Castel Gandolfo, la residenza estiva del Papa tra storia, arte e curiosità
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Era il 10 maggio 1626 quando Urbano VIII Barberini trascorse il primo soggiorno di un Pontefice a Castel Gandolfo. Da allora fino ai nostri giorni la cittadina laziale ha ospitato i Papi nel periodo estivo.
Sui resti della Villa di Domiziano
Le sorgono sui resti della sontuosa villa romana dell'imperatore Domiziano (81–96 d.C.), l’Albanum Domitiani, che si estendeva per 14 chilometri quadrati fino al lago di Albano. Sulle rovine nel Medioevo fu costruito un castello dalla famiglia genovese dei Gandolfi, passato poi fino al 1596 ai Savelli. Successivamente questi ultimi, insolventi, ne furono espropriati dalla Camera Apostolica e nel 1604 Castel Gandolfo fu incorporata nei beni della Santa Sede.
La storia della residenza estiva papale
L’antica rocca per volere di Papa Barberini fu trasformata in residenza d’estate: i lavori furono affidati a Carlo Maderno, le decorazioni pittoriche a Simone Lagi. Nel corso dei secoli i Pontefici hanno ampliato e arricchito la dimora: Alessandro VII con il contributo del Bernini, Clemente XIV con l'acquisto della vicina Villa Cybo, e Paolo V con il restauro degli acquedotti. Un lungo periodo di abbandono, circa 60 anni, iniziò invece dopo il 1870, con la fine dello Stato Pontificio, la villa fu abbandonata per circa 60 anni.
I giardini e l’Osservatorio Astronomico
Grazie ai Patti Lateranensi del 1929, Castel Gandolfo tornò a svolgere la sua funzione, accogliendo i Papi durante la stagione calda. Furono eseguiti importanti lavori di restauro, realizzati collegamenti tra i tre parchi del Giardino del Moro, Villa Cybo e Villa Barberini. Nel 1934 avvenne il trasferimento dell affidato ai Padri Gesuiti, essendo venuta a mancare nella regione circostante l’oscurità notturna necessaria per le osservazioni della volta celeste.
L’attesa per Leone XIV
L’ultimo Papa a dimorare nella cittadina laziale è stato Benedetto XVI nelle settimane antecedenti il suo trasferimento nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Ora i castellani, da secoli legati al Successore di Pietro, attendono Leone XIV che soggiornerà dal 6 fino al 20 luglio e dal 15 al 17 agosto. Il Santo Padre ha visitato la cittadina dei Castelli Romani già due volte: lo scorso 29 maggio quando si è recato nel Borgo Laudato Sì e nel Palazzo Apostolico. E poi il 3 luglio scorso, quando è tornato per esaminare lo stato dei lavori a Villa Barberini che con le sue pertinenze e giardini, sarà riservata al suo soggiorno. Pertanto l’Antiquarium, ospitato nel pian terreno dell'edifici resterà chiuso al pubblico. Il sito che conserva pregevoli reperti archeologici rinvenuti nell’area tra il 1841 e il 1931, infatti finora rientrava nell’offerta museale decisa nel 2016 da Francesco.
Senza soggiornarvi, il Pontefice argentino ha visitato tre volte Castel Gandolfo. La prima occasione fu nel 23 marzo 2013, durante il soggiorno di Benedetto XVI. Al febbraio 2023 risale invece la decisione di creare il Borgo Laudato Si' che insiste su alcune zone dei giardini delle Ville Pontificie, tra cui Villa Cybo ed èdestinato ad attività educative e sociali per la formazione integrale.
L’apertura al pubblico
Cuore del Polo Museale è il Palazzo Apostolico. Il ticket di ingresso è acquistabile presso la biglietteria del Palazzo Apostolico o sul e da accesso alla splendida galleria al primo piano con i ritratti di tutti i Papi dal 1500 ai giorni nostri o agli ambienti del secondo piano dove si è svolta la vita quotidiana dei Pontefici. Un tempo queste stanze erano accessibili solo ai più stretti collaboratori: la Sala del Concistoro, la Sala dei Palafrenieri, la Sala del Trono o la Sala degli Svizzeri, la camera da letto, la cappella privata con la copia della Madonna di Czestochowa, la biblioteca, lo studio.
I bambini nati nel letto del Papa
Il Polo Museale offre inoltre la possibilità di accedere alle Collezioni Storiche e alle nuove aree espositive inaugurate nel febbraio 2024. Attualmente, incluse nel biglietto, sono in corso tre mostre: “Bellini e Sodoma – Passione di Cristo”, quella dedicata all’arazzo di Raffaello Sanzio con la “Lapidazione di Santo Stefano” e “Castel Gandolfo 1944". Quest'ultima è commemorativa dei mesi in cui la residenza, godendo dei privilegi della extraterritorialità, diventò per volere di Pio XII Pacelli punto di riferimento ed asilo sicuro per oltre 12 mila sfollati tra le popolazioni locali in fuga dai bombardamenti. Fu una pagina storica in cui a momenti drammatici, come il bombardamento del 10 febbraio in cui morirono più di 500 persone, si affiancarono tante vicende edificanti. È il caso dei circa 40 bambini nati nel letto del Papa: i primi due furono due gemelli e vennero chiamati Eugenio Pio e Pio Eugenio in onore di Pacelli.
Le visite continuano
Anche durante il soggiorno di Leone XIV le visite proseguiranno, ma con alcune modifiche di orario: soprattutto la domenica in occasione della recita dell’Angelus che raccoglierà i fedeli in Piazza della Libertà, o in base alle attività pubbliche del Papa. Oltre al Giardino del Moro e al Giardino Segreto, è prevista anche la possibilità di usufruire di una visita speciale a reparti solitamente chiusi al pubblico che raccontano la vita intima dei Pontefici: dalla cappellina di Urbano VIII alla Sala del Biliardo o alla Sala della Musica. Nel periodo di permanenza del Papa a Castel Gandolfo invece resterà chiusa al pubblico la Specola Vaticana.
Villa Barberini, la residenza che ospiterà Leone XIV
A differenza dei suoi predecessori dunque Leone XIV non soggiornerà nel Palazzo Apostolico, ma a Villa Barberini che, con la sua ampia estensione territoriale, finora aveva la funzione di parco. In origine era un piccolo palazzo fatto costruire da Scipione Visconti nel XVII secolo nella località nota all'epoca come "Mompecchio". Nel 1630 fu acquistata da Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII, che ne ampliò la struttura e riorganizzò il giardino, arricchendolo con oliveti, frutteti, siepi e uno “spasseggio” pavimentato in peperino sopra il criptoportico della villa di Domiziano.
Dopo la morte di Urbano VIII nel 1644, i lavori alla villa si interruppero. L’erede Maffeo Barberini proseguì la linea dinastica, e suo figlio Francesco, divenuto cardinale, nel 1706 fece costruire una nuova cancellata per il passaggio delle carrozze. La villa passò poi a Cornelia Costanza Barberini, che sposò Giulio Cesare Sacchetti. A lei si attribuisce la commissione dell’affresco realizzato al piano nobile da Giovan Francesco Buonamici, raffigurante la “Consegna delle Chiavi di Palestrina a Taddeo Barberini”.
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