"La pace sia con tutti voi" il tema della Giornata mondiale del primo gennaio 2026
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
Dai primi istanti del suo pontificato, quando per la prima volta, nel pomeriggio dell'8 maggio, si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, fino al tema della Giornata Mondiale della Pace 2026 — annunciato oggi, 26 agosto, dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale — la pace è rimasta il filo d’oro che attraversa le parole e i gesti di Papa Leone XIV.
"Abbracciare una pace autentica"
Nel comunicato che accompagna il tema, si legge che il Pontefice "invita l’umanità a rifiutare la logica della violenza e della guerra, per abbracciare una pace autentica, fondata sull’amore e sulla giustizia". Una pace che non è semplice assenza di conflitti, ma scelta di disarmo, "cioè non fondata sulla paura". Il silenzio delle artiglierie diventa allora "disarmante", perché "capace di sciogliere i conflitti, aprire i cuori e generare fiducia, empatia e speranza". Ma non basta invocarla, ammonisce ancora il testo: "bisogna incarnarla in uno stile di vita che rifiuti ogni forma di violenza, visibile o strutturale". "La pace sia con voi": dal saluto del Cristo Risorto a quello del Successore di Pietro, l’invito è universale, rivolto a "credenti, non credenti, responsabili politici e cittadini", con l’ardente desiderio di "edificare il Regno di Dio e costruire insieme un futuro umano e pacifico".
Riconoscere, assumere, attraversare le differenze
Nelle parole di Leone XIV, il tema della pace non è mai disgiunto dal contesto presente, con le sue ferite ancora aperte. “Il nostro mondo presenta le cicatrici profonde del conflitto, della disuguaglianza, del degrado ambientale e di un crescente senso di disconnessione spirituale”, , rivolgendosi ai partecipanti alla Settimana Ecumenica di Stoccolma nel centenario dell'Incontro Ecumenico del 1925. La riconciliazione, nel discorso ai movimenti e associazioni che hanno dato vita all'Arena di pace di Verona, nasce "dalla realtà", dai territori e dalle comunità, e cresce nelle istituzioni locali. Non negando "differenze" e "conflittualità", ma riconoscendole, assumendole e attraversandole.
"Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace"
Eppure, dove il dolore sembra prevalere, nasce la responsabilità più alta: costruire un domani di riconciliazione. Un paradosso, nell’oggi, che esige scosse capaci di rompere l’inerzia dello status quo. Se i latini dicevano Si vis pacem, para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra), Leone XIV ha rilanciato con forza: "Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace". Non solo dalle altezze, ma "dal basso, in dialogo con tutti". La condizione universale per edificarla resta una: “Senza il perdono non ci sarà mai la pace!”, aveva affermato ai fedeli di lingua portoghese nel corso dell'udienza generale dello scorso .
"Vogliamo la pace nel mondo"
Attraverso un gesto così forte, la pace si fa quindi "luce del mondo": la cercano "tutti", ma soprattutto i giovani, chiamati ad abitare il futuro. "Quanto ha bisogno il mondo di missionari del Vangelo che siano testimoni di giustizia e di pace!", ha detto nella del Giubileo a loro dedicato tenutasi a Tor Vergata. E sempre a loro ha indicato una via semplice, spesso dimenticata: "l’amicizia può veramente cambiare il mondo. L’amicizia è una strada verso la pace". E ancora alle nuove generazioni, infine, radunate in Piazza San Pietro per la Messa degli eventi dell'Anno Santo, ha affidato un grido che squarciasse il cielo e restasse memoria: "Vogliamo la pace nel mondo!"
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