aggiornamento alle ore 14.00)
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