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Papa Leone XIV con il gruppo dei pellegrinaggio ecumenico, a Castel Gandolfo Papa Leone XIV con il gruppo dei pellegrinaggio ecumenico, a Castel Gandolfo

Il Papa: nessun grido delle vittime innocenti della violenza rimarrà inascoltato

Leone XIV riceve a Castel Gandolfo i partecipanti al pellegrinaggio ecumenico ortodosso-cattolico dagli Stati Uniti d'America. Guardando ai 1700 anni dal Concilio di Nicea, invita a pregare per l'unità: "Spero di potervi incontrare di nuovo, tra qualche mese". Il Pontefice esorta alla speranza, perché a Dio non sfugge il "lamento delle madri in lutto per i loro figli" e incoraggia a "versare sull’umanità di oggi l’olio della consolazione"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Nella residenza di Castel Gandolfo, il Pontefice riceve i partecipanti al pellegrinaggio ecumenico ortodosso-cattolico dagli Stati Uniti d'America, un pellegrinaggio nei luoghi degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma, e dell'Apostolo Andrea a Costantinopoli, significativo anche alla luce della celebrazione dei 1700 anni dal Concilio di Nicea. Qui il Papa è atteso e qui lui stesso - come dice nell'udienza odierna - spera di recarsi per poter "incontrare di nuovo, tra qualche mese" queste genti e prendere parte alla Commemorazione ecumenica in occasione dell'anniversario. Mentre invia un particolare saluto al "venerato fratello il Patriarca Bartolomeo", Leone XIV sottolinea che il Credo, simbolo della fede adottato dai Padri riuniti, "rimane – insieme alle aggiunte apportate dal Concilio di Costantinopoli del 381 – patrimonio comune di tutti i cristiani". 

Nessun grido di vittime innocenti della violenza sarà inascoltato

La resurrezione di Cristo "ispira grande speranza", ricorda il Papa nel suo discorso, dopo essersi scusato per il "piccolo ritardo" e aver ribadito la gioia "di avere questo momento da trascorrere con voi in questo splendido luogo, Castel Gandolfo". Il Successore di Pietro si rivolge poi al Metropolita Elpidophoros, il cui nome, tradotto dal greco antico, significa proprio 'portatore di speranza'. Da qui l'invito a rafforzare questa consapevolezza fondamentale:

Sappiamo che nessun grido delle vittime innocenti della violenza, nessun lamento delle madri in lutto per i loro figli rimarrà inascoltato. La nostra speranza è in Dio, e proprio perché attingiamo costantemente alla fonte inesauribile della sua grazia, siamo chiamati a esserne testimoni e portatori

Continuare a invocare il dono dell'unità

Il richiamo all'unità, costante nel ministero petrino di Leone XIV che lo ha peraltro scelto come suo motto, è indirizzato ai pellegrini con la raccomandazione di non dare per scontato "questi segni di condivisione e di comunione che, pur non significando ancora la piena unità, manifestano già il progresso teologico e il dialogo nella carità che hanno caratterizzato gli ultimi decenni". Il Papa rammenta, inoltre, la firma, alla vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II, da parte di san Paolo VI e del Patriarca Atenagora, della Dichiarazione Congiunta che cancellava dalla memoria e dal vissuto della Chiesa le sentenze di scomunica seguite agli eventi dell'anno 1054. Fu, quell'evento, un "presagio profetico di piena e visibile unità", tanto che, aggiunge il Pontefice, "prima di allora un pellegrinaggio come il vostro probabilmente non sarebbe stato nemmeno possibile".

Anche noi, da parte nostra, dobbiamo continuare a implorare dal Paraclito, dal Consolatore, la grazia di percorrere la via dell'unità e della carità fraterna.

Omaggio al Papa
Omaggio al Papa   (@VATICAN MEDIA)

Versare sull'umanità l'olio della consolazione

"Roma, Costantinopoli e tutte le altre Sedi non sono chiamate a contendersi il primato", precisa ancora Papa Leone XIV. Il rischio, infatti, potrebbe essere di ritrovarsi come i discepoli che lungo il cammino, proprio mentre Gesù annunciava la sua passione imminente, discutevano su chi di loro fosse il più grande. Il Pontefice guarda, infine, al 2033, quando si celebreranno i duemila anni della Redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. A Gerusalemme, la Città della Pace, dobbiamo "spiritualmente tornare", afferma.

Possa il ritorno alle radici della nostra fede far sperimentare a tutti noi il dono della consolazione di Dio e ci renda capaci, come il buon Samaritano, di versare sull’umanità di oggi l’olio della consolazione e il vino della gioia

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17 luglio 2025, 11:20